Stefano Massini, sul palcoscenico per rendere viva "L'interpretazione dei sogni" di Freud
Intervista con il noto attore e autore, che propone il celebre testo del padre delal psicoanalisi: Freud nel libro usa continuamente la metafora teatrale quando parla di maschere, personaggi, trame e scene e quando scrive la famosa frase “perchè ogni notte si spalanca il sipario in questo teatro della mente che ho?”. Lo spettacolo da venerdì a domenica al teatro Sociale di Trento
TRENTO. Stefano Massini torna nel mondo di Freud, mettendo il suo estro di narratore al servizio di uno spettacolo liberamente ispirato e tratto dagli scritti del padre della psicanalisi. Le forme sono quelle de "L'interpretazione dei sogni" in scena al teatro Sociale, domani, venerdì alle 20.30, sabato alle 18 e domenica alle 16. Qui Stefano Massini porta a compimento il suo decennale lavoro su L’interpretazione dei sogni di Freud, iniziato nel 2008 e costellato di prestigiose occasioni pubbliche.
Un impressionante catalogo umano: fra le note di Enrico Fink, che prende forma sul palco attraverso un variopinto mosaico di personaggi che, narrando i propri sogni, compongono una sinfonia di immagini e di possibili interpretazioni, in cui il pubblico si riconosce e ritrova. Ne abbiamo parlato con l'attore e scrittore fiorentino.
Stefano Massini, da dove deriva la sua attenzione per Sigmund Freud?
“Nasce intanto da un paradosso: tutte le volte che faccio questo spettacolo, con Trento sarà più o meno l'ottantesima replica, c’è sempre qualcuno che dice: “Ma che sorpresa vedere a teatro, L’interpretazione dei sogni” che è un libro”. E invece qui sta il paradosso perché dovrebbe proprio stare a teatro, non lo dico solo da autore ma è proprio Freud che intitola la prima lezione “La drammaturgia onirica” e che nel testo usa continuamente la metafora teatrale quando parla di maschere, personaggi, trame e scene e quando scrive la famosa frase “perchè ogni notte si spalanca il sipario in questo teatro della mente che ho?”. Quindi non dovremmo stupirci affatto che "l'interpretazione dei sogni” arrivi a teatro perchè è casa sua.
Quella di Freud era una vera e propria “drammaturgia onirica”.
“La mia attenzione verso questo testo nasce anche dal fatto che per il mio palato di persona che si occupa di parole e di racconti era una scommessa irresistibile. E’ una storia bellissima e non mi riferisco tanto al contenuto ma intendo la storia che io racconto in scena, quella di un ragazzo di nome Sigmund Freud che faceva il neurologo e si occupava della cura dell’isteria che a un certo punto mentre era in vacanza in montagna grazie a una giovane cameriera francese si pone la domanda sul rapporto tra sogno e psiche, cosa che nessuno si era mai chiesto fino a quel momento. Com’è che questo giovane medico parte da questo caso particolare e arriva a scrivere un manuale di seicento pagine sul sogno? Come ci è arrivato? Con quali passaggi? È una storia meravigliosa che lui fa all’interno dei suoi sogni e di quelli delle persone che gli stanno accanto, che lui usava come cavie per cercare di analizzare il rapporto tra i loro sogni e la realtà”.
Quali forme ha allora questo spettacolo?
“Io sono in scena insieme a tre musicisti che hanno una funzione molto importante, anche loro sospesi tra realtà e sogno in abiti da belle époque. A raccontare sono solo ma nel racconto passano decine di personaggi tra Freud, i suoi familiari, i pazienti di ogni età, persone incontrate per caso, ognuna delle quali va a comporre il grande mosaico umano e porta il suo contributo al sistema di analisi del sogno di Freud”.
Quanto è difficile portare a teatro Freud?
“Ci ho lavorato per dodici anni, quindi è difficile all’inizio quando devi affrontare un materiale ostico per chi non ha familiarità con la materia. Però poi non soltanto è possibile ma è straordinariamente creativo e, oso dire, necessario. I commenti delle persone mi confermano che non è solo una storia che è accaduta a Vienna a fine Ottocento ma è una storia che riguarda tutti noi, forse oggi più che mai.
Qual è l’attualità di Freud in questo terzo millennio
“Freud avrebbe avuto molto da dire sulla nostra ossessione per il giudizio che fa da architrave sui social: l’ossessione per i like, per la condivisione, questa richiesta in alcuni casi addirittura supplicante del consenso di qualcuno che vede la tua vita dall’esterno e la giudica degna di attenzione. Chissà cosa avrebbe scritto degli effetti collaterali di questa ossessione del giudizio, considerando il fatto che i sogni sono liberatori proprio perchè ne sono privi. C’è forse più bisogno oggi di ascoltare le parole di Freud nonostante abbiano più di cento anni perchè sono più che mai attuali e più che mai forti?
La colonna sonora dello spettacolo è del compositore e flautista Enrico Fink
“Sì, Enrico non è sul palco ma ha composto le musiche per lo spettacolo. Con me in scena ci sono tre giovani musicisti molto in gamba che creano una partitura sonora che accompagna tutta la rappresentazione. La musica live si dimostra una presenza fondamentale e vitale”.
A cosa sta lavorando?
“Chi lo sa cosa succederà nel 2024, siamo solo a gennaio, è ancora presto per dirlo. Sicuramente c’è la certezza di questa tournée che andrà avanti fino a tutto marzo. Poi ci sono dei progetti nuovi per la prossima stagione teatrale che partirà a settembre e tante cose all’estero come il debutto a Sydney di “Lehman trilogy" dove rimarrà in scena un bel po’ di tempo per poi andare a San Francisco. Continuo anche con la presenza ogni giovedì sera in televisione, gli spettatori sanno dove trovarmi”.