Coop a Dellai, lui smentisce tutto

Sfumata la successione Dellai-Schelfi alla guida della Provincia potrebbe esserci la staffetta Schelfi-Dellai sulla poltrona più alta della Cooperazione. L'anno prossimo Schelfi concluderà il suo quarto mandato e un Dellai di ritorno da Roma è dato tra i favoriti per via Segantini. La possibilità resta anche se Dellai, con una breve email giunta in redazione, smentisce: «Letto l'Adige a riguardo dei futuri assetti della Cooperazione Trentina, l'ho preso come un simpatico scherzo di inizio anno. Con Diego Schelfi ci siamo fatti una risata»

di Paolo Ghezzi

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Dellai, con una breve email giunta in redazione, smentisce: «Letto l'Adige a riguardo dei futuri assetti della Cooperazione Trentina, l'ho preso come un simpatico scherzo di inizio anno. Con Diego Schelfi ci siamo fatti una risata».

 

L'ARTICOLO

E se, sfumata la successione  Dellai-Schelfi  sulla poltrona più alta della Provincia, in questo 2014 si preparasse la successione all'incontrario:  Schelfi-Dellai , sulla poltrona più alta della Cooperazione? Negli ambienti cooperativi, ufficiosamente, è già un argomento di robuste chiacchiere di corridoio e di prime strategie.
Da sempre tra i due alti poteri che governano il Trentino c'è una certa vicinanza: non solo topografica (da piazza Dante 15 a via Segantini 10 sono, secondo ViaMichelin, 500 metri e 00h 07' a piedi) ma ideologica (furono entrambi templi di stretta osservanza democristiana) e amministrativa. C'è oltretutto il precedente illustre di Pierluigi Angeli, che fu presidente della Provinciale dal 1985 al 1988 e poi della Federazione dal 1992 al 2003.
Ma sono soprattutto le coincidenze tra i tempi (e i problemi) del sistema cooperativo trentino e i tempi (e i problemi) della contingenza politica nazionale che portano a una «finestra 2015» che potrebbe portare al clamoroso ritorno dell'ex Principe in Trentino.
È infatti noto che  Dellai , recordman di preferenze a livello provinciale, abituato a percentuali quasi bulgare, tenendo in gran dispetto il Pd (che pure l'ha sempre sostenuto, fedele come l'Arma), a Roma ha un'irresistibile tendenza centrista a mettersi in partitini da prefisso telefonico (dall'Api di  Rutelli  in avanti) e, ora che ha rotto anche con  Monti , il «Per l'Italia» - lo spezzone di cui pure è capogruppo - non è esattamente un passaporto per radiosi futuri ministeriali (se non l'ha chiamato il  Letta Enrico , suo compagno di merende, da Dro in avanti...).
Inoltre,  Renzi  e  Berlusconi  e  Grillo  lo dicono un giorno sì e un giorno no, le abbastanza larghe intese hanno una scadenza non lunghissima, massimo 2014, che vedrà nel secondo semestre la presidenza italiana del Consiglio dell'Unione europea. Nella primavera 2015, alla tardissima, si vota. Proprio quando si torna a votare per FedCoop.
Ecco allora che la parabola personale di  Dellai , che a neppure 55 anni si sente ancora politicamente gagliardo, si può sposare con il guado coop. Vero è che lo  Schelfi   quater  si potrebbe trasformare in  quinquies , vero è pure che - avendo battagliato per la deroga nel 2012 - non è elegante che  Schelfi , a 64 anni, si appunti al petto la quinta stella (che poi gli danno del grillino).
Vero è, soprattutto, che i grandi elettori della Cooperazione non vedono ancora un'alternativa a tutto tondo al carismatico ingegnere di Brentonico.
I due presidenti in pectore,  Renato Dalpalù  e  Giorgio Fracalossi , commercialisti abili intelligenti e scaltri, sono infatti ritenuti entrambi «bravissimi ma senza quel  quid ». E il  quid  è proprio la caratura «politico-culturale». I governi tecnici non funzionano a lungo, si è visto con il professor  Monti  a Roma, e le cooperative temono di non aver ancora trovato il nuovo  Schelfi . I due signori tecnici che attualmente guidano il Sait l'uno (Dalpalù), la Cassa centrale l'altro (Fracalossi) sono entrambi considerati eccellenti per gli attuali ruoli - e anzi indispensabili timonieri nei mari burrascosi del consumo e del credito coop - ma forse non ancora maturi per il post- Schelfi .
Che ci sarebbe di meglio, allora, che un bel triennio di ulteriore transizione, con un politico navigato che ha già esternato pro  Schelfi  quando  Pancher  lo sfidava a mani nude, che ha provato un po' a traghettarlo verso piazza Dante, e che sarebbe un osso duro per il dirimpettaio  Rossi , il suo successore autonomista?
Sono ipotesi di scuola, per ora (manca un anno!), ma hanno la plausibilità della logica e delle coincidenze. Per  Dellai , meglio essere un numero 1 in Trentino, che un n.33 a Roma. Per FedCoop, meglio un presidente fuori dalla mischia, un papa straniero, un Lorenzo coop-evangelizzatore di ritorno?
Twitter: @pgheconomiadige

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