Piffer: basta favori al commercio cooperativo
Confcommercio all'attacco della cooperazione di consumo. No a nuovi interventi provinciali a favore della rete coop. A una settimana dall'intervista del presidente del Sait Renato Dalpalù all' Adige , in cui aveva sostenuto la necessità di razionalizzare la rete dei negozi periferici e di dimezzare il numero delle Famiglie cooperative (in analogia a quanto fatto dalle casse rurali), il presidente dei dettaglianti e vicepresidente di Confcommercio Massimo Piffer prende posizione, dopo un'ampia consultazione degli iscritti I tuoi commenti
TRENTO - Confcommercio all'attacco della cooperazione di consumo. No a nuovi interventi provinciali a favore della rete coop. A una settimana dall'intervista del presidente del Sait Renato Dalpalù all' Adige , in cui aveva sostenuto la necessità di razionalizzare la rete dei negozi periferici e di dimezzare il numero delle Famiglie cooperative (in analogia a quanto fatto dalle casse rurali), il presidente dei dettaglianti e vicepresidente di Confcommercio Massimo Piffer prende posizione, dopo un'ampia consultazione degli iscritti.
E si dice stupito dal dibattito che è divampato: «L'impressione è che si tratti di un ragionamento da portare avanti esclusivamente in seno al movimento cooperativo. Niente di più sbagliato. La questione delle chiusure dei piccoli negozi è una questione che riguarda l'intera popolazione trentina e, tanto più, anche tutti gli imprenditori del commercio, sia singoli che consorziati in altre realtà. Il sospetto è che il grido d'allarme sulle condizioni critiche di un ramo dell'attività (quella dei multiservizi) sia soltanto il paravento dietro al quale cercare di nascondere difficoltà gestionali».
Piffer vede «il tentativo di allargare ancora la disparità di trattamento tra negozi cooperativi e negozi commerciali privati. Gli stessi superstore, che avrebbero dovuto garantire gli utili per salvare i multiservizi, sono in crisi. Ma già alla loro apertura si capiva che si sarebbero trovati in un mercato saturo e che avrebbero dovuto essere sostenuti».
Sferzante l'analisi del presidente dei dettaglianti: «Un sistema protezionistico - tra tassazioni agevolate, contributi, occhi di riguardo, corsie preferenziali - ha creato un soggetto incapace di stare sul mercato, tutt'altro che competitivo e che in fin dei conti danneggia più che aiutare il territorio trentino. Tenere in vita questo tipo di sistema diventerà sempre più oneroso per le casse pubbliche e sempre più ingiusto nei confronti dei cittadini e degli imprenditori che rischiano tutto senza aiutini o delibere ad hoc».
Massimo Piffer concorda in pieno con gli assessori Mellarini e Olivi quando dicono che ogni chiusura è una sconfitta per il Trentino e che i negozi multiservizi (che non sono solo coop, né tantomeno solo Sait) vanno presidiati. Ma nega la «presunta superiorità "sociale" del sistema cooperativo».
«Non dimentichiamo poi - insiste il n.2 di Confcommercio - che il piccolo commercio non è soltanto alimentare ma che a contribuire alla vitalità dei nostri Comuni, ci sono oltre al supermercato, anche il panificio, il fruttivendolo, la macelleria, il giornalaio, il negozio di abbigliamento, quello di scarpe, il ferramenta, e via dicendo. Per questo, continuare a perpetrare una disparità di trattamento tra negozi cooperativi e di altro tipo, è uno sbaglio da non commettere».
L'Associazione dei commercianti al dettaglio si rivolge dunque «in primo luogo ai dirigenti del sistema cooperativo, affinché siano davvero responsabili e facciano un passo indietro oltre ad un'analisi approfondita per il bene di tutto il Trentino; in secondo luogo alla nuova classe politica provinciale perché abbia la forza di invertire una rotta che, vista la situazione attuale, non ci condurrà fuori dalla crisi, anzi».
Secondo Piffer «i casi di trattamenti di favore al sistema cooperativo - che già gode di benefici fiscali e di un controllo molto meno asfissiante di quello di altre realtà - sono numerosi e hanno contribuito ad accrescere la rabbia degli imprenditori che si sono sentiti traditi e trattati come cittadini di serie B».
Quindi - conclude il presidente dei dettaglianti trentini - «il punto non è solo salvaguardare o meno privilegi che oggi non sono più fondati, ma occorre promuovere un'idea di sviluppo che sia davvero equa e che sappia investire le risorse pubbliche nel modo più proficuo e sostenibile possibile. Ciò significa investire della giusta dignità le imprese che sanno generare reddito e ricchezza per il territorio, tutelando sì le peculiarità dell'orografia trentina e della complessa identità dei nostri paesi ma anche essere consapevoli che l'orizzonte verso il quale dovremo confrontarci è quello europeo»