In 5 mesi contratti stabili giù del 30% Assunzioni ferme nonostante un buon maggio
Bene il settore agricolo, male quello industriale e dei pubblici esercizi
Nonostante un maggio in cui le imprese hanno creato più posti di lavoro, il bilancio dei primi cinque mesi è in chiaroscuro, con assunzioni di fatto stabili, ma un calo molto forte dei contratti a tempo indeterminato. È la foto che arriva dall'Agenzia del lavoro. Per le assunzioni, a maggio 2016 la crescita rispetto a maggio del 2015 è stata pari a 483 assunzioni per un +5,8%. Migliorano così anche i primi cinque mesi dell'anno rispetto allo stesso periodo del 2015, anche se restano più licenziamenti che assunzioni. Frenate queste ultime da un calo del 27,8% (3.930 in cinque mesi, 1.512 in meno sul 2015) dei contratti a tempo indeterminato in senso stretto (cioè senza contare quelli di apprendistato). Ma, spiegano dall'Agenzia del lavoro, i primi cinque mesi dell'anno sono sempre negativi tra assunzioni e cessazioni per motivi legati al lavoro stagionale connesso al turismo. In particolare, per quanto riguarda le assunzioni a maggio di quest'anno è aumentato rispetto all'anno prima il fabbisogno di personale del terziario (crescono i servizi alle imprese e soprattutto gli altri servizi, mentre calano commercio e turismo) e all'interno del secondario segni di risveglio provengono dalle costruzioni. Il dato dell'ultimo mese ha migliorato la domanda di lavoratori ma ciò non basta a riportarla in positivo: le assunzioni nei primi cinque mesi del 2016 calano di 35 unità e scendono a 39.617.
I settori economici a maggio
Nonostante un ultimo mese negativo, nei cinque mesi cresce la domanda di lavoro dell'agricoltura (+157 assunzioni), mentre il settore terziario conferma da un lato la crescita del comparto servizi alle imprese (+641) e degli altri servizi (+204) e dall'altro i cali nel commercio (-360) e pubblici esercizi (-459) e cresce così nel complesso di appena 26 unità. Negativa tra gennaio e maggio 2016 è invece la dinamica nell'industria con cali forti nell'estrattivo (-81 assunzioni, pari a -26,2%) e nel manifatturiero (-155 e -3,3%), mentre risultano in lieve crescita le costruzioni (+18 assunzioni).
Più licenziamenti che assunzioni
Nei primi cinque mesi del 2016 le cessazioni superano le assunzioni di 1.637 unità. Tuttavia in questo periodo dell'anno il saldo occupazionale è sempre negativo, spiega l'Agenzia del lavoro, per l'alto numero di cessazioni che si registrano al termine della stagione turistica invernale: quasi tutto il saldo negativo si concentra nei pubblici esercizi. Se si prende, invece, il confronto tra i saldi occupazionali, quello dei primi cinque mesi del 2016 (negativo per 1.637) è migliore di 808 unità rispetto a quello dell'analogo periodo del 2015 quando le cessazioni dal lavoro superavano le assunzioni per 2.445 unità (il miglioramento è netto negli altri servizi del terziario e anche nelle costruzioni, mentre peggiora soprattutto nel manifatturiero e nei pubblici esercizi).
Uomini bene, male le donne
La dinamica della domanda di lavoro nei primi cinque mesi del 2016 è ben diversa tra maschi e femmine, con le assunzioni dei primi che crescono di 538 unità e quelle delle donne che calano di 573. Per cittadinanza la flessione ha invece riguardato gli stranieri (-312), mentre è cresciuta la domanda di lavoro per gli italiani (+277). Per età, calano le assunzioni dei giovani fino a 29 anni (-214) e flettono anche quelle della fascia centrale d'età (-268). A crescere, ancora una volta, sono quelle dei soggetti con più di 54 anni (+447 per un +12,4%).
Tempo indeterminato in frenata
Per quanto riguarda la tipologia contrattuale, continuano a notarsi gli effetti della forte riduzione dei benefici contributivi legati alle assunzioni a tempo indeterminato. Contratto che nei dodici mesi dell'anno precedente era cresciuto di 5.462 unità per un +66,7%, nei primi cinque del 2016 rileva 3.930 assunzioni e rispetto all'analogo periodo dell'anno prima cala di 1.512 unità e del -27,8% in termini relativi. Non va certo meglio alle trasformazioni dei contratti a termine in lavoro stabile, che dalle 1.779 del gennaio-maggio del 2015 scendono alle sole 775 dei primi cinque mesi del 2016, per un 56,4% in meno. Il saldo, dato dalla somma tra assunzioni e trasformazioni a tempo indeterminato, meno cessazioni sempre a tempo indeterminato, è dunque negativo. Tra gennaio e maggio 2016, si sono avuti 4.705 rapporti di lavoro in forma stabile contro le 5.567 cessazioni (si sono perse 862 posizioni lavorative a tempo indeterminato); nei primi cinque mesi del precedente anno la somma tra assunzioni e trasformazioni con questa tipologia di contratto prevaleva invece sulle uscite in numero di 1.736.
Il sindacato: investire di più
«I dati dicono che nei primi cinque mesi dell'anno c'è un bilancio, nonostante tutto, positivo - spiega Franco Ianeselli della Cgil trentina - La riduzione delle assunzioni a tempo indeterminato si può spiegare col fatto che molte aziende hanno preferito farle nel 2015 per sfruttare gli sgravi contributivi molto più elevati di adesso. Ora occorre vedere se con le nuove norme sul licenziamento sui tre anni e sull'andamento economico i contratti stabili rimarranno o vengono a cadere». Occorre, per Ianeselli, «agire su politiche dello sviluppo e della conoscenza e sulla formazione continua per sostenere l'occupazione. Serve poi un centro di competenza per studiare il fabbisogno di figure aziendali per i prossimi anni e per capire come orientare la formazione scolastica e professionale e vedere se si è in linea sui lavori molto qualificati e professionalizzati con le aree più evolute d'Europa».