Trento, presente e passato con i Bastard al teatro Capovolto
Parlano Jacopo Broseghini, Federico Sassudelli e Michele Vicentini, che martedì 2 luglio saranno i protagonisti della prima serata della stagione estiva "La città in scena", al Sociale di Trento
TRENTO. È affidata ai The Bastard Sons of Dioniso, l’apertura, martedì 2 luglio alle 21.15. della rassegna di eventi del teatro Capovolto - La città in scena, la stagione estiva del Teatro Sociale.
La band formata da Jacopo Broseghini, Federico Sassudelli e Michele Vicentini,che ha portato il suo rock made in Trentino in tutta Italia, proporrà il suo set estivo con una scaletta sospesa tra presente e passato.
Ne abbiamo parlato con i Bastard che ci hanno rivelato anche lo stato delle cose sui lavori del loro prossimo disco.
Ragazzi iniziamo dal concerto che proporrete al “Teatro capovolto”: che live ci dobbiamo aspettare?
«Lo spettacolo sarà strutturato sul percorso sonoro di "Dove sono finiti tutti?", il nostro ultimo album:nella set list ci saranno “Tali e squali”, “Sirene”, “Il tuo tesoro”, ”Ribelli altrove”, “Restiamo umani” e “L’isola di chi”. Incastonate tra un brano e l'altro proporremo le canzoni più rappresentative di questi ventuno anni trascorsi a suon di rock’n’roll». Quali? «Immancabili in scaletta quindi sono “Io non compro più speranza”, “L’Amor carnale”, “Rumore Nero”, ed altri pezzi del nostro repertorio passato. Naturalmente non mancheranno momenti in cui suoneremo qualche cover di canzoni che ci divertono particolarmente nella loro esecuzione. Come ormai di consueto nei i nostri concerti, ci sarà una parte unplugged a metà scaletta, anche qui sia con brani originali come “venti tornanti", sia con delle cover».
C’è qualche brano del vostro repertorio, ormai sostanzioso, che avete “riscoperto” per questa estate 2024, e perché?
«Sì. Da quest'estate abbiamo reintrodotto "Bestia tra il bestiame" e "Denti". Risuonandole in sala prove ci siamo troppo divertiti, l’energia di questi due brani aiuta a trovare quell'atmosfera che vogliamo portare sul palco con noi e trasmetterla a chi viene ad ascoltare».
Il vostro ultimo singolo, “Il tuo tesoro”, uscito un anno fa, vi vedeva insieme al coro della Sat: soddisfatti di quell' “esperimento” e vi piacerebbe in futuro fare cose simili?
«Da quanto abbiamo potuto sentire in giro…l’esperimento é ben riuscito. Abbiamo raccolto il frutto tangibile del nostro lavoro con la Sat nelle persone che hanno ascoltato il brano e ne sono rimaste colpite. Siamo sempre aperti a collaborazioni esterne, ma non deve diventare un presupposto per far uscire qualcosa di nuovo. La nostra concentrazione ora deve focalizzarsi sulla creatività per far nascere nuovo materiale, le finezze, se necessarie, arriveranno a tempo debito».
A che punto sono i lavori per il vostro nuovo album visto che l'ultimo risale al 2021? Intendo, siete già concentrati sui lavori in studio di registrazione?
«Il lavoro di produzione è sempre lì che ci attende, con tante idee e canzoni che sono rimaste lungo il percorso ad aspettare che tornassimo indietro a riguardarle e finalmente risolverle. Speriamo a breve di mettere a punto le ultime cose per cominciare a registrare qualcosa di definitivo. Ci sono delle idee che bollono nel nostro pentolone sonoro».
A questo proposito, se ci potete anticipare qualcosa per i lettori de l’Adige, in quale direzione sta andando o vorreste portare il vostro sound?
«La nostra impostazione rimane quella del power trio. Batteria, basso, chitarra e voci. C’è una caratteristica che ci contraddistingue da sempre, che può esser vista come un pregio ma anche un difetto: quando noi scriviamo pezzi nuovi, non abbiamo minimamente intenzione di voler arrivare ad un suono che assomigli a qualcuno, anche se poi magari succede, ma è totalmente casuale e involontario. Non ci fissiamo paletti nella produzione, sarebbe un ostacolo in più per la creatività. Scopriamo la direzione del suono solamente finito il disco».