Ruggero, il piccolo trentino che è Baggio nel film Netflix: ma il calcio non gli interessa
TRENTO - Baggino ha quasi tre anni, è disteso sul divano con gli occhi spalancati e guarda la tivù dove trasmettono Italia-Brasile, finale dei Mondiali di calcio. Baggino ha gli occhi azzurri e un’aria sognante, i riccioli castani e la pelle chiarissima, una canottiera ovviamente azzurra e i pantaloncini blu, e sulla poltrona a fianco c’è suo padre che impreca perché l’Italia è sotto e non torna più su. È il 21 giugno 1970 e finisce 4 a 1 per i sudamericani.
«Te lo vinco io il Mondiale contro il Brasile, papà», dice Baggino per consolarlo. Nel film “Divin codino” dedicato al grande campione che uscirà il 26 maggio su Netflix il piccolo Roby Baggio è trentino e si chiama Ruggero Cirasa.
«Non aveva ancora tre anni quando ha girato quella scena», racconta papà Francesco. Ruggero ha interpretato Baggio da piccolo dopo essere stato selezionato grazie a una fotografia. «Un giorno mia sorella mi chiama», racconta papà Francesco, «e mi dice: hai visto?, stanno cercando un bimbo sui tre anni con gli occhi azzurri e i capelli ricci per interpretare Baggio da piccolo. Perché non mandi una foto di Ruggero?».
Francesco ci pensa un attimo poi «massì», esclama, «proviamoci e vediamo cosa succede».
Succede che un giorno Francesco riceve la telefonata della produzione romana del film: suo figlio è stato selezionato, dice la voce all’altro capo del filo, lo porti il tal giorno alla tal ora nel tal posto. Francesco è incredulo, «perplesso è la parola giusta, ma dissero di non preoccuparmi. Pensavo che mio figlio avrebbe dovuto giocare con la palla nella scena che avrebbe girato, e comunque il giorno indicato ci presentammo».
Il set venne preparato in una casa in zona Bolghera, gli interni riallestiti in stile anni Settanta (il film è stato girato per la gran parte in Trentino con il sostegno della Filmcommission). Passandoci davanti nessuno avrebbe immaginato che lì dentro stavano realizzando un film. Le riprese erano in corso, c’era un ragazzino di sette o otto anni che avrebbe dovuto interpretare Baggio a quell’età e poi c’era l’attore che doveva interpretare Baggio da grande.
«Questo attore sembrava proprio Baggio!», ricorda papà Francesco, «in un primo momento l’ho visto di spalle e ho pensato: ma è proprio lui!, vuoi vedere che incontro il Baggio vero? Invece era l’attore», cioè Andrea Arcangeli.
È stata proprio una bella esperienza, prosegue Francesco, «è durata un pomeriggio ed era agosto. Ruggero non aveva ancora tre anni: li ha compiuti a novembre. Per convincerlo a “entrare” in questo gioco gli ho spiegato che Baggio è stato un grande campione, molto famoso, e il giorno che ci siamo presentati per le riprese Ruggero era incantato dai cameraman e ci ha preso gusto. Faccio il film!, ripeteva».
Per la famiglia di Ruggero, rivela Francesco, «il calcio non esiste», è buffo ma è così, «a noi piace andare in montagna, fare passeggiate. In famiglia chi ha praticato uno sport è mio padre, ma era la vela, e il nonno materno, ma erano il ciclismo e lo sci nordico». Ruggero tirava calci alla palla da piccolissimo ma ora preferisce osservare gli elicotteri che decollano all’aeroporto di Mattarello.
Il suo papà, del resto, s’interessa di aeronautica anche se lavora con i treni («sono istruttore ferroviario, lavoro per Trentino Trasporti»). Un giorno Ruggero guarderà il film su Roby Baggio, si vedrà da piccino e forse cercherà sul computer chi fosse quel campione che nonostante non abbia mantenuto la promessa di battere il Brasile nella finale di un Mondiale - anzi, sbagliò il rigore decisivo in quella del 1994 - ha lasciato un ricordo bellissimo e indelebile per la classe, la signorilità, l’eleganza e il riserbo, risorgendo ogni volta dopo infortuni devastanti e portando per il mondo il suo leggiadro, divin codino.