Eventi / Rovereto

Il Poplar sbarca il lunario al Mart: per Utopia in oltre duemila

La giornata del primo giugno, tra concerti, performance artistiche e proiezioni al museo: il programma sincretico per «l’arte nell’arte»

Diego Morone

ROVERETO. Sabato primo giugno potrebbe essere stata una data spartiacque per Entropia, l’associazione dietro al Poplar – il Festival artistico-musicale, di scena a Trento ormai da anni: l’evento organizzato al Mart, in collaborazione con il Museo, è il primo lontano dal capoluogo, nonché una perfetta sintesi di quelle che sono state le proposte degli ultimi eventi. Se a settembre il Doss troneggia come “pista” su Piedicastello – dove è possibile trovare la parte “Cult”, appunto, la parte culturale, tra formazione, talk ed eventi di taglio vario, dall’associazionismo ai vari performer presenti – questa volta, il Mart è diventato teatro della giornata nella sua interezza, per gli oltre duemila presenti. 

Già dal primo pomeriggio è stato possibile accedere alle sale del Museo: l’orario d’apertura era stato fissato alle 14.30, con le prime opzioni già papabili alle 15.00. Il via è stato dato con l’apertura dei vari pop up, ma anche dalle prime performance artistiche e musicali, come “Le Canzonine” di Enrico Gabrielli, o esperienze interattive come “Tele Sociali”.

Addentrandosi nel pomeriggio, dopo l’acoustic-set di Han, all’interno della sala di Pietro Gaudenzi – di per sé prendere questa situazione come esempio renderebbe l’idea del carattere sincretico dell’evento:  la contrapposizione estrema tra arte del primo novecento e l’elettronica dell’artista lombarda è una bandiera del tutto – c’è stato modo di partecipare anche ad alcuni degli eventi più “catchy” del programma, capaci di attirare un grande pubblico.

Da evidenziare la parentesi teatrale con il creator di Filosofia Coatta, Giulio Armeni, e il collega di Inchiestagram, Daniele Zinni, ma anche l’esperienza di due proiezioni in linea con il manifesto di giornata, ovvero “Il segreto di Liberato”, un altro emblema del tutto – dentro c’è la storia di Liberato, il misterioso cantante partenopeo, raccontata tra anime (in napoletano, sottotitolati come se fossero nipponici), interviste integrali e tanti retroscena – e “Antipop”, il documentario di Jacopo Farini su Cosmo, protagonista indiscusso della serata musicale. 

La giornata, sotto l’effige del fare "arte nell’arte", ha contato su altri momenti, che seppur difficili da inquadrare, come la performance di Giacomo Laser, capace di attirare il pienone sul piano del museo destinatogli (una buona parte dei presenti si è alzata con il dubbio di quello che era stato appena visto), hanno esplicitato a pieno il concept di giornata.

Utopia è stato capace di creare una parentesi accessibile a un pubblico veramente ampio: il pomeriggio ha avuto più e più proposte papabili anche per intere famiglie. Il Festival ha confermato il suo carattere “non limitato”, ed è chiaro leggendo il tentativo di coinvolgere varie fasce di età: il target non è esclusivamente universitario, tutt'altro. 

Chiusi gli eventi, e finito il tempo delle mostre, si è passati ai live, con l’apertura del palco, sotto la Cupola di Botta, un fattore molto scenico, diretta da Coca Puma, al secolo Costanza Puma, artista romana classe ’98, dal suono misto, dalla componente jazz molto tecnologica, al pop estremamente nostalgico.

Con lei, c’è stato modo di scambiare due chiacchiere nel momento subito successivo al live, che non è stato il primo di questo stampo per l’artista, visto che aveva già proposto un suo concerto all’interno del Museo Napoleonico di Roma: "Credo sia sempre bello suonare in un bel luogo, pieno di arte, è come se si creasse un dialogo, è caratteristico, anche il modo di muoversi del suono all’interno di questo scenario", ha detto lei sul valore che può avere proporre musica all’interno di un’istituzione museale. 

C’è stato anche modo di farci raccontare del tour estivo, successivo al suo primo album, “Panorama Olivia”: "Il tour sta andando molto bene, sto cercando di assestarmi, per quanto sia faticoso è tutto bellissimo, come le persone da cui sono accompagnata". In chiusura, chiedendole il rito di giornata, ovvero quale fosse la sua Utopia, la risposta è stata legata ai suoi occhi, coperti dal caratteristico cappellino, il bucket hat: "La mia Utopia è il mio sguardo diretto, c’è questo cappello che mi “protegge”, mi concentra", ha commentato a riguardo lei. 

Chiusa la prima parte dell’evento musicale, la scena è stata rubata completamente dalla componente groove-funk di Bruno Belissimo: per quanto le origini delle sue creazioni siano ascrivibili a periodi ben lontani da quelli in cui li proponga sul palco, il suono è veramente fresco e vista la prestazione, potremmo solo che definirlo come un “animale da palco”.

La palla è passata poi a French79, Simon Henner, il musicista senza tempo, capace di gestire da solo un impero di synth: il suono onirico, in combinazione con il soffitto stellato della Cupola, e i giochi di luci presenti durante la sua performance, lo hanno reso uno dei momenti più alti della serata, per quanto poi lo stage sia stato completamente monopolizzato da Cosmo.

Quest’ultimo è stato capace di creare un mood tutto suo. La storia per cui ai suoi live i telefoni siano banditi è parzialmente vera, ma sembra essersi trattato di un mutuo e tacito consenso tra i presenti: parliamo di due ore abbondanti di live, senza pause, svariando da un genere all’altro e spalancando le porte al mood dell’After Party, dove OkGiorgo, all’anagrafe Giorgio Pesenti, classe ’96 bergamasco – prima membro degli Iside, poi collaboratore con nomi del calibro dei PTN, Carl Brave e gli Psicologi – si è sbizzarrito. 

Anche con Giorgio c’è stato modo di dialogare, prima però che cominciasse a suonare nei parcheggi del Mart – un’altra trovata tanto pittoresca quanto funzionale. Ci ha raccontato di come il focus sarebbe stato sul "Divertirsi", ma anche che si sente "Fortunato, libero di fare e seguire il flusso". Quando poi ci ha raccontato la sua Utopia, ha risposto che sogna "L’ambiente della musica più sano". 

 Quello che c’era da aspettarsi dalla tarda serata, finita oltre le due, era "divertirsi", dice lui, quando poi ha invece commentato il suo ruolo duplice, da solista e produttore, ha commentato come segue: "Penso di essere normalissimo, mi sto divertendo, mi sento fortunato. Sono libero di fare, di seguire il flusso". Quando poi gli abbiamo chiesto della sua Utopia, ha risposto che sogna "l’ambiente della musica più sano". 

La serata è senza dubbio riuscita, per quanto le vibes fossero in parte molto lontane dal Poplar, altri aspetti lo hanno ricordato a pieno: potremmo definirlo un antipasto prima di settembre, per quanto la possibilità di avere “altri assaggi”, sembra essere un’ipotesi papabile, perlomeno dalle tracce seminate sui vari canali social da Entropia.

 

(Foto @edomenegaz - Edoardo Meneghini)

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