Chiusure Whirlpool, i sindacati contro l'azienda: accordo tradito
Fim, Uilm e Ugl si alzano dal tavolo di trattativa sul piano Whirlpool e chiedono immediata convocazione del governo. Le tre sigle dicono no alla chiusura degli stabilimenti e ai licenziamenti.
«È inaccettabile che la Whirlpool abbia riconfermato l’attuale piano industriale che prevede la chiusura di tre stabilimenti tra cui Carinaro, in Campania. A questo punto si riunirà il coordinamento dei sindacati dei metalmeccanici per individuare le ulteriori iniziative di lotta di tutto il gruppo», dichiara il segretario casertano della Fiom-Cgil Massimiliano Guglielmi presente oggi a Roma.
Antonello Accurso, segretario della Uilm, chiede «l’intervento del ministero. L’azienda con molta superficialità pensava che noi accettassimo un piano che prevede solo chiusure e tagli».
La delegazione di Caserta aveva partecipato alla riunione con delle magliette bianche con scritto: «Indesit il passato ci ha garantito, Whirlpool il futuro ci tradisce».
«Abbiamo sospeso l’incontro con l’azienda dopo che le altre rappresentanze sindacali se ne sono andate. Abbiamo detto all’azienda che non avremmo condotto un confronto senza gli altri», ha precisato Michela Spera, capo delegazione Fiom al tavolo con la Whirlpool.
Secondo quanto riferito da Speranza, l’azienda avrebbe detto che pur essendo convinta del proprio piano industriale ritenendolo una scelta inevitabile non aveva pregiudizi a prendere in esame soluzioni diverse.
Secondo la Fiom, che in questo momento sta discutendo insieme agli altri sindacati un pacchetto di 12 ore di sciopero contro i pesanti licenziamenti (solo 815 nel sito di Carinaro), la trattativa «non può saltare il livello aziendale.
È indispensabile e imprescindibile - ha detto Gianni Venturi della Fiom - un confronto di merito con l’azienda». La Fiom vorrebbe quindi evitare un eccessivo ruolo istituzionale nella vicenda.
«Dopo la rottura del tavolo tra Whirlpool e sindacati, la situazione rischia di precipitare. La posizione dell’azienda è in netto contrasto con i contenuti dell’accordo del dicembre 2013 e il mantenimento dei siti e delle loro missioni produttive viene messo in discussione.
Questo è inaccettabile: i patti vanno rispettati e il confronto deve partire dal presupposto che stabilimenti e occupazione siano salvaguardati», afferma il segretario generake della Uil, Carmelo Barbagallo.
«A questo punto, c’è solo una strada da percorrere: il governo deve convocare le parti a palazzo Chigi. E questo passo va compiuto sia perchè l’esecutivo è garante di quell’intesa sottoscritta al Mise, sia perché si pone un problema di politiche industriali che non può essere gestito con le toppe della cassa integrazione. Senza un consolidamento di quel progetto di sviluppo è la crescita economica del Paese a essere messa in discussione, insieme al futuro dei lavoratori degli stabilimenti italiani e delle loro famiglie: un prezzo altissimo che non abbiamo nessuna intenzione di pagare».
«Faccio il sindacalista da troppi anni per non sapere che è impossibile che un colosso come Whirlpool presenti un piano industriale per l’Italia senza che la presidenza del consiglio e il ministero dello Sviluppo economico lo sapessero», attacca il segretario regionale della Fiom Cgil delle Marche Giuseppe Ciarrocchi. «C’è un gioco delle parti ad alto tasso di commedia dell’arte», aggiunge. Per questo la Fiom oggi avrebbe preferito proseguire il confronto con l’azienda, «vedere il piano nel dettaglio».
Fim e Uilm, continua Ciarrocchi, hanno deciso di alzarsi dal tavolo della trattativa, «per chiedere l’apertura di un tavolo istituzionale. Ma il tavolo istituzionale era già stato annunciato dal ministro Federica Guidi, di fatto esiste già. Siccome però - osserva il segretario Fiom - non non siamo come gli altri sindacati, non facciamo trattative separate, abbiamo preso atto che non c’erano le condizioni per proseguire il confronto con Whirlpool. Ma non siamo noi che abbiamo abbandonato la riunione».
