Gli Europe: con «War of Kings» ritorno agli anni '70
La strada per il futuro passa dal passato: sembra dire questo il nuovo album degli Europe, «War of Kings», in arrivo nei negozi il 3 marzo. Lo ha raccontato Joey Tempest, il frontman del gruppo svedese, arrivato a Milano per presentare la sua decima prova in studio, la quinta dalla reunion del 2003. I tempi di «The Final Countdown» e «Carrie» non potrebbero essere più lontani: «Nei nuovi dischi siamo semplicemente noi stessi - dice il cantante - chi ci ha riscoperto negli ultimi dieci anni pensa che siamo una nuova band, che ci siamo reincarnati».
Ascoltando le 12 tracce di «War of Kings» si nota infatti il nuovo percorso degli Europe: «Ci sono di nuovo le tastiere, ma più calde, come l’organo Hammond o il mellotron». Ad aiutarli a creare un’atmosfera classic rock il produttore Dave Cobb, già al lavoro con gli americani Rival Sons, che è riuscito a sviluppare l’innata propensione degli Europe ai riff e portarla a una sensibilità heavy.
Lo si nota bene nella title-track, il primo singolo “War of Kings” pubblicato a inizio febbraio, ma anche in tracce che ora richiamano il fast-rock alla Deep Purple (”Hole in My Pocket”), ora il progressive in stile Led Zeppelin (”The Second Day”), ora la metal-ballad (”California 405”), ora un’idea di rock sabbathiano (”Children of the Mind”), fino ad arrivare ai Pink Floyd di “Shine on You Crazy Diamond” nella bonus track strumentale “Vasastan” che chiude l’album.
L’obiettivo dichiarato del gruppo era quello di ricreare l’atmosfera dei dischi che avevano formato il loro gusto, come «Led Zeppelin IV» o «Heaven and Hell» dei Black Sabbath.
Ma il disco più importante di tutti per gli Europe, racconta Joey Tempest, è stato «Made in Japan» dei Deep Purple: «Mettevamo su quel vinile, bevevamo una birra e ci immaginavamo in tour per il mondo».
Scomparse le capigliature cotonate e abbandonati i suoni ovattati e digitali degli anni ‘80, Joey Tempest non rinnega niente ma guarda avanti: «Negli anni ‘80 ci siamo imbarcati tutti in questo bizzarro viaggio, a livello di produzione: si doveva fare, era parte di un percorso per imparare che alla fine il suono più autentico è il migliore».
Ed è proprio questo spirito di autenticità a unire tutto il disco, altrimenti privo di un concept unitario tranne per il singolo «War of Kings», ispirato al libro di Frans G. Bengtsson ‘Le navi dei vichinghì.
Anche se ormai residente da anni in Inghilterra, l’attenzione di Joey Tempest per la Svezia del resto non è calata: «Ci sono molti gruppi giovani svedesi che ci piacciono, come The Soundtrack of Of Our Lives, Graveyard, Opeth e Arch Enemy, ma stimo anche una cantante lontana dal nostro stile come Robyn: l’apprezzo per la sua voce, creatività e indipendenza».
Gli Europe si imbarcheranno per un tour mondiale da marzo a dicembre: ancora nessuna data fissata in Italia per la band, che manca dai nostri palchi dal 2012.
Federico Pucci (Ansa)