Pensione anticipata per mille trentini Con la riforma sperano i nati tra 1951 e 1953
Almeno 300 persone all’anno dal maggio del 2017 potranno andare in pensione anticipatamente in Trentino. Considerando che sono tre gli anni coperti dalle risorse nazionali, si può stimare che potranno essere circa 1.000 in un triennio, coloro che sono interessati alla possibilità. Si tratta di circa il 6% dei nuovi pensionati previsti nel triennio (circa 15.000 in totale).
Il meccanismo che lo consente è l’Ape, il cosiddetto anticipo pensionistico (Ape in sigla appunto) così come prevista dalla legge di stabilità annunciata nell’ultimo consiglio dei ministri. La stima, spiega il direttore regionale dell’Inps Marco Zanotelli, è di alcune centinaia di persone all’anno interessate, ma per avere delle cifre precise occorrerà vedere come la «legge di stabilità verrà approvata dal Parlamento» e come verranno poi stabilite le regole applicative da parte del governo e dell’Inps.
In ogni caso, se a livello nazionale la stima di chi potrebbe andare in pensione anticipata con il meccanismo previsto dall’Ape è di 60.000 soggetti all’anno (la stima è del sottosegretario alla presidenza del consiglio, Tommaso Nannicini), in Trentino le cifre dovrebbero aggirarsi sulle 300 persone all’anno.
«Normalmente in Trentino la proporzione con il livello nazionale è dell’1% circa. In questo caso, invece, sarà inferiore, perché in provincia ci sono meno grandi aziende e meno lavori usuranti. Oltretutto, da noi, in generale si punta a rimanere al lavoro a meno che non ci siano condizioni particolari. In ogni caso, come Inps avvertiremo le persone interessate della possibilità e vedremo chi farà domanda» conclude Zanotelli.
A essere interessati dal provvedimento previsto nella legge di stabilità sono molte classi di lavoratori (vedi colonna qui a lato). Ci sono coloro, in particolare, che sono nati tra il 1951 e il 1953, che possono uscire dal mercato del lavoro con un anticipo fino a tre anni e sette mesi a patto che abbiamo versato almeno 20 anni di contributi.
Coloro che probabilmente la useranno maggiormente sono gli appartenenti alla classe del 1953, la più penalizzata dalle riforme delle pensioni degli ultimi anni.
L’uscita anticipata però si presenta piuttosto costosa se non si rientra nelle categorie dell’Ape agevolata (disoccupati, disabili, parenti di primo grado di disabili e lavoratori con attività faticose) soprattutto considerato il fatto che le persone nate nel 1953 che ipotizzano un’uscita volontaria a breve devono chiedere un prestito per oltre tre anni con un taglio di circa il 15% della pensione per 20 anni. Su questo punto l’Inps si sta organizzando per spiegare esattamente al lavoratore cosa perde prima di certificare il livello della pensione.
Per l’Ape agevolata (che riguarda invece categorie come i disoccupati) da chiedere una volta esauriti tutti gli ammortizzatori sociali ci sarà probabilmente da subito una forte richiesta dato che quest’anno, nei primi 6 mesi, con l’innalzamento dei requisiti è sceso di molto a livello nazionale il numero dei pensionamenti.