Stasera al Santa Chiara l'attesissimo live di Vecchioni

di Fabio De Santi

«Ho pensato e realizzato il mio ultimo disco come fosse una vera e propria  suite, un concept album. Il concetto alla base di questa lavoro è legato al bisogno di amare la vita comunque sia». Sono le parole usate da Roberto Vecchioni per delineare le forme del suo ultimo disco “L’Infinito”, cuore del concerto di stasera all’Auditorium S. Chiara (ore 21; biglietti già esauriti).

Un lavoro che racchiude dodici brani inediti, con musica e parole del cantautore, disponibile in formato cd e vinile in una edizione deluxe arricchita dal saggio «Le parole del canto. Riflessioni senza troppe pretese». L’artista milanese ha inciso un album manifesto: non brani pensati come un’entità autonoma ma una sorta di unica canzone divisa in dodici momenti, in una dimensione temporale verticale che rinvia al tema dalle suggestioni letterarie con la necessità di trovare l’Infinito al di qua della siepe, dentro noi stessi. L’idea dell’Infinito per Vecchioni viene in realtà da lontano perché era presente già in due romanzi «Il mercante di Luce» e «La vita che si ama» e una canzone «Le rose blu» dell’artista.



Per Roberto Vecchioni ogni cosa che viviamo è unica perché rivissuta non è la stessa di prima e così «L’infinito» è solo in parte un disco autobiografico perché dentro si muovono altri uomini e donne reali, che a volte si raccontano, a volte sono raccontati nel loro amore per ciò che si vive. Ad esempio la storia dedicata a Giulio Regeni, il ragazzo italiano ucciso in Egitto, è rivissuta nell’illusione della madre che non può crederlo morto e lo racconta con salti nel tempo.

 

Dal punto di vista dei suoni «L’infinito», che verrà presentato quasi per intero nella prima parte del live di Trento lasciando spazio nella seconda ad un the best del cantautore, ha una forte matrice popolare: «Più che in altre occasioni credo che ogni canzone del disco sia diversa dall’altra. Ho trovato ispirazione nelle musiche popolari italiane, inglese e francesi ma ci sono anche ritmi più antichi e medioevali. Per questo album ho voluto prima cantare ogni brano e poi suonarlo in modo da portare i musicisti sulle mie note e questo è un processo che succede assai di rado».

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