"Uomini fuori dal coro", il Sant'Ilario e la forza del canto (anche online)
ROVERETO - Fuori da sentieri ordinari, ma voci ben piantate nella realtà. Fra tradizione e sperimentazioni che ne hanno di volta in volta ampliato il repertorio e arricchito il percorso umano e artistico. Sono "Uomini fuori dal coro" (Edizioni Osiride, 2016), i coristi del Sant'Ilario di Rovereto (nella foto di Florio Badocchi), come recita il titolo della bella pubblicazione nella quale Silvia Allegri narra una formazione canora maschile dalla spiccata attitudine alla contaminazione.
Protagonista di collaborazioni importanti come quella nata con Antonella Ruggiero, che l'ha fatto arrivare al Festival di Sanremo con il coro Valle dei Laghi, e con l'eclettico pianista Mark Harris, il coro roveretano diretto da Federico Mozzi sa trarre dalla memoria del passato la "chiave" musicale per interpretare il presente e non teme di spingersi oltre lo spartito del canto popolare e di montagna, rappresentativo dell'identità trentina, per avventurarsi nell'esplorazione di musica classica, pop, sacra e jazz. E proprio con il progetto culturale ChorDeJazz, ideato la scorsa primavera durante la prima fase dell'emergenza sanitaria, ha partecipato al concorso «Canto oltre la paura», promosso dall'associazione Voci d'Italia e concluso a fine dicembre, risultando decimo tra 116 partecipanti. Unico coro maschile a presentare un concerto nato durante la quarantena, il Sant'Ilario ha conquistato il premio speciale della giuria per il video del canto «Ai preat la biele stele», registrato durante un'esibizione dal vivo in settembre al Giardino delle Sculture del Mart.
«Fin dai primi momenti della pandemia ci siamo tenuti in contatto online - racconta il segretario organizzativo Roberto Forrer -, poi a fine agosto abbiamo partecipato in presenza al Festival Settenovecento promosso dall'Associazione Filarmonica di Rovereto e in settembre abbiamo presentato ChorDeJazz a Castellano e al Mart». Un nuovo percorso musicale e artistico che ha espresso una contaminazione apprezzata dal pubblico, ospitando sul palco Giulia Galletti, voce solista, Mirko Pedrotti al vibrafono, Valerio De Paola alla chitarra e mandolino e il fisarmonicista Ivan Tibolla, per «raccontare il canto della tradizione popolare e di montagna in una modalità più vicina ai giorni nostri».
Il coro ha iniziato l'anno ancora in versione online, festeggiando il suo onomastico il 13 gennaio con un brindisi virtuale e una novità: «Arriverà il momento in cui sarà possibile organizzare concerti sul territorio per vivere insieme la gioia, le emozioni e la speranza che il canto sa donare - commenta il segretario -, intanto per tenerci ancora più in contatto con il nostro pubblico abbiamo aperto un canale Telegram - t.me/corosilario - che sarà costantemente aggiornato con video, immagini e informazioni sulle attività che porteremo avanti nel 2021». Mantenendo l'impronta stilistica e solidale che lo caratterizza, i coristi stanno riflettendo su quanto vissuto nel 2020, un'attenzione generatrice di confortanti sorprese: «La pandemia ci ha colpito fisicamente ed emotivamente per le perdite subite, la mancanza di socialità e le difficoltà economiche ed è necessario un momento pubblico per fare memoria ed elaborare il lutto dei tanti morti causati dal Covid in Trentino - conferma Forrer -. Ci pensiamo da tempo e nei giorni scorsi il maestro Giovanni Veneri, compositore e direttore d'orchestra di Parma con il quale abbiamo già collaborato eseguendo una Messa delle Dolomiti ed un Magnificat da lui musicati, ci ha proposto di eseguire la sua Via Crucis». Il coro è già al lavoro per costruire l'evento per il prossimo autunno e intanto non dimentica Greta, una piccola amica di 9 anni affetta da Sma2, malattia genetica rara neurodegenerativa: «Appena sarà possibile canteremo di nuovo per lei, intanto realizzeremo un video per contribuire alla raccolta fondi avviata lo scorso giugno dai genitori, Debora e Cristian, e aiutarli a sostenere le spese necessarie per adeguare l'appartamento e consentire a Greta maggiore autonomia».