Inchiesta / Giustizia

I No Tav: «Facchin consulente di Hager e Signoretti, si dimetta». Ma il Comune lo assolve

I conflitti di interesse sotto la lente, gli imprenditori ci «provarono» per progetti a Martignano e in via Torre Vanga, ma il no dell’assessora Baggia li fermò

di Chiara Zomer

TRENTO. Giornata di accuse e repliche, ieri, su un tema scivoloso: politica, interessi privati e programmazione urbanistica sulla città. Giornata accesa dal Comitato No Tav, che a metà mattina tuonava: «Su Benko, Hager e Signoretti, il sindaco Ianeselli deve dare spiegazioni - le parole di Elio Bonfanti, Roberto Chiomento e Marco Cianci - E l'assessore Ezio Facchin deve dimettersi: era consulente di questi signori oltre che assessore, è incompatibile».

Ad ascoltarli c’era il consigliere di Onda Filippo Degasperi già in campagna elettorale: «Sì, devono dare spiegazioni».

A stretto giro, è da palazzo Thun che si alza la voce: «Trento è l'unica città in cui questi imprenditori non hanno realizzato nulla». E ancora: «Facchin? È stato il primo a dire che con loro si doveva fare attenzione».

I fatti. Con ordine. Da ieri nessuna novità, era tutto già stato pubblicato. Ma plurime interpretazioni dei medesimi fatti. Che sono questi: Hager e Signoretti - coinvolti nell'indagine Romeo della magistratura su affari e politica - avevano messo gli occhi sulla città di Trento (non toccata dall'inchiesta). Due i progetti: una lottizzazione a Martignano, che non si è realizzata perché dal Comune non è arrivato l'assenso all'accordo urbanistico. E poi un ben più ambizioso piano sull'area che dalla stazione delle corriere arriva fino all'ex Sit.

L'idea piace anche al Comune all'inizio. Ma c'erano problemi giuridici: in particolare, non riuscendo ad acquisire il supermercato dalla famiglia Tovazzi, Hager e Signoretti avevano provato a far approvare una legge ad hoc, ed avevano avuto contatti soprattutto con il sindaco Ianeselli. Legge che non si è concretizzata. E resterà agli atti - letteralmente, visto che è stata riportata in un'informativa - la risposta dell'assessora Monica Baggia agli imprenditori: «Non possiamo fare una legge per una persona».

L'accusa del comitato No Tav. L'approccio è netto: come per il bypass ferroviario anche le altre opere sulla città sarebbero figlie di un rapporto malsano tra politica e affari, con la prima che svende ai secondi la città, senza che ve ne sia l'interesse pubblico. La personificazione di questi rapporti perversi sarebbe l'assessore Facchin, già piccolo azionista Webuild e consulente di Hager e Signoretti. Il più duro è Chiomento: «Secondo noi il sindaco deve chiarire, perché l'assessora Baggia ha detto no e non l'ha detto lui? Lui si è speso per far cambiare la legge o no? Non siamo la magistratura, poniamo questioni politiche».

È su Facchin il passaggio più duro: «Deve dimettersi». L'assessore è accusato di conflitto d'interessi da più punti di vista. Con Rfi e Wibuild, perché ex consulente della prima e piccolo azionista della seconda. Con Hager e Signoretti perché è stato consulente delle loro società a Pavia e Verona. E Ianeselli deve spiegare, osservano, come sono andati quei mesi di pressing.

«Lui si è impegnato con gli imprenditori sul cambiamento della legge? Si è impegnato in questo senso con l'allora segretario della Provincia Nicoletti e l'assessore Spinelli? È vero che una proposta di nuova legge è stata scritta dalla parte privata di suo pugno? Se è così Ianeselli è il sindaco di Hager e Signoretti, non dei cittadini ».

