Biennale Architettura nel 2021: Sarkis "cambiare dopo il Covid"
L’architettura è per sua natura “una disciplina ottimista”, abituata a cercare soluzioni da offrire alla società, dice Hashim Sarkis, anche per questo il lavoro che si sta portando avanti per la Biennale Architettura riprogrammata per il 2021 a Venezia punterà a consegnarci alla fine un messaggio di speranza.
Intervistato da Luca Molinari per il debutto di Sneak Peek, l’iniziativa lanciata per l’avvicinamento alla 17ma Mostra Internazionale d’Architettura la prima rimandata di un anno causa Covid, l’architetto libanese americano chiamato a curarla si interroga sulla paradossale attualità di quel titolo che aveva scelto prima della pandemia (”How will we live together?” Come vivremo insieme?) un titolo che a rileggerlo oggi sembra quasi una premonizione.
E ricorda come a muovere il suo progetto ci fosse la presa di coscienza di una crisi gravissima e ben precedente lo tsunami globale del Covid, ovvero l’allerta climatica dalla quale comunque si dovrà ripartire e che anzi, proprio alla luce di quello che stiamo vivendo, dovrà essere affrontata con scelte nelle quali anche l’architettura è in prima linea.
Del resto non sono pochi quelli che vedono nel dramma dell’epidemia globale un’opportunità unica per un ripensamento dell’esistente, dall’economia al rapporto con il pianeta che ci possa aiutare a fronteggiare con più forza lo spettro del disastro climatico. E’ di qualche mese fa per esempio - era la fine di marzo nel pieno ancora della prima ondata di coronavirus - il testo del filosofo francese Bruno Latour che ha fatto molto discutere (”Immaginare i gesti barriera contro il ritorno alla produzione pre crisi”) e che invitava ad usare la crisi per porsi una serie di domande fondamentali, a ripensare alla utilità e alla necessità di gesti, azioni, lavori che la società contemporanea ci aveva fatto credere insostituibili.
Tant’è, il tema del clima, anticipa Sarkis, “sarà presentissimo” nella sua mostra, declinato in diversa maniera dai tanti partecipanti, che in questi lunghi mesi offerti dal rinvio stanno mettendo a punto i loro lavori, “chi aggiustando la rotta” alla luce della pandemia, chi mantenendo il suo progetto iniziale, qualcuno anche con l’ansia che proprio l’argomento virus possa finire per limitare gli orizzonti, la portata e il significato del suo progetto. Impossibile in ogni modo pensare ad un Mostra che non si interroghi sulla crisi più contingente e non punti ad offrire soluzioni, visioni, possibilità, come di fatto l’architettura, sottolinea Sarkis, sta già facendo in questi mesi, aiutandoci a rimodulare gli spazi a rendere possibili distanze interpersonali che garantiscano la relazione sociale.
Dopo decenni nei quali il consumo indiscriminato del suolo ci ha portati sull’orlo dell’abisso, è sempre più importante ripensare alle risorse che già si posseggono, ragiona, ad una sorta di riuso adattivo dello spazio che già abbiamo, magari prendendo in considerazione nuove risorse e nuovi materiali che possano funzionare meglio nel mondo di oggi.
Tanti dei progetti che vedremo nella Mostra 2021, sottolinea, si occupano proprio di questo, affrontano il tema della densità. All’apertura della Mostra, che si terrà dal 22 maggio al 21 novembre 2021, mancano ancora mesi. E certo con la pandemia che non accenna ad arretrare non sarà facile. Forse anche per questo il percorso di avvicinamento immaginato dalla Biennale non si ferma qui: diffuse sul sito dell’istituzione veneziana e su tutti i suoi canali social troveremo video e immagini di anticipazione dell’edizione 2021, che saranno anche il risultato di domande che il curatore ha voluto porre a tutti i partecipanti.
“Sarà interessante capire come ogni partecipante, in quest’anno così particolare, avrà saputo guardare oltre i propri confini nazionali, specialmente attraverso le discussioni e gli incontri sulle piattaforme digitali, e come queste iniziative verranno poi assorbite nella progettazione e realizzazione di allestimenti e padiglioni”, commenta il curatore. I suoi pensieri e le sue riflessioni sulle “cinque scale” pensate per l’esposizione saranno raccolte in podcast i cui episodi avranno come filo conduttore uno sguardo particolare alla città di Venezia , alla sua storia e al modo in cui si relaziona alle scale di convivenza. Un lavoro di riflessione sul presente e di immaginazione sul futuro nel quale, conferma Sarkis, troveremo anche speranza. Lui sorride: “Come architetti abbiamo una vocazione all’ottimismo”.