Migranti e salute: l'esperienza di Emergency e Medici senza frontiere

Se la salute è un diritto, è difficile stabilirne i confini. Quando l'afflusso dei migranti cresce rapidamente diviene rilevante quantificare i costi e le forme dell'accoglienza.
 
E porsi la questione se si tratti di un costo o piuttosto di un investimento.
Ne hanno discusso i rappresentanti di due grandi organizzazioni di lavoro sul campo, Emergency e Medici senza frontiere, che hanno riportato un affresco di una Italia ancora impreparata nell'assistenza ai migranti: mancano servizi, mediatori interculturali e linguistici.
 
C'è l'assenza della politica che non decide e non interviene. Tanti i pregiudizi sui migranti, uno fra tutti che arrivano malati, mentre invece, essendo giovani, sono generalmente sani e senza patologie infettive.

Ha aperto il convegno Pietro Veronese, spiegando come i due relatori abbiano lavorato in Emergency, Emilio Alari, e Medici senza frontiere, Loris De Filippi: "Sono due enti - h aggiunto - che più di altri ricevono dai contribuenti italiani il loro 5 x 1000. E' emerso di recente nel nostro Paese un dibattito sulle organizzazioni che recuperano i migranti in mare. Le procure siciliane hanno indagato sul loro operato sospettandole di collusione con i trafficanti. Questa ipotesi di reato è stata sfruttata politicamente e mediaticamente, poi la questione si è chiusa ma il danno è stato fatto."

De Filippi ha preso la parola per spiegare che "dal 2015 ad oggi abbiamo recuperato in mare 65.000 persone. Di queste accuse siamo rimasti sbalorditi, sia per la veemenza che strumentalizzazione politica. Noi abbiamo chiesto un incontro a Trapani per chiarire con il procuratore la nostra posizione. Tutti i soccorsi sono coordinati dalla guardia costiera e ci chiediamo perchè è nata questa fiammata mediatica. Peraltro nata nel periodo in cui si sceglie il contributo del 5 x 1000. La situazione è molto tesa e dobbiamo prendere atto che la pattuglia libica osserva in modo poco ortodosso l'iter di salvataggio in mare: di recente non ha seguito le procedure standard con i gommoni ma ha sparato in alto ed una corvetta italiana è stata attaccata a colpi di pistola nel Mediterraneo dalla guardia costiera libica. Per ora la procura di Trapani ha aperto una indagine contro ignoti, noi siamo sereni e il 7 giugno paleremo con la procura ma, nel frattempo, è caduta l'attenzione mediatica e questo ci lascia perplessi."

"Il diritto alla vita è garantito dalle organizzazioni dell'ong - ha aggiunto Veronese - .  In Italia il diritto alla salute è garantito con tutti i malfunzionamenti del caso. Questi migranti che arrivano hanno diritto come noi alla salute? Se sì, a quale costo? Abbiamo 5 milioni di stranieri in italia ad oggi. Di questi 400.000 stranieri irregolari e i richiedenti asili che sono 80.000. Quali diritti hanno in Italia e quali neghiamo loro?"

"Garantire un regolare accesso ai migranti al sistema sanitario nazionale - ha ripreso De Filippi - abbatterebbe i costi della salute generali perché, se curo e faccio prevenzione al migrante, poi riduco che utilizzi strutture ad alto costo per il sistema sanitario. L'art. 32 della Costituzione italiana ora viene messo in discussione. Dobbiamo invece mantenere fede alle cure urgenti e di medicina preventiva. Noi come Emergency continueremo a denunciare l'accesso difficoltoso alla salute dei migranti in Italia, che deve dimostrare di essere membro del G8 e adempiere all'art. 32. Aggiungo che si tratta di una popolazione molto giovane con bassi consumi sanitari e il bilancio è positivo anche da un punto di vista economico. Riguardo alle malattie, siamo di fronte ad una recrudescenza del morbillo, ma non è dovuto ai migranti ma agli italiani stessi che non vaccinano più i figli. Io registro invece che spesso i migranti, essendo giovani, sono sani".

Per Alari, "nell'ambito dei servizi sanitari vi sono altre difficoltà in Italia: ad esempio, tra il ghetto di Foggia, dove vengono accolti i migranti, e l'ospedale non ci sono collegamenti, altro problema è la lingua (nessuno gliela insegna) e servizi poco flessibili. Mancano mediatori interculturali e linguistici ed educatori sanitari. Questo gap non è colmato da nessuno."

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