Paolo Fresu e Silvio Orlando per la prima volta insieme oggi sui Prati del Talvera
Intervista al musicista sardo che presenta anche l'atteso spettacolo di settembre che lo vedrà in scena in Trentino con Curreri per i "Suoni delle Dolomiti"
BOLZANO. Sarà il Teatro Stabile di Bolzano, nella sua dimensione open air sui Prati del Talvera, a battezzare, oggi, mercoledì 16 giugno, alle 21, la coppia formata da Silvio Orlando e Paolo Fresu. L'attore napoletano e il trombettista sardo hanno creato, per la prima volta insieme, questa versione inedita dello spettacolo “La vita davanti a sé in jazz”, legato alle pagine del romanzo di Romain Gary pubblicato nel 1975 e adattato per il cinema nel 1977 per un evento unico e inedito pensato per Bolzano.
Uno spettacolo che intreccia ancora una volta il cammino di Paolo Fresu con il Teatro Stabile dopo il successo ottenuto con “Tempo di Chet”.
Di questo live ma anche dei suoi progetti futuri che lo porteranno in settembre ai Suoni delle Dolomiti con un doppio omaggio a De Andrè e Dalla abbiamo parlato con Fresu.
Paolo Fresu, come è nato questo progetto condiviso con Silvio Orlando?
"Tutto ha preso forma in maniera casuale. Da tempo ormai ho un rapporto privilegiato con Bolzano, un rapporto di affetto che mi ha portato per ultimo al progetto teatrale "Tempo di Chet" costruito con Walter Zambaldi direttore dello Stabile. Proprio lui una ventina di giorni fa mi ha chiamato proponendomi questo spettacolo con Silvio Orlando. Lui è un attore che stimo enormemente e ho detto subito sì".
Ed è la prima volta che salirete su un palco insieme.
"Certo, non ho mai avuto l'occasione di conoscerlo e fino ad oggi ci siamo confrontati sullo spettacolo solo per telefono. Fra l'altro io non sapevo che cosa lui avrebbe letto e quando mi ha detto che si trattava del romanzo di Romain Gary la cosa mi ha sorpreso: "La vita davanti a sè" è un libro che ho letto diverse volte negli ultimi anni che mi appassiona molto, l'ho scoperto relativamente da poco e amo molto".
Cosa proporrete allora in questa performance unica?
"Silvio Orlando porta in giro con la compagnia "Il cardellino" questo spettacolo e io mi inserirò in questo contesto. Le forme saranno quelle di un incontro, di un reading, in cui ci sarà inevitabilmente dell'improvvisazione da parte mia. Non si tratta quindi di una colonna sonora classica ma di un dialogo fra parole e note".
Tornando a “La vita davanti a sé" perché queste pagine sono da scoprire?
"E' un libro affascinante per me in modo particolare perchè ho vissuto in quella parte di Parigi descritta in quelle pagine. Racconta attraverso gli occhi di Momò, bimbo arabo di dieci anni che vive nel quartiere multietnico di Belleville, la realtà dell'immigrazione, di una città così sofferta e cosmopolita attraverso figure tratteggiate in maniera straordinaria di un'umanità che ha desiderio di vita e di rivincita".
Lei tornerà in estate sul palco di Bolzano nelle forme sonore di "Tango Macondo".
"Si tratta di una storia emozionale e sentimentale, per la regia di Giorgio Gandione, che parte dalla Sardegna e approda in Sudamerica. Un viaggio che tocca la straordinaria letteratura sudamericana da Marquez a Borges intrecciando la mia isola con terre lontane. Un racconto di vita e di varie umanità che risolverò musicalmente insieme al suonatore di bandoneon Daniele di Bonventura e all'organettista sardo Pierpaolo Vacca".
Ad inizio settembre sarà ai Suoni delle Dolomiti al fianco di Gaetano Curreri anima degli Stadio: cosa ci può anticipare di questa performance?
"Questo concerto ha le sue radici in Sardegna dove proponiamo ogni estate un Festival Jazz. E' tradizione in questo contesto proporre un live nella casa di Fabrizio De Andrè nella sua dimora all'Amiata. Per quell'occasione avevo coinvolto fra i vari musicisti anche Gaetano Curreri. Mentre stavamo preparando l'evento è venuto a mancare Lucio Dalla grande amico proprio del cantante degli Stadio. L'omaggio a De Andrè è diventato così anche un ricordo di Dalla nelle forme di "Le rondini e la Nina". Un concerto che abbiamo proposto in alcune occasioni e che siamo felici di portare ai Suoni delle Dolomiti nel segno di due grandi artisti come Faber e Lucio apparentemente così diversi ma in realtà non così lontani".
Fresco di stampa è il libro in cui lei racconta la storia del jazz e sceglie insieme al giornalista altoatesino Vittorio Albani attraverso cinquanta protagonisti.
"La proposta mi è arrivata dall'editore Balthazar Pagani di Centuria che mi ha chiesto di far parte di una collana di libri legata sempre a cinquanta personaggi. La formula era quella di un testo introduttivo, seguito da cinquanta ritratti e ad una serie di illustrazioni. All'inizio, lo confesso, mi sono spaventato ed ero piuttosto titubante, poi confrontandomi con l'amico e giornalista Vittorio Albani mi sono tuffato in questa avventura".
Cosa ne è nato?
"Un libro spero interessante ed onesto, con le illustrazioni di Riccardo Gola, in grado di incuriosire anche chi non ama il jazz o si vuole avvicinare a questo mondo. Albani ha tratteggiato i cinquanta personaggi che abbiamo scelto insieme mentre io ho scritto la parte iniziale raccontando il mio "jazz". L'ho fatto partendo dalle radici della mia passione, da quando leggevo la rivista in bianco e nero "Musica Jazz" e ascoltavo i dischi di Chet Beker e Miles Davis, all'incontro con alcuni grandi musicisti con i quali ho avuto l'onore di suonare negli anni".