Paolo Pierobon: «Il mio Riccardo III, moderno e anticonvenzionale»
Il noto attore veneto racconta lo spettacolo che va in scena fino a domenica al Sociale di Trento, una rilettura del testo di Shakespeare a cura del regista ungherese Krista Székely
TRENTO. È affidata a Paolo Pierobon nei panni di “Riccardo III” la chiusura della stagione di prosa del Centro S. Chiara. Pierobon insieme ad altri dodici fra attrici e attori è il Duca di Gloucester, protagonista della rilettura del testo di William Shakespeare fatta dalla regista ungherese Krista Székely in questa produzione che unisce il Teatro Stabile di Torino al Teatro Stabile di Bolzano.
Quella che andrà in scena dal 27 al 30 aprile al Teatro Sociale, come ci racconta qui l'attore veneto, è una particolare visione del Riccardo III una figura che affascina per la sua dimensione violenta, manipolatoria e solitaria che ne ha fatto uno dei cattivi più iconici e rappresentati del repertorio shakespeariano.
Paolo Pierobon, quale dimensione ha voluto dare in questo spettacolo al Riccardo III shakespeariano?
«Bisogna premettere che quella che portiamo in scena è una riscrittura di Kriszta Székely che, insieme al suo drammaturgo Ármin Szabó-Székely, riscrive i classici come ha fatto con zio Vanja qualche anno fa per il quale avevamo già lavorato insieme. Di conseguenza è un Riccardo III inedito, senza gobbe, anticonvenzionale, in abiti moderni.
Tutti gli apparati che Shakespeare ha scritto su quello che lui va a fare programmaticamente vengono messi in proscenio come se fosse quasi un crooner o uno stand-up comedian.
Ci sono ovviamente dei pezzi originali come “l’inverno del nostro scontento” che viene riportato integralmente o "un cavallo per il mio regno" ma altre cose sono più contaminate con la realtà con riferimenti a Mosca, Teheran, Pyongyang, i dittatori, la borsa, elicotteri».
Cosa l’affascina di questo personaggio ricordato per la sua dimensione violenta, manipolatoria e solitaria?
«Per me il fascino non è tanto per la figura biografica, il personaggio storico realmente esistito di Riccardo di Gloucester oppure l'analisi dell’essere umano in quanto ognuno di noi ha la sua malvagità ma l'incredibile macchina teatrale che mette in scena Shakespeare e le funzioni che dà a certi personaggi cosiddetti villain come Iago, dandogli come la statura di drammaturgo in azione sul palco, di regista occulto che spiega al pubblico cosa andrà a fare e poi il pubblico vede come lo farà.
Questo rimane intonso sia nelle rappresentazioni del cinquecento sia in una riscrittura. Questo peso teatrale che ha in scena è proprio la cosa che mi affascina di più, fermo restando che tutte le altre cose restano valide».
In quale modo si riflette la sua attualità?
«Con la regista Kriszta Székely indichiamo molto chiaramente l’attualità di questa tragedia perchè tutta la messa in scena è contaminata dai mass media, una storia narrata dai mass-media è una storia che poi avviene veramente con tutto il corollario di fake news o dei video che non sono mai gratuiti ma contestualizzati all’azione.
Ad esempio ci sono delle dirette televisive di "oligarchi" da una casa alpina, che volendo richiama la residenza bavarese di Hitler, che danno sempre di più l’impulso e la percezione di trovarsi davanti ai potenti della terra, a qualche famiglia che ha un fondo di investimento importante o a una stirpe reale».
Qual è l’intenzione della regista?
«Far capire se è presente un Riccardo III tra di noi, magari è anche in un bambino che spinge più forte del dovuto un suo compagno in altalena per fargli sbattere la testa da qualche parte, c’è in un dirigente d’azienda, in un preside, in un allenatore sportivo, in qualsiasi altro ruolo possiamo avere dove l’arroganza, la tracotanza, la sete di potere si manifesta».
Per lei è il secondo lavoro con la giovane regista ungherese Kriszta Székely.
«Mi trovo bene con lei: ha una personalità molto eccentrica e un carattere provocatorio.
E’ un esponente LGBT+ e il suo impegno politico non è facile da portare avanti in Ungheria. Ha un tratto visionario e di lettura dei testi che, piaccia o no, dà un segno molto preciso di cosa vuol tirar fuori da un testo. Non è mai generica»
Il suo futuro?
«Dopo Riccardo III ci sono tutte le premesse per tornare a collaborare con Bolzano e Lugano per uno spettacolo su Alcide Degasperi».