Messner racconta tre alpinisti nella "terra di nessuno"
Con “Niemandsland" il celebre alpinista, insieme al figlio Simon, racconta le vicende anche umane di tre grandi alpinisti a cavallo di ‘800 e ‘900, i primi sulla parete sud della Marmolada: l’inglese Beatrice Sibyl Tomasson e le due celebri guide alpine primierotte Michele Bettega e Bortolo Zagonel
SAN MARTINO DI CASTROZZA. Reinhold Messner, con il figlio Simon, torna dietro la cinepresa con il docufilm “Niemandsland. Der Weg ist das Ziel” (Terra di Nessuno. Il percorso è il traguardo), l’avvincente intreccio tra la Storia e le storie di tre grandi alpinisti a cavallo di ‘800 e ‘900 che, assieme, conquistarono per primi la parete sud della Marmolada: l’inglese Beatrice Sibyl Tomasson e le due celebri guide alpine primierotte Michele Bettega e Bortolo Zagonel.
Niemandsland, presentato in anteprima in Primiero, è stato girato tra le Pale di San Martino, Tre Cime, Ortles, Civetta, Pelmo, Brenta e Mamolada: non è solo un film sull’alpinismo caratterizzato da epiche imprese, è il racconto documentato di una “terra di nessuno”, territorio di aspri scontri durante la Prima Guerra Mondiale, che annienterà il rapporto di amicizia tra l’anziano Bettega e il giovane Zagonel che avvalorerà le accuse di spionaggio.
Se il primo docufilm dedicato alle Pale, “Lo Spigolo del Velo”, presentato anch’esso in anteprima la scorsa estate a San Martino, nel centenario della salita di Erwin Merlet e Gunther Langes, si focalizzava sulle eccezionali verticalità della via, considerata la scalata più bella non solo del gruppo delle Pale, ma di tutte le Dolomiti, il nuovo film “Niemansland, Terra di nessuno”, dà ampio spazio alle vicende umane che la montagna intreccia.
Inoltre, il film riconosce e valorizza le doti alpinistiche della Tomasson (1859-1947). Come racconta Messner, voce narrante nel film, «con la sua guida Bettega, hanno portato a termine ventidue itinerari alpinistici nelle Pale, di cui quattro prime ascensioni assolute.
Sono riusciti anche nella prima traversata completa del Cimone della Pala, un fatto sensazionale per allora, soprattutto perché riuscito ad una donna».
E ripercorre pure le altre imprese della miss in Dolomiti, sul Brenta e sul Zebrù, concludendo: «Gli uomini non volevano vedere le donne in montagna…
Pochi però avevano il coraggio e la sicurezza di sé per poter salire su quelle pareti come Beatrice Tomasson».
L’occhio della telecamera sale ardito su quelle pareti con riprese mozzafiato e lo spettatore si incanta.
Arriva la guerra e il focus è tutto sul protagonista Michele Bettega, ormai vecchio, che ripete: “Niemandsland, Niemandsland. In tempo di pace sì, le montagne accolgono tutti. In tempo di guerra, però, gli uomini diventano bestie e le montagne un inferno. Questo non lo avrei mai voluto».
Mentre Messner rievoca: «Questa guerra di posizione sul Lagorai con gli Alpini da una parte, Standschützen e Kaiserjäger dall’altra, tolse a Bettega ciò che lo aveva contraddistinto come guida alpina: la fiducia nella bontà degli uomini».
Il suo commento è tranchant: «Nella Terra di Nessuno diventa chiaro a cosa servono le montagne, ma anche per cosa possono essere usate male: teatro di guerra, cima delle vanità, arena per i record, turismo di massa. Soprattutto, che potrebbero aiutarci a mantenere il senso della misura, a non prenderci troppo sul serio».