"The Mountain", un’esplorazione senza mappa sul mito della verità
La compagna catalana Agrupación Señor Serrano in scena stasera, giovedì 4 maggio, alle 20.30, al SanbàPolis di Trento per l’appuntamento conclusivo con della stagione del Santa Chiara
TRENTO. Uno spettacolo multimediale in lingua inglese con sopratitoli in italiano, che esplora il confine tra verità e realtà nell’era di Internet.
Queste le forme di The Mountain, un’esplorazione senza mappa sul mito della verità portata in scena dalla compagna catalana Agrupación Señor Serrano stasera, giovedì 4 maggio, alle 20.30, al teatro SanbàPolis (ieri la prima rappresentazione).
Si tratta dell’appuntamento conclusivo con la stagione regionale contemporanea programmata dal Centro servizi culturali Santa Chiara di Trento in collaborazione con il Teatro Stabile di Bolzano e il Coordinamento teatrale trentino.
Ma Cosa è vero? E cosa è falso? Un fatto è realmente accaduto perché lo dice la Tv? Questi gli interrogativi che fanno da base a The Mountain al nuovo lavoro di Agrupación Señor Serrano, compagnia fondata nel 2006, apprezzata in tutto il mondo e insignita del Leone d’Argento alla Biennale di Venezia nel 2015.
«C’è una immagine ampiamente diffusa che ripercorre la storia delle idee – spiega la compagnia presentando lo spettacolo - scalare una montagna, superare le difficoltà per raggiungere la cima e, una volta lì, vedere il mondo “così come è”. Dunque, raggiungere la verità e non solo ombre e riflessi. Ma è davvero così? Esiste la verità?».
The Mountain viene descritto come uno spettacolo intelligentemente raffinato, ma al tempo stesso caustico, tagliente come una lama, in cui si intreccia la storia della prima spedizione sull’Everest (il cui esito è ancora incerto) con La guerra dei Mondi di Orson Welles, e poi ancora giocatori di badminton che giocano a baseball, un sito web di fake news, un drone volante sul pubblico, molta neve, immagini frammentate e un Vladimir Putin che parla soddisfatto di fiducia e verità.
Il tutto presentato sopra un palcoscenico bianco e diafano: miniature in scala su dei praticabili, uno studio radiofonico, una riproduzione dell’Everest, schermi di proiezione portatili e treppiedi cinematografici costituiscono uno spazio a metà strada tra un set televisivo, un museo e un campo da badminton.
Uno spazio ideale in cui gli interpreti possono giocare ostacolando o frammentando la visione di ciò che accade in scena, proprio come la verità, che spesso ci viene presentata ostacolata e frammentata. Una rete di idee, storie, immagini, azioni e concetti stanno alla base del quadro drammaturgico di The Mountain.
Materiali dispiegati in strati che si mescolano creando connessioni inaspettate e danno vita ad uno spettacolo che si presenta come un’esplorazione senza mappa sul mito della verità.