Sabato sera al Poplar, le parole dei protagonisti: Anna Carol, Queen of Saba, Giuse The Lizia, Bnkr 44
Il terzo giorno del Poplar, sabato 16 settembre, ha visto il Doss prendere vita dalle 18, con i primi artisti chiamati ad emozionare da subito il pubblico, accorso numerosissimo. E oggi c’è il gran finale
SPETTACOLO Poplar, le immagini (Foto di Diego Morone)
TRENTO. Un sabato sera da ricordare al Poplar. La prima a salire è stata Anna Carol, bolzanina con un animo tutto indie e un sonoro molto vario, dall’elettronica alla chiara influenza del cantautorato. Incrociarla dopo lo spettacolo, in un momento di relax dopo una performance assolutamente da applausi, è stata una piacevole sorpresa: “Prima di suonare c’è un momento di transizione, sta succedendo qualcosa, c’è sospensione, agitazione, quando scendi non capisci bene cosa sia successo, ora mi rilasso”, dice lei. Le vibes della natura, nello scenario ormai iconico del Parco, sono più che positive per lei: “C’è grande immersione nella natura, è una connessione per cui riesco a elaborare le cose giuste, amo anche la dimensione cittadina però, sono affascinata dal paesaggio industriale delle grandi città”.
Le sue origini, nonostante l’animo improntato al viaggio, l’hanno chiaramente portata a vivere Trento, a modo suo: “Trento è stata importante nella mia musica, venivo qui per vari eventi, per i concerti”. Il suo live è uno degli ultimi del tour estivo, ma il Poplar è sicuramente stato un ottimo modo per avviarsi verso la conclusione: “C’è malinconia ma è stato bellissimo, ho incontrato situazioni stupende, realtà che non conoscevo”.
Nella formazione di giornata, sono seguiti i Queen of Saba, ormai di casa a Trento, dopo aver suonato qui per i Suoni Universitari, il 25 aprile, al Pride. Quando gli abbiamo chiesto come si sta sul palco del Poplar, Sara ci ha detto che, in generale, stare sullo stage è il suo locus amenus: “Sul palco sento tutto tranne l’ansia, che pervade il resto della mia esistenza. Qualunque palco, in particolare Trento che è un po’ casa, c’è tanta adrenalina: automaticamente il mio cervello tace. È un miracolo”.
Il feeling con la città è appunto forte: “Non è un caso che sia cominciato tutto con i Suoni Universitari, le città universitarie sono speciali, c’è tanto da fare, chi ci vive è curioso di scoprire, di gettarsi nella mischia. La risposta alle oppressioni è ancora più forte, risponde tutta la città”.
Con loro si è parlato anche di musica, arrivando a un’altra definizione di quello che portano sul palco, che non sia già stata scritta, letta o commentata: “Siamo un sogno pop che dice con i sintetizzatori quello che il cuore a volte non ha il coraggio di dire”. Quello che il cuore, ma anche la mente spesso, non sembra dire, loro lo portano sul palco, con testi più che spinti, ma nulla è lasciato al caso: “Tante volte mi è stato detto che scrivo testi che non si possono magari far ascoltare alla propria prozia, ma è vero che per lanciare un messaggio bisogna trovare un piano comune, non ti do calci in faccia ma te la butto lì, su di un palco. Se non hai il coraggio né il diritto di usare certe parole io me ne approprio, tanto non le dici, ma le hai comunque nel cervello, le pensi: te le tolgo dalla bocca, te le sputo addosso”, ha aggiunto a riguardo.
“Credo nel potere dello scuotere, non è attivismo istituzionale, dal disturbo può nascere un conflitto, che porta a nuovi orizzonti, le cose non si possono cambiare solo dall’intero, bisogna arrivare diretti a volte” ha concluso sul tema. Il live è anche stata un’occasione – oltre che per proporre per la prima volta live Queen of Qasbah – per annunciare il loro prossimo album, Medusa, che verrà fuori il 13 settembre.
Giuse the Lizia, esibitosi dopo i Queen of Saba, è stato il primo ritorno di fiamma della serata: era salito sul palco del Poplar tre anni fa, con dietro un paio di singoli, è tornato da protagonista, anche a giudicare dalla caldissima reazione del pubblico. “Tornare a Trento è una soddisfazione, ero stato qui tre estati fa, ed era stata una delle date più belle, giravo da solo, con la chitarra. Oggi sono qui con una band, abbiamo creduto nel progetto”.
Un ciclo che si chiude e uno che se ne apre, insomma. Giuse è un cantante molto “universitario”, possiamo dire che quella è una porzione significativa del suo seguito, e quando gli abbiamo chiesto di mandare un messaggio ai suoi fan, impegnati ancora all’uni, ci ha risposto così: “Per l’università, ma anche per il resto delle cose che si fanno nella vita, bisogna darsi i propri tempi, bisogna affrontare tutto con serenità”.
Si è finiti poi su discorsi più impegnativi, come la questione affitti, dove Bologna vive una situazione sulla stessa lunghezza d’onda di Trento, poche case, molto care: “ Bolo è un tema caldo, serve un movimento dal basso. Credo comunque che siamo vicini a un punto di rottura sul tema” Giuse è stato un momento bellissimo della serata, prima di salire ce lo ha detto: “Il palco è super caldo”.
Non aveva torto, lo testimonia la reazione al suo live e a quello dei Bnkr44, che l’hanno succeduto. “Siamo carichi, la gente è molto calda, mentre mangiavamo c’era un delirio fuori”. Parlando con loro si è spesso parlato di “rivoluzione dalla provincia”: “L’obiettivo è la nazione, chissà l’Europa. Per il nostro futuro c’è da capire cosa fare, ma alla base c’è altra musica, non c’è niente di preciso ancora”. I Bnkr44 vengono da un tour appena chiuso: “Il tour è stato figo, le sensazioni sono state forti”.