Vent'anni fa moriva Corrado: la televsione gli rende omaggio con una puntata della Corrida
La televisione l'ha vista nascere, l'ha attraversata, l'ha modellata con il suo garbo e la sua ironia mai sprezzante. Ha lasciato un'impronta indelebile che a 20 anni dalla sua morte, avvenuta l'8 giugno del 1999, ancora non accenna a svanire.
E proprio l'8 giugno, a vent'anni dalla scomparsa, Canale 5 omaggia Corrado con l'ultima puntata della Corrida, del 20 dicembre 1997. E' il programma più amato del conduttore che lo ideò insieme al fratello, Riccardo Mantoni, e condusse prima in radio e poi in tv per 10 edizioni dal 1986 al 1997, con un successo trionfale. Con la sua ironia, è entrato nel cuore di milioni di italiani. "Per tutti noi che abbiamo intrapreso il mestiere di presentatore - dice Gerry Scotti, che introdurrà la puntata speciale - la sua è stata una grande lezione, ma Corrado era inarrivabile, inimitabile e insostituibile". "Io ho avuto la fortuna, il piacere e la responsabilità di condurre dopo di lui, insieme al maestro Pregadio, dal marzo del 2002 ben 8 edizioni della Corrida, ho cercato di farlo con grande leggerezza provando a rispettare lo stile e le caratteristiche che lui aveva dato al suo programma. Un programma che ha segnato, come pochi altri - conclude Scotti la storia della televisione italiana e dei suoi generi".
Corrado Mantoni, che da subito abbandono' il cognome per essere solo Corrado, uno di famiglia, (e da qui il soprannome che Toto' conio' per lui: lo "scognomato").
Nell'immaginario collettivo il suo sorriso, la sua eleganza naturale, la sua aria sorniona marchio di fabbrica del suo modo di rapportarsi al pubblico rimangono legate a trasmissioni diventate cult del piccolo schermo: su tutte la Corrida, nata in radio tra fischi e campanacci negli anni Sessanta e poi portata in tv ancora ai giorni nostri tra alterne fortune, e Il Pranzo e' servito, la striscia quotidiana a quiz, che andava in onda all'ora di pranzo. Ma Corrado prima di approdare nelle televisione appena nata, negli anni Cinquanta, aveva gia' alle spalle un'esperienza in radio: speaker del radiogiornale in tempo di guerra, annuncio' lui la fine della seconda guerra mondiale e la vittoria referendaria della Repubblica sulla Monarchia, 'voce amica' dei militari nel dopoguerra con le trasmissioni per le Forze Armate (Radio Naja), inventando una nuova maniera di fare radio, coinvolgente e confidenziale.
Fu poi colonna dell'intrattenimento radiofonico Rai con programmi di successo come Corrado fermo posta, Corrado otto e mezzo, Rosso e nero, che poi porto' anche in tv. Con l'avvento del piccolo schermo, fu uno dei quattro moschettieri, insieme a Mike Bongiorno, Enzo Tortora e Pippo Baudo a tenere a battesimo le prime trasmissioni sperimentali della televisione italiana. "Mi dissero che ero 'telegenico' - raccontava - ma poi pero' non mi chiamavano. Ci vollero apparizioni casuali e apprezzamenti dei giornali nei miei confronti perche' la situazione si sbloccasse''. Il primo grande successo televisivo nel 1960 fu proprio Rosso e nero, nel quale fu affiancato da Sofia Loren. Fu poi la volta dell'"L'amico del giaguaro", di "Canzonissima" con la Carra' a mostrare l'ombelico nel tuca-tuca, della prima "Domenica in" che condusse per quattro stagioni dal 1976 al 1979 per lasciare poi il testimone proprio al Pippo Nazionale.
Calco' da presentatore anche il palco del Festival di Sanremo. Ma "lo scognomato" non rifuggiva dalle sfide e negli anni Ottanta con l'affermazione della televisione privata, accetta l'invito di Silvio Berlusconi a trasferirsi armi, bagagli e ironia sulle nascenti reti Fininvest e da li' non si sposto' piu'. "Un distacco naturale", lo defini', non lasciando trasparire mai ne' nostalgia ne' amarezza nei confronti di Mamma Rai. Del resto, era nella sua natura: in oltre 50 anni di carriera, tra radio e tv, cerco' sempre di rimanere fuori da polemiche e pettegolezzi. Si congedo' dal grande pubblico durante l'ultima puntata della sua Corrida, nel dicembre del 1997, quando, commosso, recito' una poesia di commiato.