«Debito nascosto», Itas nel mirino
Dopo aver scoperto 12,5 milioni di euro di debito «nascosto» (cioè inserito nel bilancio 2016 come capitale mentre era un prestito), Itas Mutua si ritrova nel mirino della Guardia di finanza. Alla fine di gennaio gli uomini del Nucleo di polizia tributaria delle Fiamme Gialle si sono presentati presso la sede della società, alle Albere, per acquisire tutti gli atti relativi all'apporto al fondo di garanzia dei 12,5 milioni proveniente da Vhv Allgemeine Versicherung, uno dei partner tedeschi di Itas Mutua: denaro che non era nuovo capitale, ma un prestito che dovrà essere restituito alla compagnia di Hannover a partire dal 2026. L'indagine, coordinata dal pm Carmine Russo (lo stesso magistrato titolare del fascicolo sulla gestione disinvolta dell'ex dg Ermanno Grassi ), è stata aperta pochi giorni dopo che il 19 gennaio scorso l'Adige aveva dato notizia della necessità di rettificare il bilancio di Itas Mutua (cosa fatta nell'esercizio 2017).
Il procedimento penale sta muovendo in queste settimane i primi passi: per ora non ci sono indagati e non sono state sentite persone informate sui fatti. Al momento la Guardia di finanza si è limitata ad acquisire documentazione. Gli inquirenti procedono su una duplice ipotesi di reato: falso in bilancio e ostacolo agli organi di vigilanza. Ma si tratta, appunto, di ipotesi ancora tutte da riscontrare.
Vhv Allgemeine Versicherung è una grossa società tedesca di assicurazioni e riassicurazioni che è entrata in Itas come socio sovventore nel 2012 con un apporto di 2,582 milioni al fondo di garanzia (capitale) della Mutua. Nel febbraio 2016 Vhv ha effettuato un nuovo versamento di 12,5 milioni, classificato anch'esso come patrimonio. Questo almeno è quanto si desume dalla relazione sulla gestione in cui si precisa che «nell'ottica di rafforzare ulteriormente la partnership industriale il socio sovventore Vhv ha incrementato di 12,5 milioni di euro, pari a 50 quote, il Fondo di garanzia». Pare che il socio tedesco abbia poi fatto retromarcia pretendendo che quel denaro venisse erogato come prestito.
I vertici di Itas respingono le accuse. Doppia è la linea di difesa. Si precisa che la riclassificazione è stata operata solo a partire dalla relazione semestrale 2017 «in quanto - sottolinea una nota della società - solo in quell'occasione sono stati portati a conoscenza del cda i termini degli accordi con Vhv». Come dire che eventuali responsabilità sono da ricercare alla gestione precedente, quando al timone di Itas Mutua c'erano il dg Grassi e il presidente Giovanni Di Benedetto . E comunque, si sottolinea in ambienti Itas, l'errore di classificazione non sarebbe doloso, in quanto avvenuto in un periodo in cui le regole di contabilità stavano cambiando. Di certo l'errore di classificazione non ha compromesso la solidità di una compagnia che vanta un patrimonio netto superiore ai 300 milioni di euro.