Nuovo Codice della strada bocciato dall’avvocato Canestrini: “Accanimento autoritario”
A essere colpiti da una riforma che obbliga i malati a scegliere se curarsi o guidare sono soprattutto le persone con malattie croniche e invalidanti (come la sclerosi multipla per la quale sono prescritti farmaci a base di cannabinoidi) oppure i malati oncologici che hanno bisogno di oppiacei per la terapia del dolore. Ma c’è tanto altro
LEGGE Tolleranza zero per chi guida ubriaco o mentre usa il cellulare
TRENTO. «Lo scopo del nuovo Codice della strada nella parte dedicata alle sostanze stupefacenti non è migliorare la sicurezza stradale, ma accanirsi contro determinati comportamenti con un atteggiamento da Stato autoritario. I cittadini sono trattati come bambini immaturi a cui dare ordini».
L'avvocato Nicola Canestrini, da sempre attento alle tematiche dei diritti civili, si scaglia contro la nuova formulazione del Codice della Strada, che nel capitolo relativo alla guida dopo l'assunzione di sostanze stupefacenti, abolisce la necessità dello stato di alterazione. Basta la semplice positività al test salivare in dotazione alle forze dell'ordine per far scattare il processo penale, la confisca del veicolo e il ritiro della patente fino a tre anni. E non conta se il guidatore è lucido al momento del controllo, non conta se ha assunto la sostanza diversi giorni prima, non conta se ha inalato passivamente del fumo durante una festa in baita dove tutti fumavano, non conta nemmeno se la sostanza è regolarmente prescritta per finalità curative: «Lucido sì o lucido no, - così ha detto il ministro Salvini - Io la patente te la ritiro e per tre anni non la vedi più».
Salvini, di fronte alla protesta montante da parte delle associazioni dei malati in cura con farmaci a base di cannabis o oppiacei, ha provato a metterci una pezza: «La norma non riguarda gli ammalati, centinaia di migliaia di persone con prescrizione medica», ha detto in un video sui social. Non ce ne vorrà, ma questa è una bugia: la norma riguarda anche gli ammalati, perché nel testo della legge non sono previste deroghe o eccezioni.
«Arriverà una circolare e un tavolo tecnico con il ministero della salute», promette ancora Salvini. Peccato che una circolare non abbia valore di legge e che il tavolo tecnico, anzi diversi tavoli tecnici, sono già attivi da diversi anni senza esito. E così migliaia di ammalati hanno annunciato una class-action contro il governo.
«Salvini dovrebbe sapere che un suo tweet o un suo proclama non hanno valore di legge - sottolinea l'avvocato Canestrini -. Se una persona è fermata dalla polizia e risulta positiva al test, le forze dell'ordine hanno l'obbligo di attivare la procedura giudiziaria, pena l'illecito di omessa denuncia».
A essere colpiti da una riforma che obbliga i malati a scegliere se curarsi o guidare (e di conseguenza vivere la propria vita) sono soprattutto le persone con malattie croniche e invalidanti (come la sclerosi multipla per la quale sono prescritti farmaci a base di cannabinoidi) oppure i malati oncologici che hanno bisogno di oppiacei per la terapia del dolore.
«Ma la stortura di questa legge non riguarda solo i malati, - precisa l'avvocato Canestrini - Se una persona viene sottoposta ad anestesia locale perché le è stato tolto un dente o a un'anestesia totale per qualsiasi intervento, è passibile di ritiro della patente anche diversi giorni dopo la somministrazione dell'anestetico, perché le tracce del farmaco nell'organismo permangono a lungo. Lo stesso accade a chi si trova ad assumere antidolorifici con componenti assimilabili alla morfina».
Canestrini respinge la lettura secondo cui questa norma voglia incrementare la sicurezza stradale: «La norma va contro il principio di offensività, ormai consolidato da decenni, principio per cui un'azione è reato solo se arreca un danno, un'offesa reale. Che questa riforma non punti in realtà alla sicurezza stradale lo dimostra il fatto che per il reato di omicidio stradale è ancora prevista la necessità dello stato di alterazione».
Sul destino di questa norma, la partita è appena cominciata e i tempi per la risoluzione di queste controversie si preannunciano lunghi: «A mio avviso l'incostituzionalità di questa norma è evidente e la Corte costituzionale interverrà. Ma prima che si arrivi alla pronuncia qualche cittadino dovrà essere fermato e mandato a processo, con gravi conseguenze personali».