Quattro donne "rapiscono" Salvini: il docu-romanzo insospettabile
Ecco "Salva Italia", tra cronaca e fiction tragicomica: il libro sulla contaminazione ambientale da sostanze tossiche e di un gesto disperato per salvare aria e acqua. Il leader della Lega "prigioniero" di un gruppo di donne esasperate dalla politica indifferente. Operazione per denunciare il caso Pfas che ha scosso il Nordest. "Le insospettabili che rapirono Salvini", scritto dal giornalista Andrea Tomasi è pubblicato da Terra Nuova
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TRENTO. Perché Matteo Salvini? La domanda è inevitabile: perché le quattro donne insospettabili, protagoniste di questa storia tragicomica, decidono di rapire Matteo Salvini?
«È vero che Salvini non è certo il responsabile della contaminazione di cui si parla nel libro. La risposta sta nella popolarità del leader della Lega. Salvini è il più odiato ma anche il più amato dei politici italiani. È "divisivo", come dicono quelli che parlano bene. Salvini può piacerti o no, ma di sicuro non puoi ignorarlo. Per questo motivo le quattro donne hanno scelto lui come "prigioniero"».
Così Andrea Tomasi - giornalista e autore del docuromanzo «Le insospettabili che rapirono Salvini», pubblicato con Terra Nuova (e acquistabile nel sito dell'editore) - parla del titolo che incornicia questo racconto anomalo, drammatico e divertente allo stesso tempo.
Formula originale per agevolare la lettura: si mischia il giornalismo con la narrativa, si mixa la realtà drammatica della contaminazione da Pfas (un impermeabilizzante tossico che in Veneto ha devastato una falda acquifera grande come il lago di Garda) con la storia comica di quattro donne che mettono in atto un piano criminale e folle: un improbabile rapimento del politico più mediatico e più social che l’Italia repubblicana abbia mai conosciuto.
«Le quattro - spiega ancora l'autore - vogliono che i riflettori dell’Italia e del mondo vengano puntati su quella terra dove l’ambiente è stato violentato e la salute di tutti calpestata: fra le province di Vicenza, Padova e Verona l’acqua è avvelenata; la Regione ora ha messo dei filtri, ma l’acqua è compromessa e per anni la gente se l’è bevuta. Non solo.
Non dimentichiamo che il cibo che arriva sulle nostre tavole proviene in buona parte da quella zona.
Le insospettabili dicono: “Prendiamo un personaggio noto. Lo teniamo come “ostaggio”, non gli facciamo del male, anzi... ma lo teniamo con noi, sotto chiave, almeno per un po'. Il rapimento serve a fare in modo che la gente si occupi di questo caso dimenticato. Lo rapiamo perché la gente che guarda la tivù deve sapere cosa è stato fatto al nostro territorio e ai nostri bambini”. E così Matteo Salvini viene ammanettato e imbavagliato, costretto ad una “vacanza” di cui avrebbe fatto volentieri a meno, con quattro squinternate».
Il leader della Lega non è responsabile di ciò che negli anni è stato fatto ai terreni, all’aria, ai fiumi e alla falda di quella zona dove per tanto tempo ha operato la società Miteni. Salvini ha la sola “colpa” di essere famoso, il più famoso. «Ed è proprio questa - spiega ancora Tomasi - la ragione per cui le insospettabili rapitrici decidono di “catturarlo”. Lui è “pop” e questo lo rende l’ostaggio ideale, protagonista di un pazzo viaggio in Italia, da nord a sud. Tenuto prigioniero su un vecchio camper, Salvini attraversa il Paese, detenuto da quattro “rapitrici dilettanti”».
Il rapimento è invenzione ma l'avvelenamento è vero.
«Le insospettabili che rapirono Salvini» è un libro tutto al femminile, un racconto brillante, che si svolge on the road.
