Nel 2017 la vendemmia più povera degli ultimi 10 anni
La vendemmia più «povera», per quantità di uve raccolte, degli ultimi dieci anni. Le vigne trentine nel 2017 hanno regalato 983.338 quintali di uva: il dato è quello relativo alle 92 aziende associate al Consorzio vini del Trentino, che rappresenta oltre il 90% della produzione locale. Colpa di un'annata meteorologicamente «maledetta».
Nel 2016, la vendemmia era arrivata a 1.155.753 quintali. Il calo è stato quindi del 15% rispetto al 2016, che già era inferiore del 5% sul 2015, soprattutto per le uve nere ( -11% ). Ed il calo del 15%, «benché negativo in termini percentuali», secondo il Consorzio vini, «risulta tuttavia confortante se raffrontato con il dato nazionale, dove le perdite di produzione, dovute in particolare al fattore siccità, sono stimate in un -25% ». Un anno «maledetto» per diversi fattori. Temperature sensibilmente inferiori alla media storica nel mese di gennaio, con punte di -10° nelle zone di fondovalle, con la conseguenza - segnala il Consorzio - nelle aree più fredde, anche di isolati fenomeni di mortalità delle viti più sensibili. Poi, le temperature più miti di fine marzo, e l'anticipato risveglio vegetativo.
Fino al 20 aprile, quando arriva la mazzata delle gelate, a più riprese, marcate e «macchia di leopardo», che strapazzano diverse zone viticole della provincia e, come quelli trentini, colpiscono duro anche gli altri vigneti del Triveneto. Da maggio a luglio, le condizioni sono favorevoli, ad eccezione delle forti precipitazione degli ultimi dieci giorni di giugno, che fanno temere per un rigurgito del patogeno peronospora. Il risultato è che ad inizio agosto, la produzione è in anticipo di dieci giorni rispetto al 2016. Ma non è finita, perché arrivano le grandinate, di incredibile violenza, che compromettono il raccolto dei vigneti colpiti. Conseguenze pesanti, dunque, sulle quantità, mentre a livello qualitativo la produzione è giudicata «generalmente buona sia dal punto di vista fitosanitario, sia dal punto di vista del contenuto zuccherino».
Il Trentino si conferma il regno dei Bianchi: le uve bianche ( 736.570 quintali) rappresentano il 75% della produzione, le uve nere ( 246.768 quintali) il 25% . E pure regno del Pinot Grigio, che domina tra le uve bianche, tra le quali tre varietà rappresentano i due terzi della produzione totale: Pinot Grigio ( 33,8% ), Chardonnay ( 24% ) e Müller Thurgau ( 9,6% ). Tra le uve a bacca nera, primeggia il Teroldego ( 7,2% ), seguito da Merlot ( 6,8% ), Schiava ( 2,3% ), Pinot Nero ( 2,2% ) e Marzemino ( 2,0% ). Da segnalare che il «re» Pinot Grigno, con i suoi 332.497 quintali, è anche il vitigno che più ha resistito, almeno in Trentino, a gelate e grandinate: un -7% (pari a 26 mila quintali) di prodotto, rispetto alla débâcle di Chardonnay ( -28% ) e Müller Thurgau ( -20% ). Il Teroldego, principe degli autoctoni, ha visto invece, pur di poco, aumentare la produzione. Il Conzorzio rileva che sono 5.826 le aziende trentine produttrici di uva che hanno seguito l'iter per la certificazione prevista dal Sqnpi, il Sistema qualità nazionale produzione integrata.