Pensioni, se sei un uomo prendi quasi 700 euro in più
Quasi 700 euro in più: a tanto ammonta la differenza tra la pensione media lorda, da dipendente pubblico, di un uomo e quella di una donna
Quasi 700 euro in più: a tanto ammonta la differenza tra la pensione media lorda, da dipendente pubblico, di un uomo e quella di una donna.
La pensione media lorda mensile dei dipendenti pubblici è al primo gennaio 2015 di 1.772,9 euro, 10 euro in più rispetto allo scorso anno. L’importo medio, calcola l’Inps, è più alto per gli uomini, 2.175,1 euro contro i 1.486 euro delle donne. Queste ultime rappresentano il 58,4% del totale dei pensionati ma l’importo è pari,in media, al 68,3% di quella dei maschi.
Le pensioni erogate dall’Inps Gestione Dipendenti Pubblici al primo gennaio 2015 sono 2.818.300, lo 0,16% in più rispetto a quelle vigenti al primo gennaio 2014. La spesa complessiva ammonta a quasi 65 miliardi di euro, in aumento dello 0,75% rispetto all’anno precedente (fonte Inps). L’importo medio mensile delle pensioni dei dipendenti pubblici è aumentato in 5 anni di circa 100 euro. Lo si evince dalle tabelle dell’Inps, secondo cui l’assegno ammontava in media a inizio 2011 a 1.671,18 euro, contro i 1.772,9 delle rilevazioni al primo gennaio 2015.
Dall’analisi dei dati relativi alle singole Casse emerge che il maggior numero di pensioni, 1.677.746, è a carico della Cassa Trattamenti Pensionistici dipendenti Statali (CTPS), seguita dalla Cassa Pensioni Dipendenti Enti Locali (CPDEL), con 1.054.013 pensioni erogate, dalla Cassa Pensioni Sanitari (CPS), con 68.540, dalla Cassa Pensioni Insegnanti (CPI), con 15.095, e dalla Cassa Pensioni Ufficiali Giudiziari (CPUG) con 2.906 trattamenti pensionistici.
La spesa per le pensioni erogate dalla CTPS, precisa l’Inps, è di 40,8 miliardi, pari a circa il 63% del totale, mentre quella per la CPDEL è di 21,1 miliardi (31%). Il restante 6% della spesa, pari a quasi 4 miliardi, risulta suddivisa fra le altre tre Casse.
Il numero delle nuove pensioni liquidate nell’anno 2014 è stato di 100.806 unità, di cui circa il 60% nella CTPS, il 36% nella CPDEL e il restante 4% nelle altre tre Casse. La ripartizione secondo la tipologia delle pensioni mostra che il 41% del totale sono pensioni di anzianità/anticipate, il 13,4% pensioni di vecchiaia, il 7,3% di inabilità ed il 38,2% ai superstiti. La spesa per le nuove pensioni liquidate è stata di quasi 2,5 miliardi di euro, pari a circa il 4% della spesa totale. L’importo medio mensile delle pensioni liquidate nel 2014 ammonta a 1.872,8 euro, il 6% in più rispetto all’importo medio riferito all’intero complesso delle pensioni vigenti.
Sul fronte della sentenza della Corte costituzionale, intanto, il governo sta studiando dei mini-rimborsi per fasce di reddito. I tecnici dell’Ufficio parlamentare di bilancio hanno valutato il peso dei rimborsi nel «peggiore scenario» per la finanza pubblica, con arretrati 2012-2014 che oscillerebbero tra i 3.000 e i 7.000 euro a pensionato. Si passerebbe infatti dai 3.000 euro per un pensionato «tipo» con un assegno mensile pari a 3,5 il minimo (1.640 euro circa) ai 7.000 per gli assegni di 9,3 volte il minimo. Con un esborso monstre per l’Erario ed anche con un’incongruenza di fondo. Se infatti i minori trattamenti ricevuti per effetto della deindicizzazione sarebbero stati tassati ad aliquota marginale di circa il 30% se percepiti anno per anno, oggi, in qualità di arretrati, sarebbero assoggettati ad una aliquota media pari a circa il 19%. Quindi il pensionato tipo che in passato ha perso potere d’acquisto per 2.100 euro, oggi ne recupererebbe circa 2.400 euro, ovvero una cifra superiore a quanto perduto.