Per lo sfalcio in quota contributi con il contagocce
Contributi con il contagocce per chi si prende cura dei prati di montagna. Anche lo sfalcio, infatti, fa i conti con la congiuntura economica: quest'anno in cassa mancano gli oltre 4 milioni di euro previsti come incentivo per l'anno 2014. Non che sia andata meglio per il 2013, dato che coloro che ne hanno fatto richiesta stanno ancora aspettando la chiusura della pratica. Dal prossimo anno, inoltre, potrebbero essere escluse dal contributo le aziende non zootecniche
Contributi con il contagocce per chi si prende cura dei prati di montagna. Anche lo sfalcio, infatti, fa i conti con la congiuntura economica: quest'anno in cassa mancano gli oltre 4 milioni di euro previsti come incentivo per l'anno 2014. Non che sia andata meglio per il 2013, dato che coloro che ne hanno fatto richiesta stanno ancora aspettando la chiusura della pratica. Dal prossimo anno, inoltre, potrebbero essere escluse dal contributo le aziende non zootecniche.
Il Programma di sviluppo rurale della Provincia di Trento per gli anni 2007-2013 prevede un premio annuale per la gestione delle aree a prato permanente. Si tratta di circa 16mila ettari con un cofinanziamento da parte dell'Unione europea e dello Stato per 4 milioni 300 mila euro. L'aiuto va dai 200 euro ai 340 per ettaro, con il premio maggiore previsto per prati che si trovano oltre i 900 metri e per lo sfalcio biologico.
Tra gli impegni sottoscritti dai beneficiari, oltre ad effettuare almeno uno sfalcio sopra i 900 metri (almeno due sotto i 900 metri), c'è il rispetto di determinati parametri rispetto alla concimazione chimica ed organica. Più regole ma contributi maggiori (da 380 a 450 euro ad ettaro) sono previsti per la cura delle aree a prato definite «Natura 2000», ossia quelle zone - non più di 600 ettari - caratterizzate da biodiversità.
«I prati permanenti e i pascoli sono elementi caratterizzanti il territorio alpino e la loro coltivazione e cura è fondamentale sia per la salvaguardia dell'ambiente, che per la protezione delle risorse naturali, nonché per il mantenimento dello spazio naturale e del paesaggio, anche al fine di sostenere l'attività turistica che fa leva sulla bellezza del paesaggio e sulla fruibilità degli spazi naturali», si legge nel Programma di sviluppo. Senza dimenticare che la qualità del foraggio che nutre il bovino influisce sulla qualità e quantità del latte.
Le oltre 1700 aziende che si sono impegnate nel progetto (quelle zootecniche sono l'85-90% del totale) rischiano di veder slittare il premio annuale. A quando, non si sa.
«Si tratta di misure a totale carico di Stato ed Unione europea. Fino alla copertura del bilancio preventivo la Provincia non mette denaro - spiega Pietro Molfetta, responsabile dell'Agenzia provinciale per i pagamenti - Se ci sono più richieste, la Provincia può evaderle intervenendo con fondi propri. Per il 2014 lo sfalcio verrà pagato con i fondi provinciali, perché è finito il budget».
Per quest'anno la Provincia dovrà dunque coprire per intero la misura. «Il piano è di sette anni ed i fondi sono terminati con il 2012 - prosegue Molfetta - si era già preventivato di aggiungere fondi provinciali. Per il 2013 non abbiamo ancora completato i pagamenti ma dovremmo essere coperti. Per quanto riguarda il 2014 al momento c'è un impegno con un quinto delle risorse». Proteste formali al momento non ce ne sono state, ma per le (poche) grandi aziende che curano dai 40 ai 50 ettari di prato i 15mila euro circa di contributo fanno la differenza nel bilancio annuale.
All'Agenzia provinciale per i pagamenti sono ottimisti: i soldi non ci sono ma arriveranno.
Brutte notizie invece per le aziende non zootecniche che fino a quest'anno potevano beneficiare dei contributi, ma che dall'anno prossimo rischiano di essere fuori «dal giro».
Si sta perfezionando in questi giorni la nuova programmazione, che entro fine mese arriverà a Bruxelles: si tratta di misure che riserveranno più aiuti alle aziende che hanno un numero di bovini ridotto rispetto alla superficie di prato. «La proposta è di suddividere il Trentino in tre grandi aree di prati falciabili: prati di fondovalle ossia produttivi; prati ricchi di specie; prati di versante o di costa - spiega Alberto Giacomoni del Servizio sviluppo rurale della Provincia - L'accesso ai contributi sarà collegato al numero di bovini di cui le aziende dispongono. Il piano sarà approvato in bozza dalla giunta ed entro fine mese sarà trasmesso a Bruxelles. Ci sono tre mesi di tempo per le controdeduzioni, quindi il piano tornerà in Provincia per le risposte e sarà inviato ancora a Bruxelles per l'approvazione definitiva».
Il principio è che un'azienda con pochi bovini è un'azienda che dal punto di vista ambientale non crea problemi per lo smaltimento del letame, del liquame. «L'obiettivo della misura è prevalentemente ambientale e non produttivo» spiegano in Provincia. A scapito, però, di chi dispone di un pezzo di terreno ma non è allevatore.
Nei primi sei mesi del 2014 in Trentino Alto Adige i contratti a tempo determinato per quadri e manager sono in aumento di oltre il 20% rispetto allo stesso periodo del 2013, secondo una ricerca della società Elan International. Il motivo? Due fattori agiscono in questa direzione, secondo gli esperti: il decreto governativo sul tempo determinato da una parte, e la forte presenza sul mercato del lavoro di 50enni validi.