I contadini trentini non pagheranno l'Imu
Niente tasse sui terreni per gli agricoltori trentini. Lo ha stabilito ieri il consiglio dei ministri che, a ridosso del pagamento dell’Imu (la scadenza era fissata per lunedì), ha ampliato il numero dei Comuni che potranno beneficiare dell’esenzione totale. In tutto sono 3.456, contro i precedenti 1.498, le municipalità graziate rispetto al precedente decreto del Tesoro. E a queste se ne aggiungono altre 655 per le quali è prevista un’esenzione parziale. In Trentino, nonostante le soglie fissate dal governo, tutti i 217 Comuni figurano come montani - Trento, Rovereto e Riva del Garda compresi - e dunque i contadini possono tirare un sospiro di sollievo. La soluzione varata dal consiglio dei ministri a ridosso della corsa in banca con il protafoglio in mano trova ovviamente il plauso delle associazioni di categoria. Perché l’Imu agricola montana proprio era mal digerita. Il compromesso trovato dai ministri dell’economia Pier Carlo Padoan e delle politiche agricole Maurizio Martina fissa una ridefinizione dei parametri per il pagamento che amplia la platea di chi non è tenuto a versare la gabella.
Il testo del decreto prevede che a decorrere dal 2015 l’esenzione dall’imposta municipale si applichi ai terreni agricoli e a quelli non coltivati nei Comuni classificati come totalmente montani e a tutti quelli posseduti e condotti dai coltivatori diretti e da imprenditori agricoli professionali catalogati come parzialmente montani. Questi criteri si applicano anche all’anno di imposta 2014. I contribuenti che non rientrano nei parametri, invece, dovranno versare l’imposta entro il 10 febbraio.
«Abbiamo lavorato per una soluzione definitiva e strutturale della vicenda Imu sui terreni montani - ha dichiarato il ministro Martina - con il decreto abbiamo risolto i problemi amministrativi sopravvenuti». L’elenco dei graziati dalla tassa è quello riportato dall’Istat che, come detto, contempla tutti i 271 Comuni trentini, fondovalle compreso. Anche il presidente dell’Anci Piero Fassino plaude alla scelta romana: «Bene ha fatto il governo a rivedere e correggere il regime fiscale sui terreni agricoli accogliendo le richieste di tanti sindaci. I nuovi criteri e le molte esenzioni previste vengono infatti incontro all’esigenza di non penalizzare i terreni montani e le loro attività agricole. Auspichiamo che dopo la scadenza del pagamento si verifichi con attenzione il gettito effettivo e in conseguenza si riequilibri la riduzione di risorse già operata sui Comuni».
Per quanto riguarda le categorie - Coldiretti e Confagricoltura trentine - per ora scelgono di non commentare. «Prima vogliamo leggere attentamente il testo per capire la reale entità del provvedimento», si limitano a rispondere Giuseppe Calliari e Cinzia Cainelli.
In generale i terreni agricoli sono soggetti a Imu ad aliquota ordinaria, deliberata dal singolo Comune, variabile dal 4,6 al 10,6 per mille con un coefficiente di rivalutazione del 25% e un moltiplicatore di 135.
Prima dell’accordo sottoscritto ieri a palazzo Chigi, i possessori di terreni agricoli fino a 280 metri di altitudine non avevano diritto ad alcuna esenzione, per quelli da 281 a 600 metri era prevista l’esenzione solo per i terreni posseduti da coltivatori diretti con requisito di previdenza agricola mentre sopra i 601 non era richiesta alcuna tassa.