La Costituzione italiana tradotta in dialetto trentino: la monumentale fatica di Renato Tomasi
L’ex postino e consigliere comunale di Trento: «Ho iniziato per curiosità, nel periodo del Covid». La versione è giuridicamente corretta, parola della figlia, magistrata, che l’ha «visionata»
MEMORIA Il martire della Resistenza Mario Pasi e l’infermiera
TRENTO. «Non avrei mai pensato di fare una cosa del genere», così Renato Tomasi presentando la sua traduzione della Costituzione italiana in dialetto trentino. Martedì pomeriggio, a pochi giorni dalla Giornata nazionale dei dialetti (proprio oggi, ndr), negli spazi della libreria Cazzaniga di Arco si è svolto infatti un evento letterario che intreccia cultura e tradizione, creatività e professionalità: la traduzione in dialetto trentino dei 139 articoli della Costituzione da parte di Renato Tomasi si inserisce all'interno della rassegna En dialèt al més, curata dall'associazione Giacomo Floriani con l'intento di mantenere vivo l'uso del dialetto, apprezzarne le peculiarità e cimentarsi nella titanica impresa di preservarlo nel tempo.
Tomasi, trentino classe 1953, ha svolto per decenni il mestiere di portalettere nella sua città natale, Trento, comune all'interno del quale ha ricoperto anche cariche politiche e amministrative, come consigliere comunale.
La proposta di dedicarsi a questo lavoro di traduzione dall'italiano al dialetto gli è arrivata nell'agosto del 2023 dalla figlia, magistrata di mestiere, coinvolta a sua volta dal magistrato Vito Tenore, curatore della pubblicazione integrale di cui il lavoro di Tomasi fa parte: la traduzione del testo della Costituzione in diciannove dialetti italiani e due lingue di minoranza, per Edizioni Anicia.
«Mi sono lasciato coinvolgere per curiosità e ho cominciato a tradurre i primi dodici articoli - racconta Tomasi a un pubblico molto coinvolto - mi rendo però subito conto che si tratta di un lavoro che richiedere una grande quantità di tempo. Non ero sicuro di andare avanti quando, fatalità, a settembre 2023 mi ammalo a causa del Covid. Mi ritrovo dunque a trascorrere un lungo periodo a casa, riuscendo così a portare vanti il lavoro di traduzione».
Tempo tre mesi, Tomasi arriva a completare l'opera. «Non è stato facile - racconta - soprattutto, in molti casi mi sono imbattuto in termini tecnici o inusuali, che non avevano una vera e propria traduzione in dialetto trentino, e dunque ho dovuto utilizzare giri di parole. In altri casi, mi è stato richiesto di mantenere la forma originale italiana per esprimere certi concetti particolarmente importanti».
A questi tre mesi iniziali ne sono seguiti altrettanti di controllo che quanto trascritto fosse effettivamente, al di là della lingua, impeccabile da un punto di vista giuridico.
Al racconto della genesi e della redazione dell'impresa, è seguita la condivisione con il pubblico di esempi di traduzione di alcuni degli articoli, lasciando spazio anche a confronti e discussioni rispetto alla traduzione, secondo ciascuno, più corretta o più efficace: «La cosa bella di un lavoro del genere è che non esiste una versione univoca e intoccabile. Il dialetto è sempre stato una lingua estremamente viva e dinamica, che cambia da città a città e da paesino a paesino a volte. Dunque tutti possono cimentarsi ed esprimere la loro personale versione di un termine o di un concetto» conclude Renato Tomasi.