Il sound della nuova scena etiope dei Qwanqwa lunedì 29 a Trento per Itinerari Folk
Grazie ad un vorticoso mesenko (violino a una corda), assoli quasi punk di krar (lira a sei corde), wah-wah di violino, un'esplosione di krar basso, e l'inarrestabile ritmo dei battiti del pesante kebero (percussione di pelle di capra) hanno saputo conquistare il pubblico di tutto il pianeta. Sono queste le credenziali sonore degli africani Qwanqwa protagonisti del settimo appuntamento, questa sera, lunedì 29 luglio, alle 21.30 sul palco del Cortile Crispi Bonporti, di Itinerari Folk (in caso di maltempo l'evento si terrà all'Auditorium S.Chiara). Un concerto quello dei Qwanqwa che porta, solo per questa occasione, l'orizzonte della rassegna oltre gli orizzonte latini visto che questa formazione arriva dall' Etiopia di cui rappresentano una delle più vitali e curiose realtà musicali.
Anche se nasce Addis Abeba, ed è composta per 4/5 da musicisti africani. l'ensemble è stato fondato nel 2012 dalla violinista americana Kaethe Hostetter che aveva precedentemente lavorato nell'ambito della musica etiope come membro fondatore di un altro progetto acclamato dalla critica sotto la sigla di Debo Band. Con i Qwanqwa, termine amarico che significa "lingua", ha dato forma invece ad una formazione che trova la sua ispirazione nel dialogo tra culture, sonorità e repertori diversi con musicisti uniti dalla passione comune per il potere della musica etiope ma anche su una sperimentazione basata sul virtuosismo di una radicata tradizione. Scavando a fondo nei ritmi e nelle atmosfere regionali, il repertorio del gruppo va dalla musica simile a una trance della tribù eritrea di Blen fino a un numero rock somalo o a ai cori di Mahmoud Ahmed.
La loro musica è caratterizzata da arrangiamenti stretti e ampi momenti sperimentali mentre i loro show spaziano dall'intimo al selvaggio, da conversazioni sussurrate ad elementi rock a tutti gli effetti, ed è davvero difficile credere che i loro suoni psichedelici provengano da un violino o un'arpa tradizionali. Di loro è stato scritto: "I Qwanqwa sono unici, coinvolgenti, potenti e diversi da qualsiasi altra cosa sia uscita dall'Etiopia in questa sorta di età dell'oro della musica etiope che si sta vivendo negli ultimi anni". F.D.S.