Allarme sul debito italiano Ue ancora a rischio contagio
L'economia italiana stenta a riprendersi perché è ancora agitata da gravi squilibri: debito elevato, banche deboli, competitività molto bassa rendono il Paese vulnerabile e riaccendono il rischio di contagio su tutta l'Eurozona, se dovesse tornare tensione sui mercati. È la commissione europea a lanciare un nuovo allarme mentre in Italia l'incertezza politica non riflette quello che Bruxelles vorrebbe vedere: vecchie riforme applicate e nuove riforme in cantiere, per snellire la pubblica amministrazione, rendere più efficiente l'istruzione e più libere di agire le imprese, che oggi non riescono a fare innovazione
L'economia italiana stenta a riprendersi perché è ancora agitata da gravi squilibri: debito elevato, banche deboli, competitività molto bassa rendono il Paese vulnerabile e riaccendono il rischio di contagio su tutta l'Eurozona, se dovesse tornare tensione sui mercati.
È la commissione europea a lanciare un nuovo allarme mentre in Italia l'incertezza politica non riflette quello che Bruxelles vorrebbe vedere: vecchie riforme applicate e nuove riforme in cantiere, per snellire la pubblica amministrazione, rendere più efficiente l'istruzione e più libere di agire le imprese, che oggi non riescono a fare innovazione. E per rimettere in moto la crescita, la Ue chiede anche di rivedere il sistema fiscale perché troppe tasse frenano la domanda interna, ossia i consumi.
Nel nuovo rapporto sugli squilibri macroeconomici la Commissione Ue spiega che quelli italiani sono soprattutto «andamento dell'export, perdita di competitività e debito elevato». Preoccupa in particolare quest'ultimo aspetto: «Il debito elevato resta un grave problema dell'Italia, che è sempre vulnerabile ai repentini cambiamenti dei mercati e permane quindi il rischio di contagio al resto della zona Euro, se si dovesse intensificare nuovamente la pressione sul debito». Occorre perciò metterlo su un percorso discendente, e dovrebbe farlo «un'azione decisa» di chi governa, così come sempre chi governa dovrebbe applicare le riforme adottate dal governo Monti, dunque anche quelle su lavoro e pensioni messe sempre più in discussione.
L'Italia non dovrebbe perdere altro tempo, secondo la Ue, perché «la persistente debolezza strutturale ha ridotto la capacità di assorbire gli shock economici, la condizione finanziaria resta fragile e le prospettive di crescita a medio termine restano condizionate». Le banche da sole non ce la fanno a sostenere l'attività economica perché «sono deboli da metà 2011», e le imprese sono poco competitive perché a causa di «barriere normative e clima sfavorevole al business», sono incapaci di innovare e puntano ancora su un basso contenuto tecnologico.
Perciò servono riforme in diverse aree, a partire da una «revisione del sistema fiscale», per renderlo più «amico della crescita», e una modernizzazione del sistema dell'istruzione e della pubblica amministrazione.
Ma nonostante l'attenzione ancora molto elevata sui rischi dell'economia italiana, il commissario agli affari economici Olli Rehn annuncia che l'uscita dalla procedura per deficit eccessivo è molto probabile: pagare i debiti della pubblica amministrazione peserà sui conti pubblici ma non metterà a rischio l'iter della procedura, e tra qualche settimana l'Italia dovrebbe esserne fuori. Bisogna aspettare che il 22 aprile Eurostat confermi i dati del 2012 e poi a inizio maggio le nuove previsioni economiche diranno se il deficit si manterrà sotto il 3% anche nel 2013. I 20 miliardi nel 2013 e gli altri 20 nel 2014 sono «uno stimolo significativo che l'Italia dà alle imprese e porterà crescita, restando allo stesso tempo dentro le regole del Patto di stabilità», ha detto Rehn.