«XY», Sandro Veronesi presenta on line il nuovo romanzo che esce domani
Sandro Veronesi ha vinto quest'anno il premio Strega con «Il colibrì». Lo aveva già fatto nel 2007 con «Caos calmo».
Domani, un anno dopo «Il colibrì» (premiato anche da «la Lettura»), Sandro Veronesi torna in libreria con un romanzo, «XY», scritto dieci anni fa e che raccontava di Borgo San Giuda, un paesino immaginario del Trentino, dove sotto un albero, vengono ritrovate undici persone morte per undici cause diverse, ma certo avvenute contemporaneamente. La nave di Teseo ha deciso di riportarlo in libreria dopo che era stato pubblicato da Fandango. «XY» è un romanzo capace di esprimere quel senso di incertezza, di paura di fronte a un male incontrollabile e misterioso, e sembra parlare di noi oggi più di allora.
«Borgo San Giuda non era nemmeno più un paese, era un villaggio» di poche case, più della metà delle quali abbandonate: un bar, uno spaccio di alimentari, le chiese. Nient'altro. Così ecco arrivare questo libro sull'inesplicabilità del male e sulle conseguenze che le relazioni fra i pochi abitanti avevano con quegli undici morti. E sono in molti a considerare quel romanzo profetico, ad averlo richiamato in questo anno triste e difficile, pieno di lutti e spavento.
Sandro Veronesi ha accettato di parlarne con cinque librai (la roveretana Arcadia, la cui pagina Fb sarà collegata allo streaming, i loro colleghi di Catanzaro, Pavia, Sassari e Treviso): oggi, mercoledì 11, alle 18.30, on line ovviamente.
Veronesi nei giorni scorsi ha parlato in un'intervista al Corriere della Sera di questo romanzo. In «XY» si racconta di un paesino del Trentino, Borgo San Giuda, con 42 abitanti, dove, sotto un albero ghiacciato, vengono ritrovate undici persone morte, uccise da undici cause diverse, avvenute contemporaneamente. Un mistero che il finale non risolve. «Nel 2010 io ero stato molto chiaro nel dire che non era un thriller, anche se ne utilizzavo gli stilemi. Mi criticò chi si aspettava di vedere il mistero svelato. Io invece mettevo l'accento sull'inesplicabilità del male e ne mettevo in relazione tutti i moltissimi personaggi, una settantina, che avevo messo al mondo. Ma il romanzo è nato con tutt'altra esigenza e tutt'altri scopi.
È un libro sull'accettazione, sulla salvezza dalla follia e anche sulla non salvezza. Borgo San Giuda è una specie di presepe. Ma eravamo noi quelle persone. Per me era abbastanza semplice: si trattava di metaforizzare la morte, in successione rapida, di entrambi i miei genitori senza che si potesse far nulla, senza che la scienza potesse dire perché si erano presi il cancro tutti e due insieme, perché non c'era una cura». Per Veronesi Borgo San Giuda «è un cluster, oggi diremmo così, piuttosto interessante - ha spiegato - con quattro famiglie che si sono incrociate tra di loro, senza turismo, senza futuro. L'ideale per far succedere qualcosa, perché potevi studiare la reazione di ognuno dei 42 abitanti e questo universalizzava un problema che era solo mio. Adesso è di tutti perché come è possibile accettare che il tuo babbo, tua mamma vanno all'ospedale, non li vedi più e te li ridanno dopo settimane in una cassa da morto? Siamo proprio alle prese con questo male misterioso: una pandemia che non si sa da dove viene, come si trasmette, come si diagnostica, come si cura o come ci si vaccina. E dobbiamo accettarlo senza scivolare nella follia. Oggi nessuno mi può più contestare quello che mi si contestava allora: il mistero che non si risolve».
Veronesi fa un parallelo anche tra la situazione attuale e il racconto che esce dal libro: «Appena la scienza cerca di approfondire qualcosa, si sgretola la sua stessa ragion d'essere con la conseguenza che c'è tanta gente che ci sputa sopra e non ci crede. Anche in XY c'è la negazione. Si preferisce credere a un complotto assurdo che accettare una realtà inspiegabile. All'epoca rispondevo con uno slogan: mistero svelato, mistero svilito e me la cavavo così. Ora no, ora il non sapere è un elemento costitutivo di quello che stiamo vivendo tutti insieme, in tutto il mondo e credo che il lettore lo accetti più facilmente di quanto potesse fare dieci anni fa».
Nel romanzo ci sono due protagonisti: un prete e una psichiatra, la religione e la scienza, con un dialogo lunghissimo tra loro, di 50 pagine, che secondo Veronesi mostra quanto entrambi siano inadeguati per spiegare che cosa succede, ma entrambi utilissimi quando si tratta di accettare. «Bisogna accettare il lutto, la rabbia, l'impotenza». Per Veronesi c'è un ponte diretto con il Colibrì, fortunato romanzo, in una citazione di «Caducità» di Freud: «Perché il protagonista, Marco Carrera, riesce a non perdere la propria libido, appresso alle persone care che perde. La libido è una forza vitale propria, e lui in qualche modo, molto doloroso, molto faticoso, riesce a conservarla. Ecco, questo aspetto che nel Colibrì è fondante, viene direttamente da XY».
Sandro Veronesi, «XY», in uscita il 12 novembre per La nave di Teseo (pp. 448, euro 15).