A Londra crollano i futures: -7% La sterlina perde il 10%: paura in borsa
AGGIORNAMENTO: Nel giorno della Brexit Piazza Affari chiude con l’indice Ftse Mib in caduta del 12,48% a 15.723 punti, sotto soglia 16.000. È il maggior calo mai registrato a Milano, superiore anche al calo del 7,57% registrato l’11 settembre 2001 dopo l’attacco alle Torri Gemelle. Il tonfo registrato a Piazza Affari manda in fumo quasi 61 miliardi di euro. Il listino infatti alla vigilia dell’esito del referendum sulla Brexit capitalizzava 488.725 milioni. Con la caduta dell’indice Ftse Mib del 12,48% (per il Ftse All Share il calo è stato poco minore e pari all’11,75%) si sono persi 61 miliardi in termini di valore.
L’uscita del Regno Unito dalla Ue costa alle borse europee oltre 637 miliardi di euro. A tanto ammonta la capitalizzazione bruciata, nel venerdì nero dopo l’esito del referendum sulla Brexit, se si guarda al calo dello Stoxx Europe 600. L’indice, che comprende 600 società quotate sui mercati di 18 Paesi del Vecchio Continente, ha perso in una sola seduta l’8,62% mandando in fumo una bella fetta della capitalizzazione della vigilia (7.394 miliardi di euro giovedì) .
[[{"type":"media","view_mode":"media_original","fid":"1425036","attributes":{"alt":"","class":"media-image","height":"321","width":"597"}}]]
AGGIORNAMENTO: A questi livelli la Borsa di Milano sta per segnare un crollo storico: Con una perdita del 10,6% l’indice Ftse Mib sta subendo la maggiore perdita da quando è possibile ricostruirne a ritroso l’andamento, dal 1994. L’indice Ftse Mib è operativo dal primo giugno 2009 ed è possibile il calcolo «aggiustato» anteriore sovrapponendolo al precedente indice Mibtel. Nelle fasi del post crac Lehman il Ftse Mib ricalcolato ha segnato un crollo dell’8,24% il 6 ottobre 2008.
L’11 settembre 2001 aveva perso il 7,57%.
[[{"type":"media","view_mode":"media_original","fid":"1425041","attributes":{"alt":"","class":"media-image","height":"1030","width":"909"}}]]
AGGIORNAMENTO: Le Borse europee stanno cercando un assestamento dopo il tonfo sul voto Uk e restano in pesante calo, con l’Euro Stoxx che va giù del 7,7%. Londra cede il 4,4% dopo essere arrivata a cali dell’8,7%, mentre la sterlina dopo esser scivolata fino a quasi 1,2 sull’euro tratta ora quasi a 1,25. Parigi cede il 7,5%, Francoforte il 6,2%, Madrid perde il 9,8%. A Milano l’Ftse Mib perde il 10%. Intesa, Bpm e Bper segnano perdite nell’ordine del 20%, son sospese Ubi e Mediobanca. Unicredit e Banco perdono il 19%.
AGGIORNAMENTO: Vanno tutte a picco le Borse europee. L’indice Euro Stoxx cede il 9,1%, con crolli che vanno dal -11,7% di Milano all’8,9% di Parigi, passando per il 7,2% di Francoforte e l’11,5% di Madrid. Londra perde il 5,1% tra sospensioni a raffica. Ad Atene l’indice Bs Ase perde il 14%.
Tra i 600 titoli a maggior capitalizzazione del Vecchio Continente, vengono letteralmente scaricate le banche greche, con Eurobank Ergasi e Alpha Bank in calo del 30%.
Piazza Affari resta la Borsa europea che più fatica ad aprire a pieno regime la seduta: l’indice Ftse Mib cede oltre l’8% ma trattano regolarmente meno la metà dei titoli principali. Tra questi il peggiore è Generali, che perde il 15% mentre i meno pesanti Luxottica e Terna (-5%). I problemi maggiori si prospettano tra i bancari, con nessun gruppo che riesce a fare prezzo.
Brusche oscillazioni degli spread dopo l’ufficializzazione della Brexit. Il differenziale tra Btp e Bund è schizzato fino a 191 punti base per poi ripiegare sotto quota 170 a 165 punti. Il divario tra i decennali di Spagna e Germania ha sfiorato i 200 punti base e ora si è ridotto a 173 punti.
La sorpresa è stata forte e i crolli sui mercati proporzionati: nelle ore dello spoglio del referendum in Gran Bretagna i listini sono crollati (sterlina -10%, la Borsa di Tokyo ha toccato punte di calo dell’8%, i futures sull’avvio della Borsa di Londra sono arrivati a cedere il 9%), mentre i beni rifugio (oro e derivati sui titoli di Stato Usa) stanno ovviamente correndo.
Il mercato azionario di Tokyo - che ha applicato il ‘circuit breaker’ per inibire le funzioni di immissione e modifica degli ordini limitando i ribassi troppo elevati - è il listino borsistico aperto durante lo spoglio del voto che ha accusato maggiormente il colpo, arrivando a perdere con l’indice Nikkei fino all’8,17%, lasciando sul terreno oltre 1.300 punti.
Hong Kong scende oltre il 4%, con Seul, Sidney e Mumbai che cedono più del 3%. Meno accentuati (attorno ai due punti percentuali) i cali di Singapore, Bangkok e Jakarta, mentre anche le Borse cinesi - che in un primo momento hanno provato a tenere - dopo la la pausa di metà seduta raddoppiano le perdite: Shanghai perde scende di oltre il 2% e Shenzhen più del 3%.