Casse rurali, taglio netto ai crediti «malati» Via 200 milioni, il 15% dei debiti delle imprese
Si chiama Progetto Buonconsiglio, con riferimento al castello di Trento e con un pizzico di scaramanzia.
Perché è la più grande operazione di taglio dei crediti in sofferenza che le Casse rurali trentine abbiano messo finora in cantiere, sotto la regìa di Cassa Centrale Banca.
In queste settimane quattro potenziali acquirenti di prestiti deteriorati - sono quelle società che li comprano a poco e poi guadagnano sul recupero - stanno valutando un pacchetto di 562 milioni di euro di crediti in sofferenza di 11 Bcc. Il 36% di essi, pari a 200 milioni, sono debiti non pagati in pancia alle Casse trentine e costituiscono il 15% degli insoluti totali che gravano sulle Rurali.
I prestiti in sofferenza delle Casse rurali a fine 2016 ammontano a 1.341 milioni, in crescita sull'anno precedente. Poi ci sono i 1.238 milioni di inadempienze probabili, che invece sono in calo. Le banche coop trentine hanno svalutato in questi anni i crediti deteriorati andando anche in profondo rosso, ma portando la copertura di questi prestiti «malati» molto vicino alle richieste pressanti di Banca d'Italia e della Bce . I livelli restano però elevati e devono essere ridotti, anche in previsione degli stress test previsti per i nuovi gruppi bancari cooperativi.
Così Cassa Centrale, capogruppo di uno dei gruppi nazionali in via di costituzione, ha da tempo avviato dismissioni di sofferenze per un totale di 1,2 miliardi, di cui solo una piccola parte trentina. Ma finora si era trattato di crediti ormai dati per persi. Ora invece sono sul piatto prestiti deteriorati di maggior valore, in capo alle imprese e per l'88% ipotecari.
La nuova operazione, coordinata da Fabrizio Berti di Cassa Centrale e dalla società specializzata Centrale Credit & Real Estate Solutions , consente condizioni di cessione migliori, cioè a prezzi più alti.
Tecnicamente si tratta di una cartolarizzazione, con una parte dei titoli riacquistati dalle stesse Bcc in modo da «calmierare» la riduzione dei prezzi spinta dai fondi specializzati.
Secondo la Banca d'Italia, l'anno scorso sono aumentate le cessioni di crediti in sofferenza non solo delle Rurali ma di tutte le banche operanti in Trentino, anzi soprattutto delle banche maggiori, arrivando a sfiorare il 7% delle sofferenze totali. Nel complesso in Trentino i debiti non pagati da famiglie e imprese non crescono più, ma restano a livelli preoccupanti.
Ad aprile, ultimo dato Bankitalia disponibile, le sofferenze trentine erano a quota 2 miliardi 282 milioni, in crescita dello 0,5% rispetto a un anno prima. Nel primo trimestre dell'anno i flussi di nuove sofferenze sono scesi al 2,6% del totale, rispetto al 4,4% dello stesso periodo del 2016.
Mentre però i debiti insoluti delle famiglie sono in calo, quelli delle imprese non scendono e anzi salgono per le micro aziende. Le famiglie in sofferenza, sempre secondo Bankitalia, sono a fine marzo 3.845 per 275 milioni di prestiti deteriorati, stabili ad aprile, in calo del 4,8% in un anno. Le imprese in difficoltà sono complessivamente 2.686, con sofferenze a marzo stabili su base annua, che però poi ad aprile sono salite a 1.915 milioni. Tra esse, le 907 «famiglie produttrici», cioè piccole e piccolissime imprese, sono nei guai per 148 milioni di debiti, il 5% in più dell'anno scorso.