E l'avvocato Ciancio allarga l'orizzonte: «Dal bypass alle vicende di Benko e Hager, quel che colpisce è la differenza tra quel che dicono e quel che fanno. Parlando di partecipazione dei cittadini, e poi decidono tra poche persone in incontri privati, che sia con Rfi o con Hager e Signoretti, con un comune denominatore: sono sempre opere per interessi privati e non pubblici. Parlano di corridoio verde, economia green e Pnrr e poi il Pnrr non c'è e mettono a rischio le falde. Progetti che portano avanti attraverso personaggi come Facchin. Noi vogliamo togliere il velo su tutto ciò».

Degasperi rincara. Ad ascoltare i No Tav c'era anche il consigliere Degasperi. Che mette il carico: «Sì, anche io credo che il sindaco Ianeselli debba spiegare alcune cose. Non basta dire che gli investimenti non si sono concretizzati. C'è il rischio che si possa piegare l'interesse pubblico a quello privato. Io credo che un chiarimento sarebbe opportuno».

E ancora: «L'assessora si è messa di traverso? Bene, merito dell'assessora, demerito del sindaco, che non ho letto si sia messo di traverso. Non solo. Il sindaco, l'amministrazione deve rapportarsi allo stesso modo con tutti. L'impressione è che il Comune avvalla l'uso di artifici per aggirare la norma con alcuni potenti, con i piccoli privati invece la norma si applica in modo rigoroso».La replica dell'amministrazione.

Dire che a palazzo Thun sono offesi è poco. «Se la campagna elettorale inizia così, usando in questo modo un'informativa, è davvero squallido» sbotta l'assessora Monica Baggia. Mentre il sindaco Franco Ianeselli allarga le braccia: «Da questi ho ricevuto già sputi, in un caso la Digos ha portato a casa mio figlio, ora c'è questa».

Poi entra nel dettaglio, assieme all'assessora Baggia, e ripete quello che già avevo detto subito: «Certo che li sentivo, perché quando si sono presentati con un progetto di rigenerazione urbana dalla stazione delle corriere, passando dal retro di San Lorenzo, fino all'ex Sit, io ero interessato. Perché in quell'area abbiamo un problema di sicurezza e vanno bene i pattugliamenti, ma anche un progetto edilizio. Dal punto di vista normativo non era possibile procedere, non abbiamo proceduto. È finita così. Quando si è aperta la possibilità con il Pnrr per l'ex Sit, l'abbiamo colta».

E Baggia: «Eravamo appena arrivati, era la prima consiliatura. Ma abbiamo valutato tutti insieme. Se quella frase l'ho detta io, nemmeno lo ricordo. Ma eravamo tutti d'accordo, in quella riunione». Riunione in cui c'erano, per l'amministrazione, Ianeselli, Baggia, Facchin, Ferrario e Franzoi. «Su Martignano è stato ancora più facile - ricorda ancora Baggia - non c'erano problemi normativi, ma loro hanno proposto un accordo urbanistico, secondo noi non c'erano i presupposti dell'interesse pubblico e non se n'è fatto niente».

Ma è su Facchin che Ianeselli è netto: «È stato scelto come assessore tecnico quando Zanella ha dato le dimissioni. Avevo scelto lui perché mi aveva fatto un'ottima impressione in un incontro sul progetto integrato, riunione organizzata dal Pd, da cui tutti siamo usciti entusiasti, anche presidenti di Circoscrizione che ora non lo ricordano. Ne ho parlato con Baggia, poi gli abbiamo fatto la proposta. Ci aveva detto che aveva questi rapporti in essere».

E Baggia: «Facchin è il papà dell'alta velocità nel nord Italia. Quando è andato in pensione, ha iniziato a fare consulenze, e lo volevano in tanti. Quando è arrivato qui aveva due consulenze con Hager e Signoretti, lo ha detto. Sono finiti quei lavori, non ne ha presi altri. Non c'è alcun conflitto d'interesse».

E ancora Ianeselli: «Che poi è stato proprio lui a dirci di stare attenti, con Hager e Signoretti».

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