Cavit, il fatturato vola a 183 milioni Il consorzio registra una crescita del 3%

di Francesco Terreri

Il fatturato consolidato di Cavit cresce del 3% passando da quasi 178 a oltre 183 milioni di euro. Ma questa volta la crescita boom è quella del mercato nazionale: un balzo a due cifre, superiore al 10%, che consente al consorzio delle cantine sociali trentine di guadagnare quote di mercato. Le vendite fanno boom nella grande distribuzione, ma crescono anche nell’horeca (hotel, ristoranti, catering), dove brillano in particolare le bollicine, a partire dall’Altemasi Trentodoc. I conti si chiudono con un utile superiore ai 5 milioni, in linea col trend degli ultimi anni. Ma il patrimonio di Cavit, pari a 74 milioni, è già molto solido e quindi c’è spazio per un nuovo aumento del liquidato alle cantine socie, dopo quello del 10% dell’anno scorso.

Il bilancio 1° giugno 2016-31 maggio 2017 del consorzio presieduto da Bruno Lutterotti e diretto da Enrico Zanoni verrà presentato in assemblea lunedì 16 ottobre. L’anno scorso il fatturato era aumentato di oltre il 6%, trainato soprattutto dall’export, che copre l’80% delle vendite di Cavit. Quest’anno le esportazioni sono state nel complesso meno brillanti, mentre il mercato nazionale ha dato maggiori soddisfazioni.

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Il direttore generale Enrico Zanoni e il presidente Bruno Lutterotti

Secondo gli ultimi dati del ministero sui principali mercati esteri, tra metà 2016 e metà 2017 l’export di vini fermi italiani cala in valore del 2,4%. Va meglio nel principale mercato, gli Stati Uniti, con una crescita del 3%. Di altro segno le vendite di spumanti. Nel primo semestre di quest’anno, l’export di bollicine italiane di tutti i tipi aumenta del 15%, trainato dal Prosecco ma anche dagli spumanti metodo classico, Trentodoc compreso.
I dati Istat delle esportazioni trentine di bevande, dove il vino è la massima parte, mostrano un andamento debole nel 2016, con un calo dell’1,8%, e una ripresa nel primo semestre di quest’anno, con un incremento del 3,2% rispetto ai primi sei mesi del 2016. Il recupero riguarda soprattutto il Regno Unito, terza destinazione dei prodotti vinicoli trentini con 23 milioni nel semestre, mentre gli Usa, primo mercato con 92 milioni, e la Germania, secondo mercato con quasi 28 milioni, restano al palo.

Cavit sull’estero è in linea col trend generale. Ma da aprile (l’annuncio è stato fatto al Vinitaly 2017) ha aperto un nuovo fronte in Cina, attraverso l’accordo con Cofco Wine & Wine, il ramo dedicato all’importazione e alla distribuzione di vini stranieri del colosso statale cinese Cofco, che rappresenta in esclusiva 80 marchi di 13 nazionalità tra i quali gli italiani Marchesi Antinori e, appunto, Cavit. La strategia aziendale, ha spiegato di recente il general manager di Cofco W&W Castle Li al portale wineita.com, prevede la scelta per ogni Paese produttore di due marchi, uno di fascia alta e uno per il mercato di massa. La griffe toscana è stata scelta per i vini italiani d’alta gamma, la cooperativa trentina per la sua capacità di penetrazione nei mercati di massa.

Ma è in Italia che Cavit registra un boom che fa guadagnare ai vini trentini quote di mercato. Secondo le rilevazioni Nielsen, il mercato nazionale è cresciuto negli ultimi dodici mesi del 3,7%. I prodotti Cavit invece crescono di oltre il 10% nei supermercati e nei ristoranti, con le bollicine in forte aumento sia nel metodo classico con l’Altemasi Trentodoc che nel metodo Charmat col Müller Spumante.

Cavit consolida da tre anni la casa spumantistica tedesca Kessler. Quest’anno ha acquisito all’asta, insieme a Terre d’Oltrepò, la cantina pavese La Versa, fallita nel 2016. Avviata la nuova gestione a giugno, La Versa è stata rimessa in funzione, è stata rivista la gamma dei prodotti e da fine anno tornerà sia nei supermercati che nei ristoranti.

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