Chiesto il fallimento della Tassullo Spa
I liquidatori della Tassullo spa registrano «l’impossibilità di proseguire nella procedura liquidatoria della società» e chiedono al Tribunale di Trento la dichiarazione di fallimento.
I liquidatori della Tassullo spa, la holding del gruppo edile noneso in crisi, registrano «l’impossibilità di proseguire nella procedura liquidatoria della società» e chiedono al Tribunale di Trento la dichiarazione di fallimento. I conti della capogruppo sono seriamente appesantiti dalla svalutazione delle partecipazioni, in primo luogo quella nella Tassullo Materiali, dichiarata fallita il 21 luglio scorso. Restano invece i debiti, le garanzie fideiussorie alle società controllate, le ingiunzioni e pignoramenti chiesti da diversi creditori. Il patrimonio netto è negativo per circa 15 milioni di euro. A questo punto i 600 soci hanno perso tutto, azioni e obbligazioni sottoscritte negli anni di boom della società.
«Dopo l’assemblea degli azionisti di Tassullo spa tenutasi in data 6 luglio 2016, nel corso della quale si è deliberato l’anticipato scioglimento della società e la sua messa in liquidazione - scrivono in una nota i liquidatori Renzo Sevignani e Franco Piccinelli - si sono registrati eventi e circostanze che hanno determinato l’impossibilità di proseguire nella procedura liquidatoria della società».
«In riferimento alle condizioni sociali, ed in particolare della consistenza della massa debitoria, nonché delle azioni di recupero del proprio credito promosse da parte dei creditori sociali, ravvisando i presupposti propri del fallimento, si rende nota che gli stessi liquidatori hanno presentato in data 22 ottobre apposito ricorso per la dichiarazione di fallimento della società». La situazione contingente, puntualizzano Sevignani e Piccinelli, non ha permesso di convocare l’assemblea degli azionisti «allo scopo di fornire un aggiornamento relativamente alla situazione del gruppo» come indicato il 29 agosto scorso.
Nella confusa assemblea del 6 luglio dovevano essere presentati anche i bilanci 2014 e 2015 della Tassullo spa, ma si era deciso di rinviare tutto in attesa che si chiarisse la situazione della Tassullo Materiali. Nella stessa sede, tuttavia, era emerso che il collegio sindacale aveva espresso parere negativo sul bilancio «anche perché i criteri di valutazione sono legati alle vicende del concordato di Tassullo Materiali». La società di revisione Trevor, a sua volta, spiegava che «il motivo dei risultati negativi è la svalutazione della partecipazione in Tassullo Materiali». Si parlava di un patrimonio netto negativo per 15 milioni.
L’ultimo bilancio approvato della Tassullo spa è quello 2013. All’attivo la holding aveva immobili per 3,3 milioni, partecipazioni in Tassullo Materiali, Tassullo Energia e Dct, la società dei data center in grotta, per 22,5 milioni e crediti, prevalentemente verso società del gruppo, per 4,5 milioni. Il patrimonio netto era a 25,3 milioni (quello di gruppo scendeva a 10,6 milioni), i debiti a 5 milioni, compresi 1,5 milioni di obbligazioni sottoscritte dai soci. Ma Tassullo aveva anche dato garanzie su debiti delle controllate per 11,4 milioni. E i debiti del gruppo ammontavano a 60 milioni.
Ora le partecipazioni sono svalutate, i crediti verso società del gruppo praticamente inesigibili e sugli immobili gravano, oltre all’ipoteca «ordinaria» di 4 milioni della Volksbank, ipoteche giudiziali e pignoramenti da diversi creditori compresa la Cassa Rurale Novella e Alta Anaunia. I debiti, invece, sono cresciuti. Da qui l’impossibilità per i liquidatori di vedere l’uscita dal tunnel.
IL GRUPPO
È in calendario il prossimo 15 novembre l’udienza in Corte d’appello di Trento in cui verranno esaminate le istanze di revoca della dichiarazione di fallimento della Tassullo Materiali. La sentenza di fallimento è stata pronunciata il 21 luglio, dopo un tentativo di concordato preventivo che ha avuto un lungo iter, a partire dall’aprile 2015, da concordato in continuità a concordato liquidatorio. Fino a quando a maggio il Tribunale di Trento ha revocato gli amministratori ipotizzando «atti di frode ai creditori» e lo stesso commissario giudiziale Alberto Bombardelli ha chiesto il fallimento. Nel frattempo si sono svolte le due prime aste per la vendita in lotti dell’attivo della società. Nella prima asta del 10 giugno, gli stabilimenti produttivi venivano messi in vendita a 11,4 milioni, le grotte ipogee e il progetto con Melinda a 12,8 milioni e la cava di Mezzocorona a 1,1 milioni, per un totale di oltre 25 milioni. Nella seconda asta del 20 giugno il valore complessivo era sceso del 20% a 20 milioni. Nella prossima scenderà ancora, in attesa che un compratore consideri accettabile il prezzo. Si continua a parlare di un’ipotetica cordata locale, ma segnali concreti non si vedono.
L’azienda intanto ha continuato a lavorare sia nello stabilimento di Tassullo che nelle grotte ipogee. Tuttavia sono già stati concordati con i sindacati 27 licenziamenti che scattano da dicembre. Gli addetti rimasti sono una quarantina.