Il Prati ricorda don Confalonieri Il prete degli aborigeni
Ripercorrere la vita e l’opera di don Angelo Confalonieri, esattamente a 170 anni dalla sua morte, avvenuta il 9 giugno del 1848: è dedicata al sacerdote e missionario rivano la mostra allestita presso il primo piano del Liceo Classico G. Prati dal titolo «A 170 anni dalla morte di don Angelo Confalonieri», che sarà aperta al pubblico fino a giugno 2018.
Organizzata dalla prima C, «proprio a memoria di un ex-alunno del Prati», l’esposizione riporta stampe di documenti originali, oltre a «cartelloni che spiegano in modo semplice ma efficace la vita e l’opera di questo missionario che tanto realizzò in Australia, a metà ottocento, a favore dei nativi», spiega Rolando Pizzini, professore di religione presso l’istituto ed autore di numerose pubblicazioni sul missionario trentino.
«Confalonieri fu anche compagno di studi di Giovanni Prati e, secondo il linguista Bruce Birch, la sua conoscenza delle lingue classiche, unita al suo carattere aperto, lo aiutò a meglio comprendere gli idiomi aborigeni del Nord dell’Australia Garig ed Iwaidja, e quindi ad integrarsi con quelle popolazioni».
Nato il 22 giugno del 1813 Confalonieri si recò nel continente australiano nel 1846, stabilendosi a «Cobourg Peninsula», dove visse immerso in una natura selvaggia e a stretto contatto con i popoli aborigeni del luogo, adottando uno stile di vita molto duro per un europeo. «Le tribù ottocentesche delle penisola - illustra il docente - non disponevano di case e vivevano completamente nudi, seguendo rituali molto lontani dalle tradizioni del vecchio continente. Ma per carattere e capacità empatica, Confalonieri fu in grado di entrare in queste comunità passo dopo passo, integrandosi a tal punto da essere chiamato Nayogo, cioè padre».
Gli estratti dei frasari bilingui in lingua indigena locale e in inglese presenti al Liceo Prati, attualmente custoditi in Vaticano e a Oakland in Nuova Zelanda, attestano infatti un’inclusione totale da parte dei nativi, «curiosi sì di imparare nuove lingue ma restii a condividere la loro, eccezion fatta per don Angelo Confalonieri», che dopo solo un anno di permanenza scrisse la «Grammar of speaking or short conversation with the natives of Port Essington» e, nel 1847, «The aboriginal language of short conversation with natives of North Australia».
Missionario dunque, ma anche educatore, linguista, medico, prete e «uomo bianco a favore degli aborigeni». Il primo «uomo bianco» ad aver scelto di vivere liberamente con e per gli aborigeni australiani.