Pressing sindacale sulla Pat contro le domeniche «selvagge»

Le aperture domenicali di negozi e centri commerciali restano un tema caldo in Trentino. Oggi pomeriggio ne hanno discusso, in una riunione congiunta, le organizzazioni sindacali del commercio, Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs, le organizzazioni di categoria e la Provincia.

L’incontro è stato promosso dall’assessore Alessandro Olivi per fare un bilancio della situazione a sei anni dall’approvazione della legge Monti sulle liberalizzazioni e per comprendere se esistono le condizioni per individuare una soluzione a livello locale che tenga insieme esigenze dei lavoratori e delle imprese.


Netta la posizione di Filcams Cgil come ha sottolineato il segretario Roland Caramelle. «È chiaro a tutti che la liberalizzazione di orari e aperture dei negozi non ha portato il commercio fuori dalla crisi né ha rilanciato i consumi – sostiene Caramelle -. È necessario che la Provincia di Trento si assuma le proprie responsabilità e con una legge definisca in maniera chiara la questione delle aperture festive e domenicali». I sindacati hanno ribadito la disponibilità a trovare soluzioni locali, ma hanno anche sottolineato che su aperture e orari, una via trentina non supportata da un provvedimento normativo a livello provinciale nasce debole.

«Abbiamo sperimentato già in passato accordi di questo tipo – ricorda Caramelle – e non siamo arrivati a nulla. Non servono soluzioni intermedie né accordi tampone. L’unica soluzione che realmente può tutelare i lavoratori è una nuova norma».

Al tavolo, dunque, i sindacati hanno posto l’accento sulla posizione condivisa unitariamente agli attivi regionali di tutte le categorie del settore di Trentino e Alto Adige. Nei prossimi giorni partiranno le lettere ai rappresentati istituzionali e politici di entrambe le province, compresi i membri della commissione dei dodici. «È indispesanbile che si faccia pressing anche a livello nazionale affinché le competenze su orari e aperture vengano riconosciute a Trento e Bolzano nell’ambito della revisione dello statuto di autonomia. È ora che la politica faccia scelte coraggiose», conclude Caramelle

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