Politica

La mostra a Palazzo Trentini: alla scoperta di De Gasperi

Iniziata il 5 settembre, è aperta tutti i giorni dalle 9 alle 18 fino al 4 ottobre con ingresso gratuito e, ogni sabato dalle 10.30, anche la possibilità di usufruire di visite guidate (non serve la prenotazione)

TRENTO. Sono passati da poco 70 anni da quel 19 agosto 1954, giorno della morte di Alcide De Gasperi, il grande statista trentino, più volte Presidente del Consiglio italiano. Una figura la cui biografia si confonde con la vicenda collettiva del Novecento, il secolo che tra grandi slanci ideali e tragedie disumane ha definito i tratti della civiltà contemporanea.

«È forse proprio per questo - dice Marco Odorizzi, direttore della "Fondazione Trentina Alcide De Gasperi" - che oggi, in un contesto sempre più incerto ad ogni livello, la vicenda degasperiana si ripresenta in tutta la sua attualità». Con questa consapevolezza e con l'intento di rendere omaggio a un figlio illustre della terra trentina, la Presidenza del Consiglio provinciale, insieme alla "Fondazione Museo storico del Trentino" e alla "Fondazione Trentina Alcide De Gasperi", ha deciso di avviare un ciclo di esposizioni che, tramite il linguaggio immediato della fotografia, porteranno il pubblico ad esplorare la vicenda degasperiana da prospettive diverse e insolite, «restituendo - spiega Odorizzi - l'immagine dello statista e del suo tempo, per fare memoria e rivivere un passato difficile ma eroico, che ci racconta come, proprio nei momenti più bui della storia, la politica abbia saputo leggere il futuro e farsi strumento di bene collettivo».

«È significativo - aggiunge Odorizzi - che l'iniziativa sia partita dalla Presidenza del Consiglio provinciale, l'istituzione che rappresenta tutti e tutte i trentini e le trentine, simbolo della democrazia e dell'autonomia trentina».

A inaugurare questo ciclo di esposizioni è la mostra "Alcide De Gasperi. Album di casa", allestita a Palazzo Trentini: iniziata il 5 settembre, è aperta tutti i giorni dalle 9 alle 18 fino al 4 ottobre con ingresso gratuito e, ogni sabato dalle 10.30, anche la possibilità di usufruire di visite guidate (non serve la prenotazione).

Curata dallo stesso Marco Odorizzi insieme a Elena Tonezzer, "Alcide De Gasperi. Album di casa" è un viaggio "in punta di piedi" nel Novecento, attraverso immagini accompagnate da poche ma significative parole: circa 60 scatti d'epoca, molti del tutto inediti, messi a disposizione da Paolo Magagnotti attingendo all'archivio personale di Maria Romana De Gasperi (la figlia primogenita, collaboratrice e prima biografa dello statista) e legati ai momenti di vita familiare dello statista.

Un itinerario intimo, che racconta l'incredibile normalità di De Gasperi: si potrà ad esempio vederlo da giovanissimo mentre passeggia nei boschi con il padre, o tenero bambino mano nella mano con il fratellino, o ancora nonno orgoglioso dei primi nipotini. In mezzo, l'esperienza dolorosa del carcere durante il fascismo, che si attenua nella presenza salvifica di Francesca, la compagna di una vita, che lo accompagna oltre il dolore verso un nuovo inizio. Immagini che ci raccontano costumi, liturgie e passatempi che sono appartenuti a un'intera generazione e che potremmo facilmente trovare negli album dei ricordi di molte delle nostre famiglie.

All'inaugurazione, alla quale ha partecipato un folto pubblico, parlamentari, consiglieri provinciali, studiosi e autorità, era presente anche Paolo Catti De Gasperi, figlio di Romana e quindi nipote di Alcide. In una delle fotografie è ritratto bambino accanto al nonno nella casa di Castel Gandolfo.

«Qui avevo tre anni - ha affermato ieri osservando sorridendo l'immagine che lo ritrae bambino col nonno - e sinceramente non ho un ricordo preciso. Così come non ho ricordi della casa di Sella. Ho invece presente invece quella di Castel Gandolfo. Per quanto riguarda il nonno, invece, i ricordi si sono sempre sovrapposti ai racconti che ho sentito in casa. Ma c'è una cosa che non ho mai dimenticato: le caramelle tonde e colorate che mi dava quando ci incontravamo. Quelle si me le ricordo. E penso sia tipico dei bambini».

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