Nel frattempo «l’azienda, che continua a descrivere il suo piano come il migliore possibile, ha annunciato che andrà a presentarlo nei singoli stabilimenti, con il rischio di un’ulteriore frammentazione».
Sulle richieste a Whirlpool però Fiom, Fim, e Uilm sono concordi: «Diciamo no alla chiusura dei siti produttivi Indesit di Caserta, None e Albacina, e chiediamo che l’azienda salvaguardi l’occupazione e la missione produttiva degli impianti». La trattativa «non sarà né facile né breve», e l’ostacolo maggiore, secondo Ciarrocchi, resta quello originario: «Whirlpool e Indesit sono due aziende specchio.
L’accordo del 2013, che la Fiom non voleva, era un atto di prevendita di Indesit: nascondeva gli esuberi e non era supportato da un vero piano industriale».
«L’accordo chiuso dal governo con Indesit e la famiglia Merloni il 3 dicembre 2013 prevedeva un piano industriale dove era esclusa la chiusura degli stabilimenti, erano esclusi esuberi e licenziamenti fino al 2018 ed era previsto, accanto a un investimento da 200 milioni, il potenziamento del sito di Caserta», rincara il segretario generale della Uilm Rocco Palombella. «In quell’accordo - sottolinea - c’era una clausola di salvaguardia che prevedeva il rispetto del piano anche nel caso di vendita dell’Indesit ad altri. Ora invece ci troviamo la chiusura di tre siti, tagli per 1.350 posti e l’annuncio per giugno di un secondo piano che riguarderà gli impiegati, piano dal quale non ci aspettiamo niente di buono».
Il ministro dello sviluppo economico Federica Guidi, preso atto della rottura delle trattative tra azienda e sindacati, ha convocato il tavolo sulla vertenza Whirlpool lunedì alle 16.
Oggi, intanto, si è intensificata la protesta dei lavoratori dello stabilimento Whirlpool-Indesit di Carinaro (Caserta): i dipendenti hanno bloccato la via d’accesso alla superstrada Marcianise-Giugliano costringendo le forze dell’ordine a chiudere gli svincoli. La protesta sta provocando enormi disagi alla circolazione con lunghe file di tir in attesa di poter entrare nei magazzini per caricare e scaricare merci.
Anche la normale circolazione sta subendo disagi. Questa mattina è stato inibito l’accesso ai depositi della multinazionale e di altre aziende che sorgono a poche centinaia di metri dall’insediamento; bloccati anche i due accessi dell’area industriale, ubicati nei territori dei comuni di Teverola e Carinaro, in cui tra l’altro sono situati fondamentali depositi merci di note aziende di distribuzione alimentare.
Infine, per venire in provincia, è online sul portale di Trentino Sviluppo l’avviso pubblico europeo per la re-industrializzazione dello stabilimento «ex Whirlpool» di Trento a Spini di Gardolo.
Provincia autonoma di Trento e Trentino Sviluppo - ha sottolineato il vicepresidente della Giunta provinciale Alessandro Olivi - intendono così mettere a frutto il lavoro di questi mesi finalizzando la ricerca di un’attività sostitutiva interessata e rilevare il compendio dopo la chiusura di Whirlpool nell’agosto scorso e la riconsegna dell’immobile un paio di mesi fa.
Il nuovo gruppo industriale avrà 12 mesi di tempo per avviare l’attività produttiva, dovrà assumere almeno 150 lavoratori nel primo anno per salire, a regime, a 250 occupati. Dovrà inoltre investire almeno 25 milioni di euro in macchinari e linee produttive nei 7 anni successivi all’avvio dell’attività. L’area complessiva rimarrà di proprietà pubblica. L’immobile verrà messo a disposizione della nuova attività industriale o con la modalità dell’usufrutto, che avrà un criterio di preferenza, o mediante locazione ordinaria. Il compendio produttivo «ex Whirlpool» di Trento presenta una superficie complessiva di oltre 140 mila metri quadrati.