In Trentino Alto Adige cala l'uso dei voucher
È l'unica regione dove il fenomeno è in diminuzione
I voucher non vanno demonizzati perché rappresentano solo lo 0,3% del monte ore complessivo nazionale del lavoro dipendente. La percentuale è riportata in uno studio della Cgia di Mestre dal quale emerge però come le regioni del Nord Est siano quelle dove se ne fa un uso più massiccio, con una percentuale che si avvicina al mezzo punto: 0,47%.
In questo contesto il Trentino Alto Adige veleggia in una posizione mediana grazie a un consistente calo registrato nell'ultimo periodo. Nel 2015, anno a cui si riferisce la ricerca, il numero di voucher riscossi in regione è stato di 2.365.404 con una diminuzione rispetto a due anni prima dell'11,1%. È l'unica regione dove il fenomeno è in calo e la media di ore lavorate sul totale è di 0,37% rispetto agli altri sistemi di retribuzione, solo poco al di sopra dei valori nazionali. Leader in Italia è il Friuli Venezia Giulia con una media dello 0,60%. L'incidenza è bassissima per contro nel Lazio e in Campania con uno 0,11%.
«I voucher - afferma il coordinatore dell'Ufficio studi Paolo Zabeo - erano stati concepiti dal legislatore per far emergere i piccoli lavori in nero. Obiettivo, purtroppo, finora non raggiunto. Se in alcuni settori c'è stato un evidente utilizzo ingiustificato dello strumento, paradossalmente il loro fallimento non è ascrivibile al loro abuso ma, al contrario, al fatto di essere utilizzati pochissimo, soprattutto al Sud, dove la disoccupazione è molto elevata e l'abusivismo e il sommerso hanno dimensioni molto preoccupanti. Eliminarli quindi sarebbe un errore. Vanno invece incentivati, limitandone l'uso nei settori ad alto rischio infortunistico come l'edilizia, i trasporti, il metalmeccanico, il legno».
Altro dato riguardante l'occupazione è il Report sul lavoro della Fondazione studi dei consulenti del lavoro che ha elaborato valori Istat riferiti al 2015. Vibo Valentia risulta da questa ricerca la provincia italiana con il tasso di occupazione più basso (appena il 35,8% nella fascia tra i 15 e i 64 anni), mentre Bolzano si conferma quella con il tasso più alto (71,4%). Trento si colloca in buona posizione con un tasso del 66,1%; Prato la provincia con la percentuale più alta di residenti immigrati (20%), mentre Crotone registra il più alto tasso di disoccupazione in generale (32,2%, quasi il triplo della media italiana) e Cosenza il più alto per la disoccupazione giovanile femminile (84,4%).