Redditi, i trentini sono più poveri In Alto Adige, invece, si sta sempre meglio
In cinque anni il reddito dichiarato dai trentini è sceso di circa 500 euro, calando del 2,6%. Il dato relativo agli anni 2008-2013 e calcolato ieri dal Sole 24 Ore mette in evidenza una provincia che fa meglio della media italiana, dove i redditi sono scesi del 3,27%, ma che vede ulteriormente allargarsi lo spread con i cugini del Sudtirolo. Nello stesso periodo in cui, a causa della crisi economica, il Trentino è passato da circa 21.300 euro a 20.809 euro tra 2008 e 2013, in Sudtirolo hanno aumentato la ricchezza dichiarata dell'1,45%, facendo salire nel periodo interessato dall'indagine del quotidiano finanziario il reddito dichiarato da 22.000 euro circa ai 22.321 euro del 2013.
Ma non basta. La differenza con Bolzano aumenta anche per quanto riguarda la tendenza nell'aumento dei contribuenti che hanno presentato la dichiarazione tramite 730, Unico o semplicemente il Cud. Nel periodo 2008-2013, gli anni in cui la crisi economica ha colpito più duramente l'Italia e il Trentino (con il Pil calato in quasi tutti gli anni considerati), infatti, Trento anche in questo caso ha fatto sì meglio della media nazionale, ma meno bene del Sudtirolo. In particolare, il numero complessivo dei contribuenti che hanno presentato la dichiarazione dei redditi è salito dell'1,55%, contro un calo del 2,10% a livello nazionale. Bolzano, come per il reddito medio, ha però centrato un obiettivo migliore. Il numero di contribuenti nei cinque anni considerati è infatti aumentato del 3,09%, praticamente il doppio in termini percentuali rispetto al Trentino. A Bolzano, infine, si segnalano anche percentuali superiori di contribuenti con un reddito superiore ai 75.000 euro lordi annui. In Sudtirolo sono infatti pari al 2,36% del totale, contro il 2,02% della nostra provincia che, di fatto, è praticamente in linea con la media italiana che si attesta sull'1,92%.
L'andamento delle dichiarazioni dei redditi, secondo i sindacati, fotografano il differente andamento dell'economia nelle due province.
«Loro, in Sudtirolo, hanno seguito le dinamiche del Pil tedesco che è andato meglio durante la crisi - afferma il segretario della Cgil trentina Franco Ianeselli - e lo spread tra noi e l'Alto Adige cresce. Per il Trentino si tratta di non autoflagellarci, ma di prendere atto che c'è stato un problema di crescita che come nel resto d'Italia parte dall'inizio degli anni 2000. Per colmarlo servono investimenti in conoscenza e di contesto, puntando molto sull'istruzione e sull'investimento nel capitale umano, dall'asilo nido e fino all'università».
Lettura simile quella di Lorenzo Pomini, segretario della Cisl trentina. «Bolzano ha sentito meno la crisi rispetto a Trento per due motivi. Uno è il fatto che loro hanno una economia molto più vicina e più legata al mondo tedesco che ha sofferto la crisi meno di altri e questo li ha aiutati a resistere molto meglio e a fare meglio della provincia di Trento. Qui è il solito tema: siamo schiacciati tra Bolzano che ha un canale privilegiato e il Veneto e l'Emilia che sono due corazzate. In più da noi la ripresa da noi è molto più debole che in Sudtirolo».
Per quanto riguarda Bolzano, poi, per Pomini in Sudtirolo ha aiutato molto anche l'organizzazione del rapporto tra scuola e lavoro. «In Alto Adige c'è il sistema duale che è un altro elemento che favorisce Bolzano sul fronte occupazionale. Trento lo ha lanciato adesso e ci vorranno anni per riuscire a raggiungere quel livello. Il vantaggio del duale è che a Bolzano studiano e lavorano contestualmente e quindi fanno reddito». Per Pomini, infine, Bolzano ha una marcia in più anche nel «turismo, dove sono state favorite le strutture ricettive, anche quelle più piccole per dimensioni, e non le seconde case come è stato fatto invece in Trentino. Inoltre in Sudtirolo la qualità media e il rapporto prezzo-qualità è più competitivo». Anche Pomini però spiega che Trento può consolarsi col fatto di «aver tenuto meglio del resto d'Italia, grazie al sistema migliore di ammortizzatori sociali. Certo la crisi con tanti in cassa o mobilità ha ridotto i redditi, ma meno che altrove».