Via al processo d'appello per la morte del poliziotto Paoli in Panarotta: in primo grado quattro condanne
Il ricorso verte sulle protezioni a bordo pista, nel tratto fra Montagna Granda e la base del Rigolor: erano necessarie, oppure no?
CONDANNE Così andò il processo di primo grado
IL FATTO Sciatore esperto, morì davanti ai suoi bambini
TRENTO. Si è aperto il processo d’appello per la morte di Bruno Paoli, il poliziotto 48enne di Sant’Orsola precipitato per otto metri oltre il bordo del tracciato mentre sciava assieme ai figli piccoli in Panarotta. L’incidente accadde il 20 gennaio 2018 lungo il collegamento alla base delle piste, tra Malga Montagna Granda e l’arrivo della Rigolor.
In quel punto non c’erano protezioni ai bordi del tracciato e Paoli andò a sbattere contro un sottostante manufatto di cemento armato non rivestito: su questo insiste la Procura generale, evidenziando che la disgrazia si sarebbe potuta evitare se ci fossero state misure di sicurezza adeguate.
In primo grado erano stati condannati per omicidio colposo a due anni ciascuno Fabrizio Oss, ex presidente della Panarotta srl, e Renzo Gaiga, allora responsabile per la sicurezza delle piste da sci (rappresentati a processo dagli avvocati Flavia Betti Tonini e Monica Baggia); condannati a un anno Silvio Dalmaso, dirigente del servizio impianti a fune della Provincia di Trento, e Gianfranco Mittempergher, tecnico dello stesso servizio provinciale (entrambi difesi dall’avvocato Nicola Stolfi). L’assolto è l’allora delegato per la sicurezza della Panarotta srl Alberto Pedrotti.
Gli imputati, per l’accusa, non avrebbero protetto un tratto di pista. Nel procedimento d’appello le difese degli imputati insistono invece che si sia trattato di un incidente imprevedibile, dato che la caduta era avvenuta lungo un collegamento non particolarmente insidioso. Se passasse il principio della necessità di barriere protettive anche in punti non pericolosi - hanno evidenziato le difese in aula - andrebbero installate reti lungo tutte le piste da sci.
La decisione della Corte d’appello su questo caso, attesa a metà aprile, potrebbe dunque essere estesa ad altre situazioni, andando ad interessare l’intera categoria degli impiantisti.
In primo grado era stata stabilita una provvisionale a favore della sorella di Paoli di 80 mila euro. Già risarciti la compagna e i tre figli del poliziotto.