Teatro / Intervista

"Il Pojana? Oggi organizzerebbe in fabbrica lo Sgomberarave, per bastonare..."

Parla il noto attore padovano Andrea Pennacchi, che questa sera, lunedì 7 novembre, va in scena con "Pojana e i suoi fratelli" al Santa Chiara di Trento. "Il personaggio è nato un po’ dall’osservazione quotidiana, in unione con i testi classici. Grazie a Dio uno sempre così incattivito come lui non esiste..."

di Fabio De Santi

TRENTO. Un avido padroncino del Nordest, ossessionato dai schei e dalla paura per il diverso, che sfoggia senza remore opinioni durissime in merito ai tempi incerti che viviamo. 

È lui Franco Ford, il Pojana, il protagonista del nuovo spettacolo di Andrea Pennacchi “Pojana e i suoi fratelli” in scena lunedì 7 novembre, alle 20.30, all’auditorium Santa Chiara di Trento.

Un personaggio ormai diventato di culto, quello dell'attore padovano, anche grazie alla ribalta televisiva che vede l’attore e autore veneto protagonista di interventi taglienti nel programma Propaganda Live su La7. Il giorno successivo Pennacchi sarà ancora all’Auditorium, alle 10,  con “Una piccola Odissea” primo appuntamento della rassegna “Scappo a teatro”.

Pennacchi, quali le origini del Pojana?

“È nato un po’ dall’osservazione quotidiana, scherzando dico che sono un antropologo da bar, in unione con i testi classici, soprattutto Shakespeare. Mentre costruivo un mio personale adattamento de Le allegre comari di Windsor, uno dei personaggi è diventato pian piano il Pojana”.

Un uomo grottesco e cattivo: quanto è distante dalla realtà di un certo Veneto e di un certo Nord del nostro Paese?

“Grazie a Dio uno che è sempre così incattivito come lui non esiste. Lui è una maschera e come tale prende delle punte che però si verificano, c’è un diffuso brodo di culture da cui può emergere un Pojana in purezza. Questo non vale solo per il nord-est: io parlo in veneto perchè è il mio dialetto e conosco meglio la mia terra ma in realtà dappertutto un personaggio come il Pojana trova rispondenza, lo vediamo soprattutto ora che siamo in tour in tutta Italia. Sospetto che se fossi in grado di tradurlo bene in altre lingue, uno come lui verrebbe fuori anche in altre nazioni”.

Il Pojana è diventato già un vero e proprio cult in tv: se l’aspettava?

“No. Facevo le mie cose per il teatro, non pensavo avesse tutta questa risonanza prima per un video diventato virale e poi per la presenza come ospite fisso a Propaganda Live”.

Cosa racchiude questo spettacolo in cui ci sono anche i fratelli del Pojana?

“È uno spettacolo di cabaret antico, perchè è modulato su una serie di personaggi e canzoni, ognuna delle quali racconta una storia. Questi li ho chiamati giocosamente i fratelli del Pojana perchè sembrano far parte di un villaggio in cui vivono tutti insieme e sono tutti parenti. Ognuno però racconta una sfaccettatura particolare della realtà: alcuni lo fanno in maniera comica, alcuni sono più di impatto, altri un po’ meno, ma tutti cercano sempre di ridere dei nostri difetti”.

Ma il Pojana è contento per come sono andate le elezioni con la vittoria della destra, in teoria centralista, o sogna ancora la Padania?

“Lui voleva conquistare Roma ladrona. Ultimamente ha smesso di sognare, pensa solo a se stesso, tant’è che ha cominciato a scavare un pozzo per il gas dietro casa sua perché non si fida del governo. È contento perchè la Lega è stata punita, gli aveva promesso l’autonomia e non gliel’ha mai data e lui non perdona”.

Il Pojana venerdì scorso proprio a Propaganda Live ha dato dei consigli su come organizzare rave adatti all’era Meloni.

“Certo per il Pojana bisogna riempire i capannoni con nuove iniziative tipo il Predappio Rave, perché dove si radunano i fasci non rompe i coi… ni nessuno, oppure il “Pace fiscale rave” aperto solo a chi ha una cartella fiscale di almeno cinquantamila euro. La domenica spazio al Sgomberarave: Mohamed, il suo addetto al tornio, porta tutta la famiglia, che sono giusto 51, e fa finta di occupare un capannone. La festa consiste nello sgomberarli a bastonate al ritmo di African jungle!”.

Chi l’accompagna sul palco?

“Due musicisti di prim’ordine, Giorgio Gobbo e Gianluca Segato, miei compagni di viaggio ideali. Sono veneti anche loro e assieme raccontiamo le storie, siamo, come ci piace ripetere, una banda”.

Lei è in tv anche con la serie Netflix “Tutto richiede salvezza".

“È una serie a cui abbiamo tenuto tutti da subito, attori giovani e anziani ci siamo sentiti tutti parte di una tematica importante di cui non si parla mai e invece in questi momenti post-pandemia è fondamentale parlare della sanità mentale e in particolare di quella dei ragazzi. Lo si fa però con leggerezza, senza prediconi. Ero in attesa dell’uscita e vedere che è stata accolta così bene mi riempie di gioia”.

La mattina di martedì sarà invece sulle tracce di Omero nella sua “Una piccola Odissea”.

“Ho portato in giro per anni l'Iliade e adesso, mentre tutto intorno scoppia la guerra, è venuto il momento i parlare di pace. L’Odissea racconta di giovani che vogliono tornare a casa dopo aver combattuto ma anche quella di un figlio che scopre la storia di un padre. A me emoziona sempre tanto e cerchiamo di farla in una chiave legata al racconto, al viaggio e con qualche sorriso”.

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