Ai produttori Melinda 10 centesimi in meno
I produttori di Melinda quest'anno riceveranno meno soldi di un anno fa, per le mele conferite nell'ultima campagna ai magazzini frutta. Mediamente una decina di centesimi al chilo in meno. Il che si traduce, per un piccolo coltivatore che produce 4 «vagoni» di mele (un vagone è pari a 10 tonnellate) in un introito di 4 mila euro in meno rispetto all'anno precedente. «Avevamo già previsto che le remunerazioni dell'anno precedente non erano ripetibili», conferma il presidente di Melinda Michele Odorizzi, che comunque ricorda come il bilancio del consorzio non sia stato ancora definito (sarà portato in approvazione verso fine settembre)
I produttori di Melinda quest'anno riceveranno meno soldi di un anno fa, per le mele conferite nell'ultima campagna ai magazzini frutta. Mediamente una decina di centesimi al chilo in meno. Il che si traduce, per un piccolo coltivatore che produce 4 «vagoni» di mele (un vagone è pari a 10 tonnellate) in un introito di 4 mila euro in meno rispetto all'anno precedente.
«Avevamo già previsto che le remunerazioni dell'anno precedente non erano ripetibili», conferma il presidente di Melinda Michele Odorizzi, che comunque ricorda come il bilancio del consorzio non sia stato ancora definito (sarà portato in approvazione verso fine settembre). «D'altronde ci siamo trovati di fronte al problema della ticchiolatura, ad una minor pezzatura delle mele, ad una condizione di mercato non positiva, visto che in giro c'era più prodotto. Come non bastasse, un calo dei consumi, legato alla crisi. Quest'anno fortunatamente finora abbiamo mele di buona pezzatura, una produzione ottima per qualità e quantità. Le premesse per l'anno venturo sono buone».
Conferma tutto Renato Riddo , presidente del Consorzio frutticoltori di Cles: «Sapevamo dal bilancio di previsione che per il raccolto 2013 le medie sarebbero calate, la previsione parlava di 42 centesimi. Comunque la commercializzazione del prodotto, sia pure con dei limiti, è andata bene».
Un agricoltore conferma la sostanziale soddisfazione. «A Cocea un anno fa la media al produttore è stata di 53 centesimi al chilo. Quest'anno sarà di 41 centesimi, al massimo 42, ma in quest'area di ticchiolatura ne abbiamo avuta molta. Basti un dato: per il raccolto dello scorso anno la mela 80+ (oltre gli 80 millimetri di diametro, la più gradita alla clientela, ndr) la percentuale è stata del 18%, mentre negli anni precedenti si attestava ben oltre il 40%. Fortunatamente quest'anno si ritorna nelle medie abituali, le mele, quanto meno le golden, sono più grosse ora di quando le abbiamo raccolte l'anno passato. E dato come era andata, dei 41-42 centesimi al chilo della passata produzione si può essere soddisfatti».
Un'ulteriore soddisfazione il consorzio Melinda ce l'ha per il «riconoscimento» avuto da un portale informatico, dove viene criticato il basso numero di «vigilatori» esistente in Italia per controllare i prodotti marchiati Dop. In Italia i prodotti agricoli che possono vantare tale marchio sono 264: e per «vigilare» su di essi sarebbero in azione solo 177 agenti vigilatori. Nella classifica stilata, Melinda vanta il maggior numero di vigilatori: ben 12, un record assoluto. «Va detto che i vigilatori non controllano Melinda, ma la Mela della Val di Non», precisa Odorizzi, perché è alla mela di valle che è stato assegnato il marchio Dop, quindi anche al frutto prodotto in valle da agricoltori che non conferiscono le mele a Melinda. Vigilatori che sono in parte esterni, e che si rifanno all'ente di controllo di Roma, in parte di Melinda, per verificare la qualità, il rispetto degli standard previsti e quant'altro. «Per essere prodotto Dop è necessario rispondere a degli standard qualitativi, siamo ben lieti di essere la realtà più vigilata, d'altronde va detto che siamo anche uno dei maggiori consorzi produttori agricoli in campo nazionale», commenta Odorizzi.
I controlli dei «vigilatori» non hanno comunque niente a che fare con l'analisi chimica del prodotto: di quella si occupa l'Azienda sanitaria, con numerosi controlli, per accertare che i residui di antiparassitari siano entro le soglie stabilite dalle normative in vigore.