Indagine "Romeo", il tribunale del riesame ha deciso che pc e telefoni non saranno dissequestrati
Si tratta di un nuovo punto a favore della Procura, che aveva espresso contrarietà alla restituzione dei terminali agli indagati. Una prima vittoria una decina di giorni fa, con il rigetto della richiesta di revoca degli arresti domiciliari per sette delle nove persone raggiunte dalla misura cautelare
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TRENTO - Il tribunale del riesame di Trento ha sciolto la riserva e rigettato le istanze per il dissequestro di computer e cellulari acquisiti agli indagati, nell'ambito dell'indagine Romeo sull'intreccio tra affari, politica e appalti in Trentino Alto Adige. L'udienza si è celebrata martedì, vigilia di Natale, e ieri è arrivata la decisione: non verranno restituiti ai legittimi proprietari gli strumenti informatici sequestrati. Il Riesame ha analizzato solamente cinque posizioni, a fronte di un numero maggiore di ricorsi depositati, dato che alcuni indagati che inizialmente avevano presentato istanza di dissequestro hanno poi rinunciato. La procura aveva espresso la propria contrarietà alla restituzione fino al completamento delle copie forensi utili per le indagini: il tribunale, che depositerà entro 15 giorni le motivazioni, ha evidentemente valorizzato la voce degli inquirenti. Di fatto si tratta di un nuovo punto a favore della procura. L'impianto accusatorio si irrobustisce ulteriormente, dopo già una prima vittoria al Riesame una decina di giorni fa, con il rigetto della richiesta di revoca degli arresti domiciliari per sette delle nove persone raggiunte da misura cautelare. Il tribunale, presieduto da Laura Di Bernardi con i giudici Marta Schiavo e Massimo Rigon, aveva confermato i domiciliari per il commercialista bolzanino Heinz Peter Hager (che può tornare a lavorare senza però avere contatti e rapporti con la pubblica amministrazione), per l'imprenditore trentino Paolo Signoretti (che pure ha una interdizione dall'esercizio dell'impresa limitata ai soli rapporti con la pubblica amministrazione), per l'ex senatore ed ex sindaco di Dro Vittorio Fravezzi, per gli architetti altoatesini Fabio Rossa e Andrea Saccani, per la funzionaria del Comune di Bolzano Daniela Eisenstecken, mentre per il giornalista pubblicista Lorenzo Barzon i domiciliari sono stati sostituiti con la misura dell'obbligo di dimora (come già deciso dal gip per la sindaca di Riva Cristina Santi). Nell'operazione scattata il 3 dicembre - 77 le persone indagate - era stato raggiunto da misura cautelare anche il magnate austriaco René Benko, considerato il capo del sodalizio: l'Austria si è opposta alla richiesta di estradizione e l'imprenditore risulta ad oggi libero nel suo Paese d'origine. Rimane per i nove indagati l'accusa di associazione a delinquere, mentre l'aggravante del metodo mafioso è stata riconosciuta per i singoli reati. Hager, Signoretti, Fravezzi, Rossa, Saccani e Eisenstecken potrebbero rimane agli arresti domiciliari almeno fino a Pasqua. La modifica della misura potrà essere chiesta con ricorso in Cassazione da presentare entro 15 giorni dal deposito delle motivazioni della sentenza del riesame (il dispositivo è datato 19 dicembre e il tribunale si è preso 45 giorni). Ci sono poi i tempi della Corte Suprema, chiamata a decidere entro trenta giorni dalla ricezione degli atti.