Cultura / L'evento

Plastiqo, dal clubbing all’intersezionalità dell’arte: appuntamento il 3 agosto a Riva

Intervista al presidente Francesco Saccardo: il gruppo di ragazzi rivani organizza il nuovo esordio, dopo l’esperienza del Moor. Il concept, molto articolato, si muoverà dal suminagashi alla musica elettronica “dentro un cubo”

TRENTO. La cultura del clubbing può essere tanto entusiasmante quanto asfissiante. Da un lato c’è da aspettarsi migliaia di persone per serata, disposte a perdere la testa dietro a un suono minimale, ma dall’altro c’è chi, nell’organizzare un evento, auspicherebbe un movimento propriamente culturale, sul modello berlinese - col potenziale risvolto negativo di vederlo trasformato da opera d’arte a baccanale.

Senza costruire il fenomeno, senza istruzione per la gente, i rischi sono fin troppi, prima che il paradigma cambi, sfociando nel ben più conosciuto concept da “notte del giudizio” - come il franchise cinematografico avviato da De Monaco - c’è sempre il modo di cercare una svolta quando la rotta sembra essere ormai persa, un po’ come per Plastiqo, l’associazione rivana che, sotto la guida di Francesco Maria Saccardo, classe 2003, organizzerà il primo evento, proprio a Riva - nel Parco Miralago, il prossimo sabato 3 agosto, dalle 14.  

 

Quali sono le radici dell’associazione? Da dove nasce l’esigenza di proporre uno spazio culturale come quello che prospetta Plastiqo?

All’inizio eravamo il “Moor”. Io e Gabriele Bordin, attuale vicepresidente della neonata associazione, organizzavamo un po’ tutto, ora ci siamo ampliati: abbiamo un segretario, dei consiglieri. Organizzavamo eventi al Cantiere 26 - come la Sunglasses Night, con gente principalmente tra i 18 e i 21 anni, ma anche la Secret Night, in cui la location veniva indicata solo seguendo le nostre “istruzioni”, con la posizione fornita solo qualche ora prima. Siamo passati da un centinaio di persone fino alle oltre mille, per collaborare anche con locali come il Dna; proponevamo qualcosa ogni giovedì, poi le cose sono cambiate, la platea si amplia e il pubblico è cambiato, dai nostri aficionados siamo finiti ad accogliere gente che non aveva interesse nella proposta musicale, quanto più per l’alcool o per il creare disagio. La scelta di un cambio radicale è avvenuta nel tempo proprio con la proposta musicale, se l’imprinting era ormai di stampo prettamente commerciale - anche lontano dal messaggio di “movimento culturale”, abbiamo scelto di virare su una selezione più elettronica e underground, è quello che vorremmo proporre.

Qual è l’obiettivo che vi siete prefissati? Proporre uno spazio culturale, di per sé, non è una novità: cosa vi differenzia rispetto alle proposte già presenti sul territorio?

L’associazione nasce da una chiamata forte che abbiamo avuto, appunto nell’organizzare altri eventi: intrattenere lo facevamo, i giovani a Riva si divertivano anche, ma sentivamo di avere perso il focus e che questa fosse un’esigenza comune a tutti: non c’è uno sfogo artistico concreto. Cosa mancasse al Trentino ce lo siamo chiesti, volevamo - e tutt’ora vogliamo - dare la possibilità di ballare, divertirsi e di esprimersi a pieno ai presenti, senza che il tutto sia totalizzante. La partecipazione attiva sarà centrale: non c’è la spinta verso la musica? C’è l’arte performativa, di cui l’ospite stesso, da spettatore, diventa protagonista e - a modo suo - artista e concepitole del prodotto finale. Insomma, vorremmo la partecipazione del territorio in maniera “diversa” rispetto a un locale o una discoteca.

Come proverete a tradurlo nell’evento di sabato?

Essendo il primo non ci aspettiamo sia già un punto di riferimento, o che sia totalmente riuscito, ma puntiamo ad esserlo: vogliamo cancellare la passività, perché proponiamo, in simultanea, più scenari possibili. Dal dj set (per cui saranno presenti dj da fuori regione, come Andrea Selvaggio e Luca Pettenati) si può passare alla prospettiva dell’arte, appunto, come il suminagashi - una pratica orientale di arte sull’acqua, utilizzata persino con un approccio propiziatorio, ma anche proposte totalmente controcorrente, come uno stand dove il “nonno dell’associazione” - che è effettivamente mio nonno Enrico, omonimo a un consigliere dell’associazione, mio fratello - giocherà a Briscola con gli sfidanti, con dei premi in palio.

Oltre la componente artistica, quali sono le declinazioni che assumerà l’evento?

Ci sarà anche una sezione dedicata allo scambio di vestito - la pratica del CLOSWAP, con cui vogliamo mandare un messaggio di internazionalità nelle idee che proponiamo; la proposta trasversale è essenziale, dal nostro punto di vista. Per completare il quadro: i dj suoneranno in un cubo, con dei pannelli luminosi, il fulcro dell’evento, curato da Marco Scremin e Paolo Nicosia (in qualità di scenografi e tecnici delle luci), ma per quanto riguarda altre installazioni siamo stati noi stessi, come associazione a costruirle, proponendo quindi in maniera “diretta”, un prodotto al nostro pubblico.

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