Silvia, Mila, Barbara e Federica - questi i nomi delle quattro donne - sono furiose. Hanno saputo dal gruppo delle Mamme No Pfas che per anni una fabbrica ha sversato queste sostanze pericolose nell’acqua - acqua di falda e di acquedotto (per anni la gente l’ha bevuta, l’ha utilizzata per cucinare, per abbeverare il bestiame e per innaffiare frutta e ortaggi) - e ora la gente si ammala.
I Pfas, ricorda Tomasi, causano tumori, gravi problemi alla tiroide, difficoltà a livello cerebrale ed uno sviluppo anomalo dei genitali maschili dei bambini.
Tra rabbia, racconto giornalistico (documentato) e umorismo, il libro si sviluppa in modo leggero fra colpi di scena e ci porta fino ad un finale sorprendente.
Le donne hanno studiato ogni dettaglio e poi miracolosamente, grazie anche all’aiuto di una suora, riescono in ciò che sembrava irrealizzabile: catturare Salvini. Lo caricano su un camper e lo portano in giro per l’Italia, lasciando tracce del loro passaggio, mentre su giornali e tivù ovviamente non si parla d’altro.
La politica e la stampa saranno costrette ad occuparsi del caso Pfas, fino a quel momento raccontato in brevi articoli o relegato in programmi tivù di seconda serata, salvo alcune rare eccezioni.
E in fondo è questo l’obiettivo di questo docuromanzo: affrontare la scomoda questione della più grande contaminazione ambientale in Italia. Il libro è l’evoluzione narrativa della videoinchiesta firmata da Tomasi e realizzata con Wasabi Filmakers «Pfas, quando le mamme si incazzano», peraltro visibile sul canale YouTube della rivista Il Salvagente.
Una storia speciale con protagonisti speciali. Quelli inventati interagiscono con quelli reali: oltre a Salvini, oltre alle donne e agli uomini che combattono per la difesa del nostro ambiente e del territorio, ci sono amministratori pubblici (un capitolo è dedicato a Luca Zaia, presidente del Veneto), politici, personaggi della televisione e poi ci sono Le Iene, quelle della nota trasmissione televisiva, che per prime con i servizi di Nadia Toffa si sono occupate con attenzione della contaminazione ambientale, che in Italia c’è in Veneto, ma anche in Lombardia, Piemonte e Toscana.
«Ma in realtà queste sostanze sono un po’ ovunque, basta volerle cercare: sono molto utilizzate in varie produzioni. In Trentino, per esempio, sono stati individuati Pfas nella zona delle Giudicarie», dice Tomasi, che ricorda anche Robert Bilott, l’avvocato americano che si è battuto e ha vinto una battaglia milionaria contro i giganti della chimica negli Stati Uniti.
Bilott è citato nel libro, assieme all’attore che al cinema lo ha impersonato nel film «Cattive Acque».
«Siamo tutti dentro quelle “cattive acque”. Ci siamo dentro fino al collo» commenta Tomasi. In tribunale a Vicenza è in corso un processo che vede alla sbarra 14 ex manager della società Miteni di Trissino. I reati contestati sono inquinamento delle acque e disastro innominato.
C’è molto Trentino fra le pagine di questo volume: Terra Nuova ha sposato il progetto di Andrea Tomasi - già noto alle cronache per i suoi lavori in tema di ambiente e salute («La farfalla avvelenata», «Veleni in Paradiso», «Un filo appeso al cielo» e «Donne Dolomitiche») - in collaborazione con l’associazione 46º Parallelo - Atlante delle guerre e dei conflitti del Mondo, diretto da Raffaele Crocco, giornalista della Tgr Rai (un euro dei 15 del prezzo di copertina andranno infatti all’associazione che da anni racconta le guerre nel pianeta, che sono anche azioni di abuso delle risorse della Terra) e le illustrazioni di copertina sono firmate di Elia Rossi, graphic artist di Aldeno.
E Matteo Salvini - con ai polsi manette foderate di peluche stile sex toy e imbavagliato con un foulard verde Padania - che fine farà? Lo scoprirete leggendo le 260 pagine del libro.
LA VIDEOINCHIESTA