Colli Zugna, l'assemblea silenziata La Federazione vieta domande sull'inchiesta
In un auditorium pieno oltre la sua capienza di posti a sedere, si ritrovano in assemblea i soci della Cantina Mori Colli Zugna. Un'assemblea tesa, dopo l'escalation di fatti degli ultimi mesi che ha gettato la cantina in un vortice di fatti clamorosi, culminato con l'avvio di un'indagine da parte della magistratura e i Nas a perquisire azienda, soci e dipendenti. Al tavolo dei relatori i vertici di Federcoop e Cavit ? Mauro Fezzi , Alessandro Ceschi , Bruno Lutterotti ed Enrico Zanoni - accanto al presidente dimissionario Paolo Saiani ; in prima fila i due aspiranti presidenti, prima del commissariamento, Gazzini e Moscatelli ; all'ingresso i dipendenti della cantina che in una nota ricordano la drammaticità del momento, ma spiegano che hanno anche voluto esserci tutti; in sala i soci, silenziosi ma numerosissimi, e un'ideale poltrona vuota, quella dell'ex direttore Luciano Tranquillini . Trecentoundici i soci presenti fisicamente, aggiungendo le deleghe i voti disponibili in sala sono 383. All'ordine del giorno la votazione del bilancio, fondamentale la sua approvazione per permettere la liquidazione ai soci conferenti. Si inizia con il passaggio, dovuto, della ricerca di un presidente che possa condurre l'assemblea, visto che Paolo Saiani è dimissionario assieme a tutto il suo cda: viene proposto e votato Dario Piva.
Gli interventi di Federcoop e Cavit.
È Mauro Fezzi, presidente di Federcoop, a prendersi l'onere di rompere il ghiaccio e a stabilire i limiti e il tono dell'assemblea: testa bassa, bocca chiusa e sguardo puntato avanti sono le parole d'ordine. «Le vicissitudini della cantina ? esordisce - hanno assunto un valore mediatico che ha sovraesposto la vostra cooperativa, un aspetto rilevante e rischioso. Non vogliamo portare qui le questioni che hanno portato all'intervento diretto del magistrato, oggi siamo qui perché la preoccupazione principale è che al di là delle responsabilità di amministratori e dipendenti venga salvaguardata la compagine sociale e quindi la cooperativa. La cooperativa è lo strumento che valorizza il prodotto dei soci e questa è la preoccupazione principale della Federazione». E questo è uno dei passaggi che caratterizzeranno il resto del consesso e l'atteggiamento futuro della cantina: «Siamo chiamati a tenere i toni bassi perché l'obiettivo è ripartire su una strada che inizialmente potrà essere dolorosa, ma è destinata a riportare ai soci la piena gestione della propria cooperativa. Dobbiamo limitare i danni che sicuramente all'intero Trentino ha fatto questa situazione e uscire da questa assemblea avendo rinnovato il rispetto tra di noi e verso le istituzioni, perché l'obiettivo non è l'interesse di ognuno ma l'interesse di tutti». Un «serrate le fila e fate squadra» che i soci accolgono con un applauso sentito. Palpabile la stanchezza della platea verso quanto accaduto e il cancan che ne è scaturito. È il direttore generale Alessandro Ceschi a fare la cronaca degli ultimi, concitati, giorni: prima l'incontro con Gazzini e Moscatelli per costruire assieme la gestione dell'assemblea «perché si era consapevoli che, dovendo giungere ad un confronto, almeno dal punto di vista delle procedure non si dovesse litigare e per ristabilire un clima dove le parti potessero portare le proprie ragioni, senza accentuare la conflittualità». Il blitz dei Nas ha però cambiato le carte in tavola e il cda della cantina con i candidati presidenti si sono ritrovati ancora in Federcoop: «Nelle condizioni che si erano create era impensabile proporre una candidatura in assemblea che potesse serenamente farsi carico della gestione della cantina ? spiega Ceschi -. Chiunque avesse vinto in queste condizioni avrebbe rappresentato solo una parte dei soci. Invece ora serve un presidente al quale tutti i soci possano e debbano rivolgersi in maniera credibile». Ovvero, un commissario esterno. Dai vertici di Cavit una mano tesa: «Dobbiamo guardare avanti ? dichiara il presidente di Cavit Bruno Lutterotti - fra poco più di 200 giorni siamo in vendemmia un'altra volta e su questo dobbiamo concentrarci. Cavit c'è, non siete soli. Abbassiamo i toni, spegniamo i riflettori e concentriamoci sul da farsi». Il direttore di Cavit, Enrico Zanoni, ricorda: «Negli ultimi quattro esercizi il liquidato del vino da voi conferito a Cavit è costantemente cresciuto, dai 147 euro medi a ettolitro del 2013/14 ai 187 euro dell'ultimo esercizio. Non c'è competizione, questo è invece un dato che sintetizza il lavoro che abbiamo fatto assieme». Gazzini e Moscatelli salgono sul palco e ribadiscono la tregua, per il bene della cantina.
I soci.
Dopo il clamore degli ultimi mesi l'assemblea è stata ieri silenziata, almeno sui fatti oggetto di indagine. Ammessi solo interventi pertinenti con i punti all'ordine del giorno. Vietato fare riferimenti ad episodi passati o ad argomenti diversi. Massima sintesi: tre minuti per la domanda, si ascolta la risposta e l'interrogante ha diritto di replica di due minuti. Se l'intervento supera i tempi prescritti, il presidente è legittimato ad interrompere il socio e anche ad allontanarlo riammettendolo esclusivamente per la votazione se dovesse risultare offensivo o creare disordine all'assemblea. E così sarà: pochi gli interventi, stoppati con fermezza quelli non direttamente tecnici sul bilancio, ma i tentativi di discutere l'accaduto vengono anche ricevuti con un senso di fastidio dalla sala che non risparmia qualche «buu» e fischio a chi non sta alle regole. C'è fretta di votare e lasciarsi tutto alle spalle, almeno per oggi, nell'attesa ansiogena degli accertamenti della magistratura; di conoscere il nome del nuovo commissario, di andare avanti. Il sollievo dei soci è palpabile quando infine, dopo tre ore di assemblea, arriva la votazione: il bilancio passa all'unanimità e in sala scoppia un applauso liberatorio. Domani si vedrà, le fazioni in sala ci sono ancora, ma oggi la Cantina esprime un voto unito ed è già un passo avanti.