Tullio De Piscopo e Tony Esposito venerdì 20 a Sanbàpolis per Jazz'About
<Con la nostra musica e con il ricordo di Pino Daniele porteremo la primavera a Trento la sera prima che incominci l'inverno>. E' questa la promessa che fa ai nostri lettori Tullio De Piscopo che insieme a Tony Esposito e alla sua band chiuderà la prima parte della rassegna Jazz' About venerdì 20 dicembre, al Teatro SanbàPolis. In scena con la coppia De Piscopo - Esposito un davvero pezzo di storia della musica napoletana che ha rivoluzionato la musica italiana gettando ponti inediti tra tradizione, funk, jazz, soul e pop.
De Piscopo, che live proporrete a Trento?
<In primo luogo voglio dire che sono molto felice di aver l'opprtunità di tornare a Trento una città stupenda che mi ha sempre accolto con grande calore. Ricordo ancora un live nel 1970 insieme a Franco Cerri nella Sala concerti del conservatorio. A Sanbàpolis verrò accompagnato da una super band per un live tutto all'insegna dell'amore e della pace, con i colori e le musiche che hanno le radici nei Sud del mondo e nei tanti ritmi del Mediterraneo. Il 21 dicembre inizia l'inverno ma a Trento noi porteremo già la primaera>.
Al suo fianco anche un altro grande musicista napoletano come Tony Esposito.
<Sì, la sua presenza impreziosirà questo spettacolo come special guest. Tony Esposito oltre ad essere un fuoriclasse della musica italiana è anche un grande amico. Insieme abbiamo creato e suonato brani che ci hanno invidiato in tutto il mondo fra jazz e funky negli anni '70 e '80. Dedicheremo anche diversi pezzi al nostro "fratello in blues" Pino Daniele>.
Cosa le manca maggiormente di Pino Daniele?
<Mi manca tutto, per me Pino era come un fratello. Artisticamente lui era unico, era una montagna, un artistica che sapeva valorizzare gli artisti che aveva al suo fianco. I ricordi sono quelli indelebili di una lunga amicizia e di un lungo sodalizio creativo>.
Cosa è rimasto nella musica napoletana di questo terzo millennio della vostra lezione musicale?
<E 'rimasto poco e niente purtroppo. Io e Tony facevamo parte, negli anni '70, della "Neapolitan Power", come la definirono alcuni giornalisti, insieme a James Senese, Teresa De Sio, Edoardo e Eugenio Bennato, insieme alla Nuova Compagnia di Canto Popolare e ai Napoli Centrale. Nomi che fanno ben comprendere la forza artistica di quel movimento a cui si aggiunse poi un ragazzo straordinario come Pino Daniele. Non ci potrà mai più essere qualcosa di simile per freschezza, creatività e fermento culturale>.
Un consiglio ad un giovane che si vuole avvicinare ad uno strumento come la batteria? <Per diventare un grande musicista, un grande batterista, è necessario fare grandi sacrifici e studiare tanto la lezione di chi ha fatto la storia di questi strumenti di chi ha cercato "l'anima" del tamburo. Oltre a questo bisogna avere la forza di girare il mondo, se abiti in provincia devi andare nelle grandi città italiane ed europee anche per conoscere gente nuova e devi avere una tanta curiosità>.
Il suo 2020? <Sto lavorando da diciotto anni al mio docufilm che ho smontato e rimontato mille volte. Speriamo questo sia l'anno giusto anche se trovo sempre materiale nuove da infilare in questa pellicola>-
Nessun disco in arrivo?
<Ho deciso di non farne più, perché i dischi non vendono più. Sono molto deluso dalla discografia e da come va questo mondo: la musica è ormai altrove, indefinita, si vive di concerti, oggi valgono solo, o quasi, i like, e io non posso competere, e non mi interessa farlo, con la musica dei like>.