"Diga", cinepresa su una storica famiglia di pastori transumanti di Bellamonte
Al Trento Film Festival due riconoscimenti per il documentario del regista veneto Emanuele Confortin che racconta le vicende dei Baldessari: da quattro generazioni si spostano ogni anno con le pecore dal passo Rolle alla pianura
TRENTO. Altri tre riconoscimenti speciali attribuiti dalle giurie indipendenti sono stati annunciati e consegnati oggi in sala in occasione delle proiezioni dei film vincitori.
Il Premio Forum per la Pace e i Diritti Umani, che premia il film che esprime in maniera più efficace i valori cari al Forum, ovvero cultura della pace, rispetto dei diritti umani, autodeterminazione dei popoli, denuncia della guerra e diritto ad uno sviluppo sostenibile, è stato assegnato al film iraniano Holy Bread di Rahim Zabihi (Iran/2020/54′).
«Per la capacità di avvicinare alla nostra sensibilità una zona remota e fuori dal nostro immaginario, raccontando la vita durissima dei kulbar kurdi, che trasportano beni attraverso la frontiera iraniana, ed evidenziando come essa paghi direttamente le conseguenze delle tensioni internazionali e delle logiche di mercato preminenti nel sistema economico dominante», scrive la giuria nelle motivazioni.
In Sala 3 al Multisala Modena il regista veneto Emanuele Confortin ha ricevuto ben due riconoscimenti per il suo Diga (Italia/2021/38′), documentario che racconta la storia della famiglia Baldessari di Bellamonte, detti “Diga”, pastori transumanti da quattro generazioni.
Giornalista e documentarista, Emanuele Confortin tratta di aree di crisi, migrazioni e minoranze ai margini della società moderna, in Europa, Medio Oriente e Asia. Alpinista, è cofondatore e direttore della rivista Alpinismi.com.
Il primo riconoscimento assegnato è il Premio Dolomiti Patrimonio Mondiale UNESCO, istituito dalla Fondazione Dolomiti UNESCO e dalla SAT Società Alpinisti Tridentini, al miglior film che documenti la consapevolezza delle comunità rispetto agli eccezionali valori universali riconosciuti da UNESCO e la capacità di una conservazione attiva del territorio.
«Un racconto asciutto, privo di retorica», si legge nella motivazione della giuria. «La narrazione si snoda attraverso la testimonianza di più generazioni, mettendo in luce l’evoluzione di una professione, quella del pastore di pecore, che è cambiata non tanto nella sua essenza, ma nelle migliorate condizioni di vita durante il viaggio che ogni anno da passo Rolle porta i Baldessari a spingersi fin nella pianura veneta. L’aspetto che forse resta più impresso alla fine del filmato è forse proprio il grande amore di tutti i protagonisti, giovani e non, per questa vita di indubbio sacrificio, di lontananza dalla propria casa, dai propri cari, ma che significa anche libertà, semplicità, rapporto con gli animali e la natura, perché, come dice Renato fin dall’inizio: “Fare un lavoro che ti piace non ha prezzo”».
Hanno consegnato il premio il Vicepresidente della Provincia autonoma di Trento e Presidente della Fondazione Dolomiti UNESCO Mario Tonina e Maria Carla Failo della SAT.
Nella stessa occasione è stato annunciato e consegnato al regista il Premio Museo usi e costumi della Gente Trentina, istituito per premiare il film che meglio rappresenti con rigore documentario etnoantropologico gli usi e costumi delle genti della montagna.
«Il documentario racconta la passione innata per la cura delle greggi nel suo trasmettersi alle nuove generazioni in una famiglia di pastori da sempre, le asprezze e le difficoltà del lavoro, cui si è ora aggiunta la grave insidia del lupo predatore, e la speranza in un avvenire pastorale anche per le figlie e le loro future famiglie», scrivono i membri della giuria Giovanni Kezich, Lorenza Corradini, Daniela Finardi, Antonella Mott.