Spettacolo

"Il nostro viaggio fra movimento, voce e luce" i performer spagnoli Aurora Bauzà e Pere Jou

Giovedì 13 e venerdì 14 marzo al Teatro Sanbàpolis con “A Beginning #16161D”

di Fabio De Santi

TRENTO. Aurora Bauzà e Pere Jou, due artisti e performer spagnoli, all’avanguardia nelle arti performative, approdano a Trento con uno spettacolo sull’eterna dialettica tra l’individuo e il collettivo. Le forme sono quelle di “A Beginning #16161D” in cartellone giovedì 13 e venerdì 14 marzo, ore 20.30, Teatro SanbàPolis per Stagione regionale contemporanea realizzata dal Centro Servizi Culturali S. Chiara di Trento e dal Teatro Stabile di Bolzano. Di questo viaggio dalle tenebre alla luce abbiamo paralto con i due artisti iberici.


Aurora Bauzà e Pere Jou, quali sono le origini di A beginning #16161D?


“Il titolo nasce da due idee. La parte numerica è il codice di un colore (Eigengrau) che pare sia quello che vediamo quando abbiamo gli occhi chiusi. Quando abbiamo iniziato a lavorare su questo spettacolo l’unica cosa che sapevamo era che volevamo partire dal buio, volevamo lavorare a un canto e a una coreografia dentro il buio e cercare di capire come si percepiscono suoni e movimenti in questa situazione di oscurità assoluta. I primi dieci-quindici minuti di spettacolo rappresentano questa idea con i cantanti che cantano intorno al pubblico nel buio”.


E la parte testuale del titolo?


“Si riferisce a una questione drammaturgica che rappresenta la spina dorsale dello spettacolo e che ci ha aiutato a prendere decisioni lungo tutto il processo creativo. Magari non arriva concretamente al pubblico ma non importa, secondo noi non è necessario, ci ha aiutato a strutturare il lavoro come un nuovo inizio del mondo. Oggi siamo molto coinvolti in narrative apocalittiche: leggendo i giornali, guardando la tv, parlando con gli amici sembra che il mondo stia per finire e allora abbiamo pensato a come sarebbe un nuovo inizio se il mondo finisse per davvero”.


Si parla di un viaggio dalle tenebre alla luce: in quale modo avviene?


“Noi siamo partiti dal buio ma abbiamo capito che non era un tema così interessante per uno spettacolo di 45 minuti/un’ora. Abbiamo deciso quindi di lavorare sulla luce, usando quelle lucine che si mettono sulla fronte quando vai a camminare in montagna, e sull’associazione tra canto e luce. Abbiamo scoperto un rapporto molto particolare tra la voce e la luce e allo stesso tempo il movimento e piano piano abbiamo iniziato a sviluppare una narrazione che diventa sempre più grande man mano che lo spettacolo avanza, è come un viaggio in crescendo dal buio verso la luce”.


Una narrazione teatrale sull’eterna dialettica tra l’individuo e il collettivo, per immaginare nuovi modi di relazionarsi.


“Noi offriamo delle immagini di transizione costante e fluida tra il collettivo e l’individuo. Sia a livello sonoro che visivo mostriamo cinque corpi che a volte convergono in uno solo e a volte tornano a essere entità divise. La cosa interessante su cui abbiamo lavorato molto era cancellare un po’ i confini tra individuo e collettivo, questa identificazione dell’individuo con se stesso come una singola unità e come transizione verso un’identità più collettiva. Poi è il pubblico che può proiettare quest'idea dentro di sé e trarre delle conclusioni”.


Quali forme hanno le musiche?


“Noi lavoriamo in una zona grigia tra la coreografia e la musica, solitamente siamo inclusi in manifestazioni di danza, nella parte più contemporanea, più “strana”. Però per noi è fondamentale restare in questa zona di confine perché articoliamo la coreografia attraverso la musica e componiamo la musica con un pensiero coreografico. E’ difficile sapere dove inizia una e dove finisce l'altra”.


La vostra ricerca artistica ruota attorno alla voce umana e alle sue intricate connessioni con il corpo: da dove nasce questa vostra esigenza e quali i prossimi orizzonti che volete esplorare?


“Dal primo spettacolo abbiamo sempre lavorato sulla voce, il corpo, il movimento e su come si possono vincolare, quali immagini poetiche possiamo tirare fuori dall’interazione tra questi due elementi. Poi in quest'ultimo spettacolo abbiamo coinvolto anche la luce, quindi stiamo già articolando tre livelli di informazione diversi, molto essenziali e interconnessi fra loro. Il prossimo spettacolo “Lobo” che debutterà a marzo 2026 va nella stessa direzione ma vogliamo portare questo rapporto con la luce un po’ più lontano, vogliamo lavorare con delle installazioni, con un oggetto luminoso in scena e su come i sei interpreti costruiscono un rapporto con questo oggetto scenico che cambierà durante la performance”.